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Caso Skripal: Londra insiste contro Mosca, anche se non ci sono prove su dove il Novichok sia stato fabbricato

Gli scienziati britannici del laboratorio di ricerca della difesa Porton Down non hanno stabilito che l’agente nervino usato per avvelenare Sergei e Yulia Skripal sia stato o meno prodotto in Russia. Il veleno utilizzato era sicuramente Novichok, ha spiegato Gary Aitkenhead, l’amministratore delegato del Dipartimento di Scienze e Tecnologie della Difesa del governo (DSTL), la cui formulazione è possibile soltanto per mano di una struttura governativa (perché è un agente nervino di livello militare, che richiede metodi estremamente sofisticati per essere creato), ma non si può dire con certezza chi sia stato a fabbricarlo.

“Non abbiamo identificato la provenienza precisa, ma abbiamo fornito il dato scientifico al governo che ha usato una serie di altre fonti per mettere insieme le conclusioni”, ha detto il direttore del laboratorio durante un’intervista a Sky News, aggiungendo: “Il nostro lavoro è fornire la prova scientifica per identificare che particolare agente nervino sia stato, ma non è nostro compito dire dove è stato prodotto”.

Si tratta di un passaggio sostanziale nella vicenda, che conferma quanto il caso dell’avvelenamento dell’ex agente del Gru russo in territorio britannico non sia semplicemente una storia maledetta a là Leosini da seguire nell’evoluzione dell’indagine, ma una faccenda di politica internazionale dai risvolti complicati – vedere, per esempio, come il capo della National Intelligence americana abbia di nuovo rimarcato il coinvolgimento russo.

Dopo il 4 marzo, giorno del tentato omicidio di Salisbury, il governo inglese aveva subito preso una linea agguerrita contro Mosca, rea di aver commesso un attacco al di fuori del diritto internazionale. Sulla posizione severe nei confronti della Russia, Londra s’era subito portata dietro gli Stati Uniti, la Francia e la Germania.

La premier Theresa May aveva velocemente firmato dei provvedimenti di espulsione per alcuni funzionari dell’ambasciata russa nel Regno Unito, accusati di sfruttare le coperture diplomatiche per fare ombra sulle loro attività di spionaggio. Lo stesso avevano fatto un paio di dozzine di paesi alleati: la decisione, a cui è subito seguita la contromossa (uguale e simmetrica) russa, ha fatto segnare uno dei punti più bassi nel rapporto tra Mosca e Occidente degli ultimi anni.

Prendendo spunto dalle osservazioni di Aitkenhead, il portavoce di Vladimir Putin, Dmitrij Peskov, ha detto che la Gran Bretagna dovrà scusarsi con la Russia per le sue “accuse pazze” che “non hanno alcun fondamento”. Mosca calca la sua linea: è stata tutta una montatura con cui Londra ha voluto intestarsi un dossier delicato per testare la sua presa sul mondo occidentale – Stati Uniti, Europa, Nato – in questa delicata fase della Brexit (tra l’altro, la missione, se fosse, sarebbe stata compiuta perfezione dal governo May, visto la risposta pronta e univoca degli alleati).

È stata “una grottesca provocazione”, ha detto il capo dell’Svr russo, il servizio di spionaggio all’estero erede del Kgb, Sergei Naryshkin, mentre l’attivissimo tweet-feed dell’ambasciata russa a Londra ha rincarato la dose: perché il ministero degli Esteri inglese ha cancellato il tweet in cui accusa direttamente la Russia per la produzione del Novichok?

Gli inglesi rispondono che le analisi di Porton Down – uno dei laboratori all’avanguardia mondiale in fatto di armi chimiche – sono solo una parte dei dati di intelligence su cui si sono basate le accuse contro la Russia. “La nostra valutazione è che la Russia era responsabile di questo atto spudorato e spericolato e, come concorda la comunità internazionale, non c’è altra spiegazione plausibile”, dice un portavoce dell’esecutivo di Londra.

Gli inglesi accusano anche Mosca di cercare di distogliere l’attenzione avendo portato il caso davanti all’Organizzazione per lo smantellamento delle armi chimiche, Opcw: un’iniziativa russa, dice Londra, che è più un’altra tattica diversiva, destinata a minare il lavoro messo in campo per raggiungere una conclusione. Il rappresentante permanente russo, infatti, ha chiesto il coinvolgimento dell’organizzazione per far luce sulla vicenda.

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