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Il programma radicale di Papa Francesco spiegato dal cardinale Kasper

“Il programma di Papa Francesco non è liberale ma radicale, va alle radici. Perciò non parla di riforma ma di conversione della Chiesa e dell’intero episcopato. Però la traduzione di questa visione profetica nelle forme istituzionali richiede ovviamente tempo. E come ogni profezia molto resta ancora aperto”. Al messaggio di Benedetto XVI inviato in occasione della presentazione della collana “La teologia di Papa Francesco” si è aggiunto l’intervento del cardinale tedesco Walter Kasper, figura considerata dalle cronache molto vicina a Papa Francesco, specialmente sulle questioni che riguardano la morale familiare, riassunta dall’attuale pontefice nell’enciclica Amoris Laetitia.

L’INTERVENTO DEL CARDINALE KASPER

“Alcune cose sono accennate solo in modo educativo”, ha così continuato il cardinale Kasper il suo commento, come i numerosi letti sulle pagine dei quotidiani in questi giorniin contemporanea al festeggiamento dei cinque anni del pontificato di Bergoglio, “Ma è sbagliato ridurre Francesco a un pragmatismo indifferente alla verità. Perché ci parla di una gioia, quella della verità, che è sempre più ampia di quanto tutti i concetti siano in grado di esprimere. Chiama l’intera comunità teologica e accademica a chiarire e approfondire questa visione universale, concretamente e autenticamente cattolica”. La parola teologia infatti non è un termine unico, ha spiegato il porporato. Precisando che, al contrario, ci sono diverse scuole e stili. E che per questa ragione non ci si deve domandare se c’è, o meno, teologia in Papa Francesco, ma quale tipo di teologia.

LA TEOLOGIA KERIGMATICA DI BERGOGLIO

Sicuramente quella di Bergoglio ha molto a che fare con una teologia di tipo “kerigmatico”, ha così spiegato il cardinale, offrendo ai presenti il suo pensiero. Tesa cioè a proclamare l’annuncio del Vangelo, e sulla scia del pensiero di Romano Guardini. “Profezia non è antitesi a dottrina, ma la racchiude, almeno implicitamente. Quella di Francesco parla non solo con parole ma anche con gesti, e non di un futuro che incombe ma di un avvento, un tempo che arriva, che non è quello cronologico ma qualitativamente pieno, nel senso del kairos biblico. Il tempo di Dio che arriva e insorge, che è qui e ora. Il tempo della conversione e delle fede, della grazia, che se lo sprechiamo diventa solo tempo del giudizio”.

IL TEMPO DELLA MISERICORDIA

È infatti proprio per queste ragioni che Papa Francesco ha esplicitato, in più occasioni, che per lui questo è il “tempo della misericordia”. Affermando così il carattere centrale sia del suo magistero, ha spiegato Kasper, indissolubile dal suo tempo e dalle necessità che si presentano. “Parlare di misericordia è dare un messaggio di grazia che apre il cuore allo stimolo della misericordia”. Messaggio tuttavia che si scontra con un periodo di difficoltà evidente, ha proseguito: disumana violenza, collasso di molte “antiche e presunte certezze”,  e poi incertezze, paure, specialmente verso il futuro. In un mondo dominato, come si sente dire spesso, dal denaro, e in cui anche “l’amore si raffredda”. “Il volto di Dio per molti si è oscurato, come nella frase di Nietzsche. Dio è morto non significa però che non c’è, ma che da lui non si emana più forza vitale”, ha chiosato.

L’IDENTITÀ CRISTIANA DELLA MISERICORDIA

Francesco, dicendo perciò che misericordia è il nome di Dio, secondo il giudizio di Kasper non fa altro che confermare con sempre maggiore intensità quella che è la sostanza dottrinale e originaria dell’identità cristiana. “Ci riconosciamo nella nostra identità. Chi è Dio per noi? In questo modo l’antico messaggio di Francesco per molti risuona come nuovo. Quello del Padre celeste che ci viene incontro, ci abbraccia e prepara una festa per noi”. Per questa ragione, prosegue il tedesco, “la sua profezia è una ‘mistica del noi’, che scopre il sacramento del fratello, in risposta ai segni dei tempi”. Una teologia che “tiene insieme la storicità dell’uomo e la sua trascendenza, che diventa chiara in Amoris Laetita. Abbandonando la teologia più astratta della neoscolastica per portarla verso esseri umani concreti, in carne e ossa, condizionati dal tempo e dallo spazio. In quanto, come persona, ogni essere umano è unico”.

IL SUPERAMENTO DELLE INCERTEZZE DEL CONCILIO

Interpretazione, quella di Francesco, che a giudizio del porporato sarebbe “profetica della situazione storica del cristiano”. Anche perché Bergoglio “naturalmente conosce la legge morale di ogni uomo”, in cui “ogni persona concreta sente la voce di Dio nel suo intimo, nell’istante in cui è solo con lui”. Passaggio, questo, “agostiniano e trascendentale del pensiero di Francesco, in cui supera la posizione incerta indicata dal Concilia Vaticano II”, per la quale “lo stesso Ratzinger aveva affermato che il concilio era a metà strada, nell’oggettivismo neoscolastico”. Per queste ragioni “si può parlare di etica della situazione solo se si trascura la trascendenza di Dio, confondendo il personalismo con l’individualismo, e ponendolo sul piano dell’arbitrarietà individualista”.

LA CONDUZIONE NEL SENTIERO STORICO DI CRESCITA

Bergoglio, nel suo magistero, inviterebbe così attraverso la voce della propria coscienza a “lasciarsi coinvolgere nella dinamica dell’amore, aprendosi a nuove tappe di crescita e di maturazione della coscienza dell’amore, compiendo in lui il sentiero in cui ci si impegna nella dinamica di conformazione al messaggio di Dio”. Conducendo perciò “all’interno del sentiero della storia”, in un “processo di crescita e maturità. Così c’è chiamata al discernimento della situazione, in una legge della gradualità che non è gradualità della legge. E che sta alla base dei principi ignaziani che vogliono fare entrare sempre più nell’amore. Nessuno è già alla fine, lo stesso San Francesco, alla fine della sua vita, lo ha affermato”. E in quella stessa maniera Papa Bergoglio “è riuscito a fare un passo importante nell’orizzonte della coscienza moderna, traducendo il messaggio biblico della coscienza umana sempre unica”.

IL MESSAGGIO DEL PREFETTO DELLA DOTTRINA DELLA FEDE LADARIA

Parole a cui ha fatto seguito un articolato intervento dell’attuale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Luis Francisco Ladaria, lette però dal sottosegretario don Matteo Visioli, vista l’impossibilità del primo a partecipare all’evento. “Dio non soltanto ama e mostra e pratica amore, ma egli è amore, nel Nuovo Testamento si è arrivati a questa constatazione. Dio ci ha amati per primo, Papa Francesco lo ricorda spesso. Il suo amore ci precede sempre, è l’azione che precede Dio, che amandoci svela se stesso”, ha affermato, tra gli altri spunti, monsignor Ladaria nel suo messaggio. “Tutta l’umanità è sotto il segno di Adamo. La misericordia divina viene incontro a una umanità peccatrice, così siamo liberati dal peccato e dalla morte. E ha espressione concreta in noi”. Perché “è grazie al peccato abbiamo conosciuto chi ci ama, e senza la sovrabbondanza del nostro peccato non potremmo conoscere quello della sua grazia”.


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