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Obiettivo democrazia digitale. Davide Casaleggio risponde a Formiche.net

Davide Casaleggio è il vero padrone di casa del Sum 02, la convention di Ivrea ideata per ricordare la figura di suo padre. Ha cercato di schermare la kermesse dalle incursioni dei cronisti e dall’attualità politica che inevitabilmente ha bussato alla porta dell’officina H, ex sede della Olivetti. Questo 7 aprile è un giorno particolare per l’ideatore di Rousseau, la piattaforma che regge sul web il Movimento Cinque Stelle. Preferisce sorvolare sulle trattative giornaliere dei partiti per salire ancora una volta al Quirinale, per parlare di uno dei temi più cari a suo padre: la democrazia digitale. Proprio di questo ha parlato in questa intervista esclusiva a Formiche.net.

Davide Casaleggio, quanti passi sono stati fatti dalla nascita dell’associazione in ricordo di suo padre?

Sicuramente l’associazione è cresciuta, abbiamo raddoppiato il numero di soci, anche se è ancora un numero piccoli in termini assoluti.

È soddisfatto di come è cresciuta?

L’associazione sta andando nella giusta direzione, e lo dimostra la crescita continua di interesse verso il Sum di Ivrea, un’iniziativa nata l’anno scorso fra amici che oggi sta prendendo una forma più strutturata, vasta e trasversale.

Sul palco questa edizione del Sum sono stati invitati a parlare volti dalle diverse simpatie politiche.

Parliamo con tutti quelli che hanno qualcosa da dire, la politica sta ad ascoltare.

Tra i vostri cavalli di battaglia c’è la democrazia diretta. Oggi sul palco sono salite voci autorevoli dal mondo della ricerca e della medicina. Anche quello è un campo dove le scelte possono essere prese in democrazia?

Sono due concetti piuttosto diversi. Il consenso appartiene alla scienza, e la attraversa in diversi modi. La democrazia diretta si trova a un livello superiore.

Lei è la mente dietro Rousseau, la piattaforma digitale del Movimento 5 Stelle.  Cosa deve ancora essere fatto per affermare la “democrazia digitale” in Italia?

Ad esempio si discute di cittadinanza digitale, un concetto che deve essere esplorato e ci sono diversi modi per farlo. Basta guardare come questa forma di cittadinanza è stata interpretata in Estonia, dove oltre il 30% delle persone vota da casa e qualunque attività governativa rivolta ai cittadini può essere fatta da casa, non è necessario rivolgersi a un ufficio fisico. Oggi c’è un nuovo modo di gestire la cittadinanza digitale e oggi finalmente iniziamo a parlarne.

Democrazia digitale significa partecipazione sul web. Questo non espone il cittadino ai rischi della rete, come l’uso illegale di dati privati per fini elettorali che sta emergendo dal caso Cambridge Analytica?

Credo che siano livelli molto diversi fra di loro. Il caso Cambridge Analytica tratta di pubblicità, direzionata verso certe persone per veicolare messaggi precisi. Il Movimento 5 Stelle non ha investito neanche un euro nella pubblicità online per cui è totalmente fuori da questi giochi. Dall’altra parte se dobbiamo pensare alla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica è sicuramente molto più facile per un cittadino estone poter votare in qualunque posto per il proprio governo e le proprie scelte politiche.


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