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Come il popolo di Casaleggio ad Ivrea spinge Di Maio nelle braccia del Pd

salvini, ivrea

I Cinque Stelle aprono alla Lega di Matteo Salvini? Non andate a dirlo alla platea del Sum 02, la kermesse di Davide Casaleggio a Ivrea, perché non è un’ipotesi contemplata. Uscendo dai colloqui al Quirinale con il presidente Sergio Mattarella, Luigi Di Maio ha lanciato la proposta di un contratto di governo, porgendo la penna al Nazareno da una parte e al Carroccio dall’altra. Intervistato da Repubblica non ha nascosto di preferire il Pd, derenzizzato o no poco importa, irritato dalla ritrovata sintonia fra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Ma qui al Sum la sala gremita di persone non si pone neanche il dubbio: i Cinque Stelle con la Lega non hanno nulla a che fare.

“É evidente che è più naturale un’alleanza con la sinistra, purché Renzi si faccia da parte”, ci spiega Lorenzo, impiegato di 61 anni del Canavese. Non ci sono dubbi, il dna del Movimento è agli antipodi con la Lega salviniana, mentre con i dem si può trovare più facilmente una convergenza su lavoro, diritti, “e soprattutto sull’Unione Europea”.

È l’umore che aleggia in tutto il salone del Sum, quasi unanime nel chiedere a Di Maio di voltare le spalle alla Lega per recuperare “la parte buona” della sinistra. Chissà se il leader pentastellato, seduto in prima fila e schermato dalla folla di giornalisti, vorrà ascoltare la platea di Ivrea. “Nessuna delle due alleanze è naturale”, risponde a Formiche.net Mario, 53 anni, avvocato. “Mi limito solo a dire che l’importante è che vengano lasciati fuori i pregiudicati”, aggiunge poi, mentre la madre anziana annuisce con sguardo severo. Inutile dire che si parla di Silvio Berlusconi: qui, fra gli ospiti giunti da ogni parte d’Italia per prender parte alla Kermesse di Davide Casaleggio, nessuno può vedere il Cavaliere. C’è chi si spinge agli insulti: “Non so nemmeno perché Mattarella abbia voluto ricevere al Quirinale un malfattore del genere”, mugugna Roberto, 58 anni, disoccupato. Ora che il centrodestra tenta ancora una volta (l’ultima?) la carta dell’unità per convincere il Capo dello Stato della solidità della coalizione, il popolo di Ivrea chiede a gran voce a Di Maio di guardare dall’altra parte.

Anche quest’anno i relatori sono imprenditori, scienziati, filosofi e comunicatori. Ma seduti sulle poltrone dell’Officina H, luogo ancora impregnato dei fasti della Olivetti, di cui un tempo era fiore all’occhiello, ci sono pensionati (tanti), studenti (pochi), impiegati e precari giunti da ogni parte dello stivale. Poco importa l’età, la cifra che unisce tutti è la delusione per i vecchi partiti, e la speranza che il contratto offerto da Di Maio non sia firmato dalla destra. Sono i giovani del Sum però a rifiutare con più decisione un’apertura a via Bellerio. “Salvini? Non esiste, c’è molta più sintonia con il Pd, che però deve abbandonare Renzi”, ci dice senza esitazioni Luca, 24 anni, mentre la sua ragazza inorridisce al nome del leader leghista. Anche Alessio, 23 anni, studente di ingegneria meccanica e lavoratore part-time, non ha dubbi: “Parliamoci chiaro, il programma del M5S ha dei punti di convergenza con il Pd. La sinistra ha sempre voluto fare il reddito di cittadinanza, che poi abbia smarrito il sentiero è un’altra storia”.



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