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I Balcani e la nuova geografia dei gasdotti. Breve guida ai cambiamenti in corso

tap, Tav nord stream

Come cambia la geografia dei gasdotti connessi alla nuova politica nei Balcani di Ue e di Mosca? Quanto inciderà, nelle future interlocuzioni tra governi e imprese, il cambio di strategia che i nuovi vettori del gas imporranno a Stati e ministeri? Il prezzo del gas in mutazione avrà un peso specifico nel breve termine o nel medio-lungo periodo? E come influenzerà eventuali riposizionamenti nel vecchio continente e in particolare nel Mediterraneo conseguente alle decisioni di Kiev e Mosca, e anche in seconda battuta di Atene e Tirana?

BULGARIA

Anche la Bulgaria nella partita del gasdotto Tap con il Tanap, lungo 1.850 chilometri, che avrà una capacità di 16 miliardi di metri cubi di gas. Circa 6 miliardi di metri cubi di gas sono destinati alla Turchia, mentre i volumi restanti arriveranno all’Europa. Permetterà alla Bulgaria di ricevere le forniture di gas dell’Azerbaigian provenienti dal giacimento offshore di Shah Deniz e quindi sarà connesso al Tap. Si intreccia allo Iap, che coinvolge Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Croazia con il collegamento delle rispettive reti di distribuzione del gas. Anch’essa sarà collegata al Tap.

Lo scenario di partenza in cui i nuovi vettori si inseriscono vede, come è noto, la costruzione del North Stream che approda direttamente in Germania passando dal Baltico a cui si somma il raddoppio grazie al North Stream 2. Ma dopo lo stop al South Stream, ecco che sugli scudi è salito il Turk Stream, con la versione numero due (il Turk Stream bis) che dovrebbe grantirne altro gas all’Europa e con la posizione mutata della Tuchia riguardo a moltissimi dei rapporti mediterranei e mediorientali.

VERSO UN TAP ALLARGATO?

Lisa Givert è la portavoce del gasdotto Tap e ha detto che “tutti gli attori interessati possono partecipare alle attività del gasdotto transadriatico purché rispetti i requisiti di partecipazione in linea con la normativa dell’Unione europea”. Il riferimento è al possibile ingresso dell’Iran nel cosiddetto Corridoio meridionale del gas, così come ventilato dal vicepresidente della Commissione Ue per l’Unione dell’energia Maros Sefcovic.

L’Iran è un player non secondario, in questa come in altre partite future: la Turchia deve la sua dipendenza energetica completamene dalla Russia e proprio dall’Iran, ecco perché, per quanto riguarda il conflitto siriano, Ankara si è progressivamente sganciata dal campo occidentale e per quanto concerne il Leviathan e Zhor non vede di buon occhio la predominanza italiana (da cui il caso Eni-Saipem).

La peculiarità di Tap risiede dunque nelle nuove opportunità che apre anche per altri importanti mercati europei, come quelli tedesco, britannico, francese, svizzero e austriaco con un contributo alla sicurezza energetica e alla diversificazione che in Europa sud orientale sarà oggettivo e determinante. Secondo Givert il Tap “mira a facilitare le connessioni a diversi progetti infrastrutturali come l’Interconnettore Grecia-Bulgaria (Igb) e al gasdotto adriatico-ionico (Iap)”.

TIRANA E ATENE

Anche Tirana si dà da fare e allestisce una gara per lo sfruttamento di tre giacimenti di petrolio, fino allo scorso anno gestiti da Transatlantic Albania e Phoenix Petroleum. Ma adesso, e immaginando di aprire a nuove opportunità anche politiche, tramite la società Albpetrol, controllata dallo Stato, l’Albania ha avviato le necessarie procedure di appalto internazionale per lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio di Cakran-Mollaj, Gorisht-Kocul e Amonice. Sono dislocati nella parte sud del paese vicino Valona. Nelle stesse ore ad Atene il Parlamento ha detto sì ai contratti per la concessione di quattro licenze di esplorazioni di idrocarburi nel blocco 2 del Mar Ionio e nell’area di Arta-Preveza, Aitoloakarnania e nel Peloponneso nordoccidentale. Le concessioni vanno al consorzio formato dalla francese Total, dall’italiana Edison e dalla greca Hellenic Petroleum (Helpe).

RUSSIA VS UCRAINA

A fare da sfondo a questo scenario ecco la nuova disputa sul gas tra Ucraina e Russia, nonostante Mosca abbia assicurato la continuazione dei flussi. Secondo il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, “sarebbe nell’interesse di entrambi i Paesi dimostrare di essere partner affidabili nell’approvvigionamento di gas europeo”.

Il nodo verte la sentenza del tribunale commerciale di Stoccolma, che ha comminato a Gazprom una multa di 2,5 miliardi di dollari in favore della società ucraina Naftogaz. Prima conseguenza: Gazprom ha deciso di non riprendere le consegne come previsto dal primo di marzo per cui l’Ucraina ha reagito annunciando un aumento delle importazioni dalla Polonia, dalla Slovacchia e dall’Ungheria.

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