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Così le fake news hanno amplificato il dibattito politico italiano su Web e social media. L’analisi del DFRLab

Sebbene sia “complesso determinare se e come la propaganda straniera e le narrative politiche abbiano influenzato gli elettori italiani prima delle ultime elezioni”, diversi analisti sono convinti che sia “molto più semplice poter determinare che attori esterni abbiano contribuito a amplificare online i messaggi anti immigrazione e contro l’Unione Europea”.

IL REPORT DEL DFRLAB
Indipendentemente dal fatto che ciò facesse parte di una strategia attentamente orchestrata per diffondere disinformazione e influenzare l’elettorato italiano o semplicemente di una naturale evoluzione delle opinioni politiche italiane – spiega un report del DRFLab del think tank Atlantic Council che ha condotto un ‘monitoraggio’ delle elezioni italiane in collaborazione con Fanpage.it, il giornale online che con una sua recente inchiesta ha portato alle dimissioni di Roberto De Luca in Campania -, la promozione di queste narrative online avrebbe stimolato partiti e sentimenti populisti in Italia e altrove.

LO SCENARIO
Prima delle elezioni del 4 marzo, il team guidato da Maksymilian Czuperski aveva pubblicato un’analisi che illustrava le complesse relazioni tra i partiti politici italiani e il Cremlino. E, sulla scia delle interferenze straniere registrate in altre votazioni nazionali in Europa e negli Stati Uniti, si evidenziò come il ‘filoputinismo’, di vecchia data o più recente, di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e del Movimento 5 Stelle aveva reso inutile, almeno sino a quel momento, un uso massiccio e sistematico di disinformazione sui social media da parte di bot, troll e media russi per influenzare l’opinione pubblica italiana.

LA CAMERA DELL’ECO
Tuttavia, rileva il DFRLab, i legami tra gli attori politici non sono l’unico canale attraverso il quale l’influenza straniera può potenzialmente diffondersi. Internet, sottolinea il report, offre un nuovo ambiente di canali meno convenzionali, ma forse più efficaci, per diffondere informazioni e, quindi, anche disinformazione. Pagine di social media, blog di notizie e altri tipi di siti web sono diventati il ​​mezzo più semplice e veloce per promuovere un messaggio, sia che si tratti di un programma politico tradizionale sia di una propaganda malevola.
Difficile, però, dire quanto queste ‘notizie’ possano davvero dirigere le scelte degli elettori, considerato che gli utenti di Internet tendono già di per sé a interagire spesso con account, pagine e fornitori di informazioni che riaffermano le loro già forti opinioni, il cosiddetto fenomeno della camera di eco (o echo chamber in inglese).

L’ARMA DELLA CONSAPEVOLEZZA
In ogni caso, rammenta l’analisi, una maggiore consapevolezza di quale tipo di contenuto esiste online e di come diverse piattaforme possano essere manipolate per propagare determinate narrative, è la chiave per costruire resilienza a questi tipi di campagne di influenza.

LE CAMPAGNE D’INFLUENZA
Ad esempio, l’articolo del DFRLab, a cura della ricercatrice italiana Anna Pellegatta – che cita i lavori della Stampa, di SkyTg24 e una ricerca di Alto Analytics -, ricorda come esista una costellazione di siti (alcuni dei quali direttamente dipendenti dal governo russo, altri solo collegabili), bot, e troll attivi su Twitter, Facebook e altri social media che ha diffuso e continua a disseminare fake news su temi di particolare sensibilità come l’immigrazione e la crisi economica.


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