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Su Tim è guerra aperta, ma alla fine decideranno i soci

Piccola premessa, da qui al 24 aprile, giorno dell’assemblea degli azionisti, sarà tutto un botta e risposta, magari anche con qualche colpo sotto la cintura. L’ultima parola spetterà ai soci, gli unici in grado di scrivere la parola fine sullo scontro titanico tra Vivendi ed Elliott per il controllo di Tim. Detto questo, a 48 ore dal durissimo attacco della media company francese al fondo Usa (qui l’approfondimento di Formiche.net), è arrivata la replica di Elliott. Un fuoco di controbatteria arrivato a stretto giro di posta per neutralizzare le insinuazioni di Vivendi circa i piani di Paul Singer, gran capo di Elliott, per la società telefonica. Ora Vincent Bollorè, patron di Vivendi e Singer sono faccia a faccia, in attesa del verdetto degli azionisti.

Prima bordata, l’andamento del titolo che, contrariamente a quanto affermato da Vivendi, secondo Elliott è stato tutt’altro che soddisfacente. “L’andamento negativo dei corsi azionari di Tim ha subito un’accelerazione da quando i membri designati da Vivendi hanno aderito al consiglio di amministrazione a dicembre 2015. In poco più di due anni, le azioni  sono diminuite di oltre il 35%”, ha scritto Elliott nella sua nota su Vivendi. Il fatto ha bisogno di un consiglio composto da soggetti veramente indipendenti che alla fine metteranno al primo posto gli interessi degli azionisti così come è giusto per migliorare la governance e le prestazioni”.

Il fondo, se possibile ci va giù ancora più pesante, senza farsi problemi nel parlare di “fallimentare gestione che rafforza l’opinione di Elliott secondo cui Tim ha bisogno di un consiglio composto da registi veramente indipendenti: sotto il controllo di Vivendi Tim ha registrato perdite azionarie profonde e persistenti, ha fatto ripetuti passi falsi strategici, operati senza alcun riguardo per la corretta governance e con numerosi conflitti di interesse”. Elliott se possibile gioca anche la carta della provocazione. “Vivendi si riferisce ripetutamente a se stesso come l’azionista principale di Tim. In realtà non lo è, è semplicemente il maggiore azionista, ed Elliott ritiene che gli interessi di Vivendi non siano più importanti di quelli degli altri azionisti di Tim”.

Tutto questo riporta a un’unica conclusione. E cioè che a due anni e mezzo dalla scalata della media company francese all’ex monopolista “è tempo di cambiare in Telecom Italia. Elliott ritiene che gli azionisti abbiano bisogno di un consiglio unito, no uno diviso e impantanato in contenzioso con i propri sindaci. Gli azionisti meritano l’opportunità di sbloccare un valore significativo supportando la proposta di Elliott, che inizia con l’elezione di un consiglio di amministrazione veramente indipendente il 24 aprile”.

A Elliott ha risposto da Parigi, dove è in corso l’assemblea Vivendi, il ceo del gruppo francese, Arnaud De Puyfontaine. “Vivendi sta contribuendo al rilancio di Tim su grandi basi. Vivendi contribuisce a riscostruire le fondamenta, la nostra è una visione industriale di lungo termine promossa dall’ad Amos Genish e sostenuta da Vivendi”. Poi, l’affondo. “Il fondo Elliott contesta l’operato di Vivendi contro ogni realtà ed è partigiano di uno smantellamento del gruppo”.

Quello che è sicuro è che lo stesso ceo di Tim, Genish, comincia ad averne abbastanza di questa guerra intestina. E lancia un avvertimento: se il nuovo board, espressione di Elliott e gli altri fondi, dovesse contestare il piano di rilancio messo a punto dallo stesso manager israeliano, verranno tratte le conclusioni del caso. “Tim è un progetto che mi sta a cuore e considero un privilegio restarne alla guida. Certamente se cambia la composizione del consiglio il piano andrà riconfermato, occorrerà verificare se nel board ci sarà un clima di fiducia e allineamento col ceo: è una questione di chimica. L’importante è che questa telenovela finisca il prima possibile, speriamo finisca il 4 maggio. È molto rischioso e dannoso per la società un conflitto prolungato tra gli azionisti: vorrei che fosse chiaro a tutti”. Tutti avvisati.

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