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Bankitalia tra l’ottimismo dei banchieri e un endorsement a Cottarelli

Carlo Messina

Non era facile per i convenuti a Bankitalia, dove il governatore Ignazio Visco ha tenuto le tradizionali considerazioni (qui lo speciale di Formiche.net), sorridere all’uscita della grande sala di Palazzo Koch. Troppo preoccupanti gli echi che arrivavano dai mercati, da Piazza Affari e dagli investitori chiamati a comprare debito italiano tramite titoli di Stato. Anche perché ad affossare i listini ci si sono messe proprio le banche, il grosso della platea accorsa a Via Nazionale.

La parola chiave della giornata in Bankitalia era una sola: fiducia, a oltranza. Perché per almeno un attimo è sembrato che tutto precipitasse, senza possibilità di ritorno nonostante Visco abbia cercato di dare un messaggio di speranza ai banchieri, che lo hanno applaudito per 42 secondi al termine della relazione, mentre pareva evidente lo scoramento del governatore che a fine discorso ha scosso il capo, forse dopo aver visto l’andamento dei listini. Volendo partire dall’ottimismo, buono per esorcizzare le paure che si allungano sull’Italia, si può prendere quanto detto da Carlo Messina, ceo di Intesa (nella foto), la più grande banca italiana, dal quale è arrivato un “calma, fermi tutti, ce la possiamo fare”, generato dalla precedente presa di posizione di Visco, per il quale la reazione dei mercati è assolutamente ingiustificata.

“I fondamentali sono solidi e quindi in questo momento bisogna guardare all’economia reale e non a quella finanziaria, altrimenti si rischia di commettere degli errori strategici. Non c’è nessuna correlazione fra lo spread e la forza del nostro paese”, ha spiegato Messina. “L’economia reale del paese è forte, è in crescita e con alcune disuguaglianze su cui lavorare come la disoccupazione giovanile e elementi di sicurezza”.

Visione tutto sommato condivisa da un altro ospite eccellente, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, fresco di assemblea dal sapore aspro contro parte del programma-contratto Lega-5 Stelle. “C’è una emotività dei mercati un po’ eccessiva. Su questo dobbiamo lavorare, affinché si dia fiducia all’interno del Paese, cosa che che riguarda famiglie, imprese e debito pubblico. Mi sembra eccessiva la reazione dei mercati, forse più speculativa che sostanziale, vediamo se nei prossimi giorni si recupera una dimensione di calma. Certo i conflitti tra istituzioni non aiutano la percezione che si ha all’esterno del Paese. Bisogna calmierare i toni e confrontarsi serratamente senza creare situazioni che possono danneggiare tutti”.

Qualcuno poi, forse per buttarla sull’ironia, come il ceo di Carige Paolo Fiorentino, ha parlato di “mercati shakerati” dall’attuale contesto politico. Sponda diretta dell’ex ministro Fabrizio Saccomanni, per il quale “il forte rialzo dello spread di questi giorni si spiega con le tensioni di questo momento, e l’incertezza politica”.

Una cosa è certa. Le banche, alla fine, tifano un po’ per Cottarelli, che domani o dopodomani al massimo dovrà conquistarsi la fiducia in Parlamento. Missione quasi impossibile, ma il messaggio del mondo del credito è chiaro: meglio avere un governo fino al 2019 che rivotare ad agosto. Le parole del presidente del’Abi Antonio Patuelli, in questo, sono state chiare. “Bisogna essere consapevoli di una fase particolarmente complessa in cui le preoccupazioni sulle prospettive dell’Italia si sono diffuse sui mercati internazionali e anche nelle cancellerie internazionali e quindi bisogna avere più consapevolezza, più forza, più determinazione, più serenità e più convergenza per cercare di superare questo momento che purtroppo non è il primo di quelli che abbiamo vissuto nella nostra storia della Repubblica”.

 



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