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La vergogna di una società senza vergogna. Il monito di Francesco

francesco

C’è una parola in cima alle celebrazioni del Venerdì Santo. Questa parola è “vergogna”. È la parola chiave del breve discorso pronunciato da Papa Francesco al termine della Via Crucis ieri sera al Colosseo.

Dopo le meditazioni scritte da giovani romani che hanno accompagnato il lento cammino della Croce lungo le 14 stazioni la voce del papa ha invocato la santa vergogna a partire da quella per quei ministri che hanno tradito, ingannati dalla vanagloria. Poi la vergogna per le condizioni del mondo. “Le nostre generazioni stanno lasciando ai giovani un mondo fratturato dalle divisioni e dalle guerre; un mondo divorato dall’egoismo ove i giovani, i piccoli, i malati, gli anziani sono emarginati”, ha detto papa Francesco che ha dedicato alla “vergogna di aver perso la vergogna” la sua preghiera conclusiva.

Davanti a coscienze addormentate e al profitto che divora il mondo c’è la speranza alimentata dalla Chiesa missionaria: “La speranza perché tanti missionari e missionarie continuano, ancora oggi, a sfidare l’addormentata coscienza dell’umanità rischiando la vita per servire te nei poveri, negli scartati, negli immigrati, negli invisibili, negli sfruttati, negli affamati e nei carcerati; la speranza perché la tua Chiesa, santa e fatta da peccatori, continua, ancora oggi, nonostante tutti i tentativi di screditarla, a essere una luce che illumina, incoraggia, solleva e testimonia il tuo amore illimitato per l’umanità, un modello di altruismo, un’arca di salvezza e una fonte di certezza e di verità”.

È la Chiesa di Gesù così come la vede e definisce Jorge Mario Bergoglio, cioè una Chiesa in uscita, la Chiesa che completa la transizione e definisce la sua scelta ormai non più di transizione ma di definizione del suo nuovo ordine post-costantiniano. Un discorso che ricorderemo a lungo, per il suo valore culturale: è cominciata l’epoca compiutamente post-costantiniana, quella avviata dal giorno in cui Paolo VI, durante il Concilio, rinunciò alla tiara del Triregno, per mai riprenderla. Era la tiara papale formata da tre corone simboleggianti il triplice potere del papa: padre dei re, rettore del mondo, vicario di Cristo.



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