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Di Maio, goal in zona Cesarini. La palla ora è a Salvini (e al Cavaliere)

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Incrociamo le dita, potrebbe essere la volta buona. L’offerta di Luigi Di Maio consegnata oggi a Lucia Annunziata è politicamente sensata, coerente con lo spirito necessario ad interpretare in modo saggio gli equilibri parlamentari nati da un voto proporzionale e anche piuttosto coraggiosa. Certo, arriva dopo due mesi di tira e molla clamorosamente inconcludente e qualche giravolta di troppo dello stesso Di Maio, che, va ricordato, non più tardi di due giorni fa ha chiesto a gran voce elezioni per il 24 giugno. Però in politica si ragiona sull’ultimo fatto rilevante, che sempre fa piazza pulita del pregresso. Quindi oggi siamo ad un’offerta robusta e difficile da respingere per Matteo Salvini, che dovrà nelle prossime ore lavorare di fino sul dossier.

Di Maio infatti compie due passi avanti molto significativi, accantonando ogni ambizione diretta per la guida del governo e sgomberando il campo dai toni apocalittici usati per settimane contro Berlusconi, che oggi viene “ricollocato” ad accettabile esponente di un’altra generazione. Insomma propone qualcosa di molto simile a quello che Salvini ha chiesto per due mesi, cioè la possibilità di un patto di governo Lega-M5S privo di ogni ostilità esplicita sulla presenza di Forza Italia nella maggioranza.

A questo punto della domenica dunque abbiamo una novità, per giunta di quelle importanti. Da essa però scaturiscono subito due domande, cui tentiamo di rispondere qui. La prima è ovvia: perché Di Maio oggi sfodera questa sorpresa? La risposta c’è e contiene due elementi. Innanzitutto Di Maio ha ben chiaro il fatto che un fallimento totale di ogni trattativa ed il precipitare alle urne avrebbe lui come principale vittima politica, essendo lui il titolare del pacchetto di voti più importante scaturito dalle urne del 4 marzo. In secondo luogo c’è da considerare un tema più generale, che riguarda l’intero movimento a cinque stelle.

Esso infatti, al netto degli anatemi di Beppe Grillo, è di fronte alla sua vera prova di maturità, quella che ne certifica il ruolo nel sistema istituzionale della Repubblica. Ebbene questa prova non può essere giocata passando per gli “sfascia carrozze”, incapaci di ogni dialogo con le altre forze politiche ed in particolare con la Lega di Salvini. Ecco quindi la necessità di un ultimo tentativo, che deve essere fatto con grande realismo (oggi Di Maio ne ha dato prova), poiché non c’è più spazio per fare sparate roboanti. La seconda domanda è invece più difficile da trattare, perché ci conduce a chiederci quali margini di successo vi sono.

Salvini certo non può trattare con sufficienza la proposta, giacché è accettabilmente in linea con quanto da lui sostenuto ripetutamente. Dovrà quindi ragionarci su con grande attenzione, insieme ai suoi alleati Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Il Quirinale ha pronta una soluzione “tecnica”, cioè l’ennesima sconfitta della politica degli ultimi due decenni.

Sta ora ai due giovani leader usciti forti dalle urne giocare la partita, provando a vincerla. E non solo nel loro interesse poiché il governo, fino a prova contraria, è di tutti noi.



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