La Corea del Nord ha fatto sapere di aver deciso di cancellare gli incontri di alto livello col Sud – programmati nell’abito dei contatti follow-up tra le due porzioni della Penisola – a causa delle esercitazioni che le forze armate di Seul stanno conducendo con quelle americane.
Per lungo tempo Pyongyang ha sostenuto che la cooperazione tra sudcoreani e statunitensi fosse uno dei punti centrali sulle divisioni intra-coreane, ma poi, negli ultimi sviluppi della fase negoziale della crisi, aveva detto di accettare la presenza militare di Washington. Le cose sono cambiate di nuovo?
Quello di oggi è il primo effettivo stop nella rincorsa (e corsa) negoziale in cui la critica situazione nordcoreana si è trasformata negli ultimi mesi; forse una strategia con cui il regime cerca di alzare la posta in gioco.
L’agenzia di stampa centrale coreana del Nord ha detto che le esercitazioni “Max Thunder” tra le forze aeree sudcoreane e statunitensi (coinvolti da venerdì scorso dozzine di aerei, tra cui alcuni B-52) sono una prova generale per l’invasione del Nord e una provocazione tra i tiepidi legami inter-coreani.
Si tratta di “una flagrante sfida alla Dichiarazione di Panmunjom (quella uscita dall’incontro tra Kim e il sudcoreano Moon Jae-in, ndr) e una provocazione militare intenzionale in contrasto con lo sviluppo politico positivo nella penisola coreana”, ha detto la KCNA. Nella comunicazione delle stampa del regime del Nord, è stato anche messo in discussione il prossimo incontro tra Kim Jong-un e Donald Trump, in programma per il 12 giugno a Singapore. Non vogliamo un “one-sided” focalizzato solo sulla denuclearizzazione, dice Pyongyang.
Intanto, però, un’analisi pubblicata da 38th North dimostra che la Corea del Nord ha effettivamente avviato lo smantellamento del suo principale sito nucleare, quello di Punggye-ri, che si trova a poco più di cento chilometri dal confine cinese.
La fonte da cui arriva l’analisi è una delle migliori nel seguire le vicende che riguardano il regime nordcoreano; il report è stato basato su dati satellitari open-source confrontati con quelli di due settimane fa; e lo studio è co-firmato da un ex ispettore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Presupposti che dicono: il lavoro è attendibile.
Dalle immagini, gli esperti hanno analizzato che alcuni edifici del sito sono stati rasi al suolo, non ci sono evidenze di mezzi e persone al lavoro – più volte queste stesse analisi hanno invece dimostrato le concentrazioni stacanoviste dei tecnici del Nord prima di un test – e anche le rotaie che servivano per il trasporto interno di materiali sono state rimosse.
Altri parti dell’impianto sono tutt’ora operative (i dati in realtà si riferiscono a una ripresa aerea del 7 maggio, dunque nel frattempo qualcos’altro potrebbe essere cambiato). Probabilmente il regime nordcoreano intende demolire altre strutture durante lo show mediatico a cui ha invitato i giornalisti internazionale il 23 maggio, quando, secondo annuncio ufficiale di Pyongyang, il sito nucleare che ha ospitato gli ultimi test atomici di Kim verrà smantellato in diretta globale.
Al netto dello stop sugli incontri col Sud e le minacce al vertice con Trump, la demolizione dell’impianto viene considerata un passo avanti verso i negoziati sulla denuclearizzazione, un altro step della gara diplomatica attorno a quello che fino a pochi mesi fa era considerato il fulcro di una potenziale guerra mondiale e invece adesso è diventato una scacchiera su cui giocare le più armoniose tra le mosse delle feluche.
Però, secondo altri studi fatti da geologi cinesi, il sito di Punggye-ri era già inutilizzabile a causa del crollo di diversi tunnel interni utilizzati nei test. In un’analisi simile uscita una settimana fa, esperti del James Martin Center for Nonproliferation Studies hanno concluso che effettivamente le demolizioni sono in corso, ipotizzando però anche che i nordcoreani potrebbero utilizzarle pure per cancellare evidenze di informazioni sensibili (e indicando tra l’altro che in una altro luogo potevano esserci segnali della costruzione di un altro sito atomico).