In questi cinque anni di pontificato, Papa Francesco è tornato cinque volte nella sua America Latina. È stato accolto positivamente in tutti i Paesi, tranne che in Cile, dove uno scandalo di abusi sessuali nella Chiesa ha provocato molte contestazioni. Gli ultimi sondaggi di Latinobarómetro indicano che Jorge Bergoglio ha 6,8 punti (su 10) di approvazione nella regione, con una caduta dello 0,4 rispetto al 2013. I Paesi in cui è più ben voluto sono Paraguay e Brasile, con una media di 8,3 e 8 rispettivamente, mentre la sfiducia maggiore si registra in Cile e Uruguay, con 5,3 e 5,9 punti.
L’ATTESA SUL VENEZUELA
In questi anni, Papa Francesco ha parlato comodamente di politica quando si è trattato di conciliazione, come nel caso del disgelo dei rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti, e l’accordo di pace tra le Forze Armate Rivoluzione della Colombia (Farc) e il governo colombiano. È stato esplicito, invece, sui conflitti ancora in corso: il silenzio del Santo Padre sulla crisi umanitaria in Venezuela è molto criticato dai latinoamericani. Il presidente Nicolás Maduro ha chiesto più volte l’intervento del Papa per “contenere la furia di Donald Trump, Mauricio Macri e Michel Temer” contro il Venezuela. Bergoglio invece ha ricevuto il 9 marzo il cardinale venezuelano Baltazar Porras per parlare in udienza privata sulle elezioni presidenziali del 20 maggio.
Il primo viaggio di Francesco in America Latina è stato a luglio del 2013 in Brasile per assistere alla XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro. Durante la visita è stato accolto da milioni di fedeli, a cui si è avvicinato visitando favelas, ospedali e carceri, nonostante le misure di sicurezza.
GLI ESCLUSI NEI PAESI ANDINI
Due anni dopo, a luglio del 2015, è andato in Ecuador, Bolivia e Paraguay, dove ha chiesto perdono per i crimini contro gli indigeni durante la conquista dell’America. In quella occasione ha pronunciato un importante discorso sui problemi sociali ed economici degli esclusi. Ha lanciato un appello per garantire il diritto alla tenuta di terre, casa e lavoro. In Bolivia, il presidente Evo Morales gli aveva regalato una scultura di Cristo con una croce di falce e martello. “È il Cristo comunista”, disse il presidente boliviano. Francesco, sorpreso, accettò il dono, scatenando le polemiche, sui social e non solo.
I NEGOZIATI A CUBA
A settembre del 2015 è andato a Cuba e negli Stati Uniti; è stato lui il promotore del disgelo tra la potenza capitalista guidata all’epoca da Barack Obama e l’isola comunista governata da Raúl Castro. Francesco incontrò Fidel Castro l’anno prima della morte.
A febbraio del 2016 il Pontefice è stato cinque giorni in Messico. Nella visita aveva trattato temi delicati come la scomparsa di 43 studenti nello stato di Guerrero, anche se non aveva accettato l’incontro con i familiari. Francesco aveva parlato anche di corruzione, violenza ed esclusione.
LA FINE DELLA GUERRA IN COLOMBIA
A settembre del 2017 Papa Francesco è andato in Colombia per portare un messaggio di pace e conciliazione dopo l’accordo tra le Farc e il governo colombiano di Juan Manuel Santos. Il ruolo della Chiesa nei negoziati per la fine del conflitto armato e l’inserzione del movimento guerrigliero come nuovo attore politico è stato molto importante. Durante la visita nella città di Villavicencio, il pontefice ha ascoltato la testimonianza delle vittime in un commovente incontro che ha segnato la fine di un’epoca sanguinosa per la Colombia.
IL CASO CILENO
L’immagine del Papa e la Chiesa hanno avuto una caduta di popolarità in Cile. Il motivo: i presunti casi di abusi sessuali nascosti dai sacerdoti. Jaime Coiro, portavoce della Conferenza Episcopale del Cile, ha dichiarato alla Bbc che “il fattore cruciale è che questi reati sono stati commessi da persone a cui è stata data in cura la protezione dei figli […]. Il caso del prete Fernando Karadima, che è stato formatore di sacerdoti, ha segnato un prima e un dopo nella Chiesa cilena. Non solo perché è stato molto grave, ma anche perché ha permesso altri casi; un abuso trasversale, in diverse città e in congregazioni liberali ma anche conservatrici”. Le vittime di Karadima hanno aspettato per avere giustizia. Nel 2010 il Vaticano lo ha condannato per abusi sessuali ed è stato fatto ritirare “ad una vita di preghiera e penitenza”.
Le prossime sfide regionali Papa Francesco, dunque, saranno nei due estremi dell’America Latina: per il recupero della democrazia in Venezuela e della fiducia cattolica in Cile.