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Perché la Finlandia ha abbandonato il progetto del reddito di cittadinanza

Non è un colpo, ma forse un pizzicotto sì. Il reddito di cittadinanza, autentico totem del Movimento Cinque Stelle e che in Italia riguarderebbe una platea di 9 milioni di persone, è caduto proprio nel Paese, la Finlandia, che per primo ne introdusse il concetto in Europa. Il Paese scandinavo, noto per lo stato di avanzamento del suo welfare, ha infatti appena ufficialmente bocciato la misura che mira a combattere la povertà. Una scelta non certo campata per aria ma maturata dopo mesi di sperimentazione su alcune migliaia di persone in stato di indigenza.

Ma qualcosa non deve aver funzionato, tanto da costringere il governo di Helsinki a fare dietrofront.  Il piano originario prevedeva che 2 mila disoccupati finlandesi, di età compresa fra 25 e 58 anni, ricevessero per due anni circa 560 euro al mese, esentasse, al posto dei sussidi di disoccupazione previsti dall’ordinamento, a prescindere dal fatto che poi trovino o meno lavoro. Ora, le analisi ufficiali del progetto pilota non saranno note fino al 2019, anno nel quale si sarebbe dovuto concludere il progetto pilota sul reddito di cittadinanza.

Ma nonostante i buoni propositi il governo finlandese ha deciso di stoppare il tutto. Decidendo non solo di non estendere l’esperimento o di non rinnovarlo ma addirittura di cancellarlo. Il ragionamento che ha spinto il ministro delle finanze finnico ad alzare bandiera bianca è stato questo: i sussidi previsti, sotto forma di reddito di cittadinanza erano così alti, a fronte di finanze pubbliche basate sul rigore, che a un disoccupato non sarebbe convenuto cercare un lavoro finché poteva godere del reddito di cittadinanza. In altre parole, da misura di sostegno il reddito di cittadinanza si sarebbe nel tempo tramutata in incentivo a rimanere disoccupati.

Lo scorso dicembre il Parlamento ha approvato una legge che condizionava il mantenimento degli assegni ad un’attività lavorativa pari ad almeno 18 ore ogni tre mesi, senza le quali i versamenti sarebbero stati ridotti. Poi è arrivato il passo indietro definitivo. A questo punto l’esecutivo di Helsinki starebbe valutando altre soluzioni di riforme del welfare per affrontare i problemi sociali causati dalla disoccupazione, che in Finlandia lamenta un tasso più alto rispetto a quello degli altri quattro paesi nordici, rimettendo in campo i più tradizionali sgravi fiscali.

Eppure, come riportato dal Fatto, non ci sarebbe stato nessuno stop dal governo finnico. La sperimentazione avviata a inizio 2017 va avanti come previsto fino a fine anno. L’unico cambiamento rispetto al piano iniziale è che nel progetto non verranno inclusi anche cittadini che un lavoro ce l’hanno: continueranno a ricevere i 560 euro al mese  solo i 2 mila disoccupati estratti a sorte all’inizio del 2017. Una svolta nel welfare di Helsinki, è vero, c’è stata, ma riguarda gli altri benefit previsti per i senza lavoro. Che da inizio aprile devono provare di essersi concretamente attivati per trovare un’occupazione, pena un taglio del sussidio limitato comunque a 32 euro al mese su quasi 700 euro totali. Per mantenere l’aiuto, peraltro, basta dimostrare di aver lavorato almeno 18 ore in un periodo di tre mesi.


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