La bufera derivante dal primo ‘socialgate‘ della storia, come è stato definito, continua ad abbattersi su Facebook. Dopo aver bruciato circa 5 miliardi di dollari a seguito del caso Cambridge Analytica, ora la popolare rete sociale fondata e guidata da Mark Zuckerberg si è vista costretta ad iniziare a rivedere gli assetti interni.
Il suo responsabile della sicurezza delle informazioni, Alex Stamos, ha annunciato la sua intenzione di dimettersi dal suo incarico.
IL FUTURO DI STAMOS
Dopo le indiscrezioni, Stamos ha scritto su Twitter che “nonostante i rumors, sono ancora completamente impegnato nel mio lavoro in Facebook. È vero, però, che il mio ruolo è cambiato. Attualmente sto spendendo più tempo nell’esplorazione dei rischi sulla sicurezza e lavorando sulla sicurezza delle elezioni”. Resterà, scrive il New York Times, nel gruppo fino ad agosto, per supervisionare la transizione delle sue responsabilità.
L’IPOTESI DEL NYT
Non è chiaro se dietro questo passo ci siano, come ipotizza il Nyt, disaccordi interni su come il social network dovrebbe affrontare la vicenda dell’uso non autorizzato dei dati dei suoi utenti. Stamos – spiega il quotidiano della Grande Mela – era un sostenitore della linea della trasparenza, una scelta contestata spesso con costernazione da altri alti dirigenti, tra cui Sheryl Sandberg, il direttore operativo.
LE MOSSE DI MENLO PARK
Lo spostamento di Stamos non è l’unica mossa di Facebook. Il colosso di Menlo Park, che solo con il suo social network di riferimento raccoglie oltre 2 miliardi di utenti – senza contare Instagram e l’app di messaggistica WhatsApp, ha affidato a Stroz Friedberg, società di consulenza specializzata nelle indagini digitali forensi e frodi online.
LA POSIZIONE DEL COLOSSO
La posizione del gigante americano del web è tutt’altro che semplice. Se Cambridge Analytica è accusata di aver raccolto i dati personali di oltre 50 milioni di utenti mettendo a segno una delle più grandi violazioni della policy del gruppo, Facebook è invece ritenuta responsabile di aver chiesto solo nel 2016 alla compagnia di data mining, bandita venerdì scorso dalla sua piattaforma, di cancellare i dati acquisiti nel 2014, ma non avrebbe mai verificato l’esecuzione della richiesta e, soprattutto, non avrebbe mai comunicato ai suoi utenti quanto accaduto.
L’INCONTRO CON I DIPENDENTI
Nel frattempo, Facebook tenta di tranquillizzare i suoi dipendenti e di capire quale strategia adottare per uscire dal pantano. Oggi, rivela The Verge, i vertici del social network hanno fissato una riunione interna aperta a tutti i suoi lavoratori, per permettere loro di fare domande sul caso di queste ore. A presiedere l’incontro, dice la testata, ci sarà Paul Grewal, vice consigliere generale, che dovrebbe ripercorrere le tappe della vicenda, già analizzata su forum interni dai dirigenti.
IN ATTESA DI ZUCKERBERG
Il meeting, prosegue il sito, dovrebbe durare però solo 30 minuti, in quella che sembra una mossa di Fb per guadagnare tempo in vista della riunione settimanale di venerdì. In quell’occasione di attende l’intervento del fondatore e ceo, Mark Zuckerberg, finora rimasto silente ma che, secondo gli analisti di Market Watch, ha venduto dall’inizio dell’anno 5 milioni di azioni di Facebook, ufficialmente, a detta della sua portavoce Vanessa Chan, per ottenere liquidità da utilizzare per gli investimenti filantropici della sua Fondazione.