Il secondo tempo dell’amministrazione Trump passa per la delicata casella dei Veterans Affairs, un dipartimento molto delicato e una macchina burocratica assai complessa che serve i numerosi veterani delle forze armate americane. Fino ad oggi l’incarico di Segretario è stato portato avanti da David Shulkine, un tecnico della materia apprezzato da Trump tanto da essere passato da Sottosegretario agli Affari per i Veterani nell’amministrazione di Barack Obama ad un ruolo di maggior rilievo con l’arrivo alla Casa Bianca del tycoon di New York.
Nel primo anno di mandato Shulkine si era fatto apprezzare per la professionalità e la capacità di costruire consenso bipartisan su politiche di grande peso per entrambi gli schieramenti politici. Solo recentemente si erano irrigiditi i giudizi nei suoi confronti da parte dell’ala più conservatrice del partito repubblicano a causa delle contrapposizioni mai risolte sulle richieste di un aumento di budget per i fondi federali dedicati all’assistenza sanitaria ai veterani. I conflitti all’interno della maggioranza si sono sommati a un rapporto sempre più instabile con il presidente, al punto che da diversi giorni si attendeva il provvedimento che Trump ha voluto comunicare – come nel suo genere – via Twitter. Poche parole sono bastate per dare il benservito a Shulkine e annunciare di voler sostituirlo con l’ammiraglio Ronny L. Jackson, che attualmente riveste l’incarico di medico del presidente alla Casa Bianca.
Trump ha anche affermato che durante la fase di transizione l’incarico ad interim sarà assegnato a Robert Wilkie, quasi a voler sottolineare la volontà di troncare definitivamente il rapporto con Shulkine.
Il secondo tempo dell’amministrazione Trump passa, dunque, per l’ennesima sostituzione in corso d’opera e sembra sempre più evidente che dietro le numerose alternanze vi sia una chiara strategia da parte del diretto interessato, che punta su una squadra di volti nuovi e continua ad alimentare un clima di costante cambiamento in cui sembra trovarsi a proprio agio.
La nomina di Jackson non è stata presa del tutto positivamente da parte degli analisti e dei commentatori politici, secondo i quali l’ammiraglio non avrebbe quell’esperienza e quel pragmatismo necessario per dirigere una macchina burocratica così complessa ed articolata come quella degli Affari per i Veterani. L’attuale incarico alla Casa Bianca gli avrebbe garantito la stima e l’ammirazione di tanti ma seri dubbi sussistono sulle sue capacità di interfacciarsi con un mondo complicato e non immune da pressioni politiche. A complicare la situazione, la consapevolezza da parte di Jackson di avere a che fare con un capo notoriamente poco incline al compromesso.