In una serata in cui tutte le attenzioni italiane erano concentrate sui risultati dell’ultima tornata elettorale, dall’altra parte dell’oceano, intanto, una piccola fetta del nostro Paese si apprestava a essere rappresentata sul palco della 90esima edizione degli Oscar.
Il film del regista Luca Guadagnino, “Chiamami col tuo nome”, riesce a portarsi a casa il premio come miglior sceneggiatura non originale, assegnato a James Ivory.
Un film poetico, dai fumosi contorni di un’estate calda, carica di aspettative e attese. La storia d’amore tra due giovani diventa una delicata educazione sentimentale.
Guadagnino, siciliano di nascita, approda a Los Angeles dopo una carriera fatta di successi oltreoceano e piccole incomprensioni in patria. Le sue pellicole precedenti, infatti, hanno ottenuto, in proporzione maggior consenso all’estero che in Italia. Tra le sue opere ricordiamo Melissa P., A Bigger Splash e Io sono l’amore. Con quest’ultimo ottiene, nel 2010, le candidature ai Golden Globes e ai Bafta nella sezione miglior film straniero e all’Oscar ai migliori costumi.
Oltre alla migliore sceneggiatura, il film era candidato come miglior regia, miglior attore protagonista e miglior canzone. Quattro candidature per una vittoria dello sceneggiatore novantenne Ivory che, diventa a tutti gli effetti il vincitore più anziano della storia degli Oscar.
Un’edizione, quella di quest’anno, che oltre a cavalcare la scia del post Weinstein, incorona come vincitore indiscusso il film La forma dell’acqua di Gulliermo Del Toro, che, insieme a quella per miglior film e miglior regista, porta a casa quattro statuette.