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Intelligenza artificiale e corsa al futuro. La sfida fra giganti (aspettando la Ue)

Di Paolo Benanti
Intelligenza artificiale

Se guardiamo il mondo delle AI appare evidente come in tutta la Silicon Valley siano Amazon, Google e Microsoft gli attori che sembrano voler dominare la fornitura di servizi di intelligenza artificiale attraverso infrastrutture di cloud computing. Di contro in Cina il governo sta facendo operazioni analoghe controllate dall’apparato politico centrale. Il vincitore di questa competizione di fatto potrebbe avere il sistema operativo del futuro. L’Europa può essere il terzo attore rispondendo come in passato comunitariamente.

UN INTERLUDIO: GLI ORSI DI SEATTLE

Partiamo da una piccola storia che può essere rivelatrice del contesto e degli orizzonti: Swami Sivasubramanian, la moglie e gli orsi dei parchi suburbani di Seattle.
La nostra storia prende il via da un desiderio che da anni nutre la moglie di Swami: dare un’occhiata agli orsi che escono dai boschi nelle notti d’estate per saccheggiare i bidoni della spazzatura nella loro casa posta nell’area suburbana di Seattle. Questo ha portato Swami Sivasubramanian, che è il capo della divisione AI di Amazon, ha utilizzare il suo tempo libero per realizzare un sistema che realizzasse il desiderio della moglie.

Come prima cosa ha realizzato un software che può essere allenato, tramite algoritmi di AI, a identificare in un feed video gli orsi ignorando altri soggetti quali i procioni, i cani e i runner che escono a correre a tarda notte. Swami ha realizzato il tutto utilizzando un servizio cloud di Amazon chiamato SageMaker, un prodotto di apprendimento automatico progettato per gli sviluppatori di app che non sanno nulla dell’apprendimento automatico. IL passo susccessivo sarà quello di installare, appena disponibile, la nuova videocamera wireless DeepLens di Amazon sulla porta del suo garage. Il dispositivo, un gadget da 250 dollari, sarà in vendita al pubblico a giugno, e contiene un software di deep learning che consente di mettere in azione l’AI progettata da Swami e di inviare un avviso al cellulare di sua moglie ogni volta che pensa di vedere in strada un orso che sta visitando i loro secchioni della spazzatura.

Il rivelatore di orsi  di Swami Sivasubramanian non è esattamente una killer app che cambierà la storia dell’intelligenza artificiale, ma la sua esistenza e il fatto che possa essere stata realizzata in così poco tempo e nei ritagli del tempo libero è un segno che le capacità dell’apprendimento automatico stanno diventando molto più accessibili e diffuse. Questo elemento rileva e mostra la questione di fondo che abita oggi il mondo delle AI.

LO STATO DELL’ARTE

Negli ultimi tre anni, Amazon, Google e Microsoft hanno realizzato una serie di funzionalità basate sull’AI quali il riconoscimento facciale nelle foto online e la traduzione linguistica di testi e voce nei rispettivi servizi cloud. AWS, Google Cloud e Azure, i tre cloud dei colossi Amazon, Google e Microsoft includono queste funzionalità di AI nelle loro piattaforme. Quello che sembra emergere è una ricerca di capacità di base per creare piattaforme basate su AI che possano essere utilizzate, come servizi cloud, da quasi tutti i tipi di società, indipendentemente dalle dimensioni e dalla capacità tecnica.

Tornando a Swami Sivasubramaniam, intervistato sul tema, come responsabile delle AI di Amazon, esplicita questa visione: “Il machine learning è l’equivalente di quello che era il database relazionale nei primi anni ’90: tutti sapevano che sarebbe stato essenziale per ogni azienda, ma pochissime aziende avevano la possibilità di trarne vantaggio”.

Amazon, Google e Microsoft, e in misura minore aziende come Apple, IBM, Oracle, Salesforce e SAP, dispongono di massicce risorse informatiche e del numero di talenti necessari per creare questa gigantesca utility basata sulle AI. Di conseguenza è un imperativo aziendale, per questi colossi, di entrare in quella che potrebbe essere la tendenza tecnologica che plasmerà l’orizzonte informatico di domani (oltre ad essere l’orizzonte più redditizio). In altri termini, il cloud sarà il modo in cui la maggior parte delle aziende utilizzerà l’intelligenza artificiale e il modo con cui i fornitori di tecnologia potranno ricavarne profitti.

Sembra difficile poter quantificare il volume finanziario che questanuova ondata di servizi AI, ma per i principali fornitori di questo AI-cloud potrebbero essere senza precedenti. L’AI potrebbe, secondo le stime di Rajen Sheth, senior director of product management nell’unità Google Cloud di Google, raddoppiare la dimensione del mercato cloud. Inoltre siccome parliamo di un servizio che impara e si evolve, più dati riceverà il sistema, migliori saranno le decisioni che prenderà. Questo modello di funzionamento fa si che il servizio erogato è funzione dei dati immessi nel cloud: i clienti saranno molto probabilmente vincolati al fornitore iniziale del servizio.

Questo comporta che chi sarà il primo a entrare nel mercato e ad assumerne la leadership sarà molto difficile da spodestare. Il premio di questa nuova versione della corsa all’oro del Digital Age sarà quello di diventare il sistema operativo della prossima era della tecnologia. I leader dell’AI cloud diventeranno le aziende più potenti della storia.

Non dobbiamo pensare però che siano solo Amazon, Google e Microsoft a cercare il dominio. Giganti cinesi come Alibaba e Baidu stanno diventando le principali forze, in particolare nei mercati asiatici. Le principali società di software aziendali tra cui Oracle, Salesforce e SAP stanno incorporando l’apprendimento automatico nelle loro app. Infine migliaia di start-up che operano nel mondo delle AI ambiscono a diventare i leader dell’AI di domani.

CHI SARANNO I VINCITORI?

Amazon, Google e Microsoft offrono tutti servizi per riconoscere volti e altri oggetti in foto e video, per trasformare la voce in testo e viceversa e per eseguire l’elaborazione in linguaggio naturale che consente a Alexa, Siri e altri assistenti digitali di comprendere le nostre domande o almeno alcune di esse.

Dobbiamo essere consapevoli che finora, nessuna di queste attività ha prodotto molti guadagni; nessuno dei big player dell’AI si preoccupa ora di realizzare boom di vendite per i loro servizi commerciali basati sulle AI.

Tuttavia questa prospettiva cambierebbe rapidamente per la società che riuscisse a creare tutte le tecnologie di base e gli strumenti di sviluppo per supportare la commercializzazione diffusa del machine learning. Questa è la stessa dinamica che ha visto crescere Microsoft con il PC, creando una piattaforma Windows che milioni di sviluppatori hanno usato per creare programmi per computer. Apple ha fatto lo stesso con iOS, generando l’era delle app per dispositivi mobili.

Google è balzata ai primi posti del mercato nel 2015. Da allora corteggia gli sviluppatori rendendo aperto TensorFlow, il framework software realizzata con i propri esperti di AI, utilizzato per creare strumenti di machine learning.

Amazon e Microsoft hanno creato tecnologie simili da allora, anzi hanno anche unito le forze nel 2017 per creare Gluon, un’interfaccia open source progettata per rendere il machine learning più facile da usare con o senza TensorFlow.

Tutti e tre continuano a lavorare su modi per rendere il machine learning accessibile anche ai principianti o ai meno esperti di AI. Questa è stata l’idea alla base di SageMaker di Amazon, che è stato progettato per rendere le app di machine learning non molto più complicate della creazione di un sito web. Alcune settimane dopo l’annuncio di SageMaker lo scorso novembre, Google di risposta ha introdotto Cloud AutoML. Un’azienda può implementare la propria unica raccolta di dati in questa tecnologia e genererà automaticamente un modello di apprendimento automatico in grado di migliorare il business. Google afferma che oltre 13.000 aziende hanno già chiesto di provare Cloud AutoML.

Secondo Jeff Dean, a capo di Google Brain, “Ci sono 20 milioni di organizzazioni nel mondo che potrebbero beneficiare del machine learning, ma non possono assumere persone con le competenze necessarie. Per far si che almeno 10 milioni di questi utilizzino il machine learning, dobbiamo rendere queste cose molto più facili da usare”.

Non è al momento possibile dire quale dei tre grandi è meglio posizionato per conquistare un vantaggio commerciale e di mercato: tutti hanno grandi punti di forza e poche evidenti debolezze.

Ad esempio Microsoft ha fatto un lavoro rivoluzionario sui problemi di intelligenza artificiale come la visione artificiale e l’elaborazione del linguaggio naturale negli ultimi due decenni. Il colosso di Redmond ha accesso a enormi quantità di dati preziosi con cui “nutrire” il cloud Azure, inclusi i contenuti di Bing, LinkedIn, Skype e oltre un miliardo di utenti di Microsoft Office. In poche parole, nessun’altra azienda sa più di ciò che serve per vendere, o aiuta altri sviluppatori a vendere software per aziende e altre organizzazioni.

Sembrerebbe una posizione di mercato dominante, almeno finché non si legge il mileau di Google. Il colosso di Montain View è considerato il leader nell’R&D nell’AI. Ha aperto la strada nel tentativo di applicare l’intelligenza artificiale a problemi veramente ambiziosi, come ad esempio la costruzione di auto a guida autonoma. Ha sviluppato una propria linea di chip per gestire la propria infrastruttura di machine learning.

Da quando Alphabet ha ceduto TensorFlow come strumento open source è stato iniziato ad essere percepito come un eroe pubblico dalla comunità degli sviluppatori. Inoltre il colosso di Mountain View potrebbe avere accesso a più dati di qualsiasi altra azienda, grazie al suo motore di ricerca, che fornisce un quadro dettagliato dei nostri interessi e desideri collettivi. Secondo Alexander Wang, un ventenne fondatore di una startup di intelligenza artificiale chiamata Scale è Google ad avere la posizione migliore nella lunga prospettiva. Hanno tonnellate di dati che potrebbero monetizzare e i migliori ricercatori di machine learning al mondo.

Ma questo vantaggio non è assolutamente sicuro. Microsoft è partita al contrattacco realizzando un servizio cloud e altri servizi dati per il nuovo centro di veicoli connessi e automatizzati a Detroit. Propio il governatore del Michigan Rick Snyder ha annunciato il 5 aprile in pompa magna l’inaugurazione dell’American Center for Mobility (ACM.) Il centro viene definito “il momento più importante per la nazione nella rivoluzione della mobilità” ed è uno dei 10 test field federali per lo sviluppo e la sperimentazione di veicoli a guida autonoma. Microsoft ha capito l’opportunità ed è riuscita a giocare un ruolo chiave nell’ACM fornendo i servizi cloud e dati per il nuovo centro di veicoli connessi e automatizzati a Detroit.

L’American Center for Mobilitycollaborerà inoltre con Microsoft e progetterà una soluzione di Data Managment and Analytics Platform per raccogliere, archiviare e analizzare i dati dai test. Il sistema gira su Azure e si prevede, andando a leggere nei dettagli dei singoli comunicati stampa, che la soluzione offra le capacità necessarie per lo sviluppo e l’implementazione di nuovi scenari d’uso. Inoltre grazie ai dati raccolti ed analizzati nel centro e per accelerare lo sviluppo di tecnologie per Connected and Autonomous Vehicles (CAV), app e standard di settore.

Queste prospettive e come l’AI sia sempre di più da considerarsi un servizio cloud emergono dalle parole di Kevin Dallas, vice presidente corporate del settore Artificial intelligence & intelligent cloud business development di Microsoft: “I veicoli stanno rapidamente diventando datacenter su ruote e l’opportunità di utilizzare la grande quantità di informazioni generate per alimentare l’innovazione non ha precedenti … Siamo orgogliosi che ACM abbia scelto Microsoft Azure come fornitore esclusivo di cloud per le sue capacità intelligenti e la sicurezza di livello enterprise e conformità richiesta per sviluppare soluzioni complete che aiutino a guidare il futuro della mobilità “.

Microsoft non è sola. AT&T, Visteon Corporation, Toyota, Ford, Hyundai America Technical Center, Subaru of America e Adient sono solo alcune delle altre società che supportano l’ACM. La struttura si trova in un sito di oltre 200 ettari che un tempo ospitava una fabbrica per i bombardieri utilizzati nella Seconda Guerra Mondiale e comprende un anello autostradale di 4 chilometri, un tunnel curvo di circa 250 metri, due cavalcavia, incroci e rotonde.

Amazon e altri competitor nel frattempo non stanno a guardare e aggiungono servizi basati sulle AI sempre più potenti alle loro piattaforme cloud. Amazon si muove nel mercato delle AI cloud -based con una modalità dai contorni segreti e riservati che ricordano lo stile della Apple. Questa segretezza sembra essere stata svelata mostrando le ambizioni del colosso dell’e-commerce. Negli ultimi sette anni, ogni documento di pianificazione aziendale elaborato in Amazon ha dovuto includere una spiegazione su come l’unità che lo aveva elaborato avrebbe fatto uso del machine learning, afferma Sivasubramanian. Il requisito appariva sui moduli da compilare per tali documenti, con una clausola che diceva “Nessuna non è una buona risposta”.

Anche se non pubblica ancora molti documenti, Amazon ha una quota di mercato del 40% nel mercato del cloud e si sta muovendo ferocemente per usare questa posizione per dominare anche il cloud AI. È stata introdotta una quantità di nuovi servizi che una volta erano utilizzati solo internamente. Negli ultimi anni Amazon è stato l’acquirente più aggressivo nel mercato delle startup che operano nel mondo delle AI, spendendo più del doppio di Google e quattro volte tanto Microsoft.

Amazon è sulla buona strada per far dominare Alexa come la prossima grande interfaccia vocale  per il consumatore (come abbiamo illustrato in questo post). Se Google ha fatto notizia e ha scosso il mercato dell’AI sconfiggendo i campioni di Go, Amazon utilizza la sua esperienza nella robotica in fabbrica e nella logistica per la consegna di milioni di pacchetti al giorno, posizionandosi ai vertici per i progetti di intelligenza artificiale che combinano le informazioni digitali con i dati raccolti da sensori reali. Se le altre aziende pubblicano documenti e whitepaper, sembrerebbe che  sia Amazon l’azienda boots on the ground che stia avanti.

Forse sarà Amazon il leader della competizione. Ma mentre Amazon era anni avanti rispetto alla concorrenza nella creazione di AWS, questa volta nessuno dei competitor se ne sta seduto a guardare. La posta in palio è troppo grande e le opportunità per il predominio nel mondo dell’AI sono troppo redditizie.

CINA, STATI UNITI E EUROPA: SCENARI

La partita è appena iniziata. Ma si gioca in tre campi con regole di gioco molto diverse. Ci sono al momento tre modelli dominanti. Il primo è quello americano, detto market driven, che prevede il mercato come unico regolatore dello sviluppo e dell’innovazione. Anche tutto il mondo delle AI e della difesa è regolato in maniera commerciale. Il secondo è quello cinese, nel quale è l’interesse di Stato a guidare tutto. Il terzo è quello del Vecchio continente che ritroviamo nella General Data Protection Regulation (GDPR) e nelle recenti dichiarazioni del presidente francese sull’hub di sviluppo d’oltralpe per lo sviluppo delle AI. Macron ha concesso un’intervista al mensile americano Wired annunciando lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro in fondi pubblici per lo sviluppo dell’AI. Sembra potersi aprire una via europea all’innovazione e alla trasformazione portata dalle AI e che si differenzi da quella statunitense e da quella cinese. La vera novità è collocare la governance politica al centro dell’innovazione tecnologica. Il modello che si può delineare in Europa è la promozione di un modello politico attraverso precise scelte tecnologiche.

Se come Europa non vogliamo rimanere schiacciati da colossi di mercato o di stato (Google, Microsoft, Amazon e Alibaba) dobbiamo creare un consorzio paneuropeo che sappia rispondere alle sfide. Dobbiamo replicare in maniera adeguata e allargata quanto accaduto per l’Airbus. L’Airbus nasce nel dicembre 1970 come consorzio di imprese francesi e tedesche col nome di Airbus Industrie, a cui poi si aggiungeranno partecipanti spagnoli e britannici, allo scopo di riuscire a competere ad armi pari con i giganti dell’aeronautica statunitensi: Boeing, McDonnell Douglas e Lockheed Aircraft Corporation. O mediante la creazione di un ombrello come quello dell’ESA. L’ESA, l’Agenzia spaziale europea, ufficialmente denominata Agence spatiale européenne o European Space Agency, è un’agenzia internazionale fondata nel 1975 incaricata di coordinare i progetti spaziali di 22 Paesi europei.

Le AI hanno le potenzialità di cambiare profondamente il mondo, le relazioni tra gli individui e gli equilibri nazionali e internazionali. Come Comunità Europea ci troviamo di fronte a uno scenario che o ci vedrà rispondere comunitariamente o soccombere al leader di mercato o allo stato più forte.

(Articolo pubblicato sul blog di Paolo Benanti)

 

 

 



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