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Le polemiche sulla moneta con cui Trump già commemora i risultati dell’incontro con Kim

Non è ancora del tutto definito se il Presidente americano Donald Trump incontrerà il satrapo nordcoreano Kim Jong-un, come previsto, il 12 giugno a Singapore, ma già la Casa Bianca ha fatto uscire una moneta commemorativa del meeting, destinato a diventare un passaggio simbolico nel percorso verso un qualche genere di denuclearizzazione della penisola coreana, pezzo dell’eredità che l’attuale Casa Bianca vuol già lasciare in termini di politica estera.

Mentre oggi a Washington arriva Moon Jae-in, presidente sudcoreano che ha già visto personalmente Kim in un altro incontro storico (Moon è stato il motore che ha innescato la rincorsa diplomatica che attualmente ruota attorno al dossier nordcoreano, un tempo invece fulcro di un confronto militare), la White House Military Office – unità militare assegnata al presidente – ha diffuso ufficialmente il nuovo conio da collezione.

Subito polemiche – come d’altronde tutto quel che ruoto attorno a Trump produce: sensate o meno, se ne parla. Per esempio, Robert Kelly (che è l’analista della BBC diventato celebre per il blitz di sua figlia, e tata al seguito, durante una diretta televisiva) dice su Twitter che le monete sono semplicemente volgari, ma non solo, aggiunge che “legittimano il culto della personalità” del presidente: “Immaginate cosa avrebbe detto la Fox se l’avesse fatto un altro?”.

C’è chi fa notare che Kim viene ripreso con il doppio mento, chi sottolinea che il suo nome è preceduto da “Leader Supremo”, come a onorare il ruolo del dittatore che guida un regime repressivo che ha internato oltre centomila persone. Qualcuno sottolinea anche che la moneta raffigura Trump e Kim che si guardano a vicenda, come se fossero sullo stesso piano – che è esattamente il tipo di standing che Pyongyang vuole raggiungere attraverso il summit con Trump (essere considerati attori atomici, è il pensiero profondo di Kim).

La Casa Bianca s’è trovata addirittura costretta a emettere una nota ai giornalisti firmata da Raj Shah, il principal deputy della Press Secretary, per spiegare che sul design di queste monete non ha alcun ruolo, sono create dall’agenzia militare secondo una prassi del 2003: servono come souvenir per commemorare importanti eventi e quasi tutti i viaggi all’estero.

La moneta e le polemiche collegate valgono ben poco, ma il problema più grosso è che quel che la nuova “challenge coin” (si chiamano così: monete della sfida) può rappresentare nell’approccio, anche solo psicologico, con cui ci si avvicina al vertice.

L’incontro ancora non si è tenuto, e celebrarlo in anticipo mette il presidente in una condizione di difficoltà se dovesse non ricevere il feedback sperato dalla Corea del Nord – e si sa che sul significato di denuclearizzazione tra Stati Uniti e Corea del Nord ci sono sufficienti differenze di vedute da far presupporre che dal meeting non si uscirà con una soluzione definitiva (i primi chiedono una condizione che i secondi considerano già inaccettabile: lo smantellamento completo dell’arsenale nucleare del Nord).

Il punto è, dunque, che la Casa Bianca sta già festeggiando l’incontro come un passo storico, un risultato acquisito, verso un obiettivo raggiunto (il denuke nordcoreano). Un “livello di investimento”, lo chiama Vox, che pone una domanda: che cosa succederà se Pyongyang non si mostrerà così disposta a sottomettersi alle richieste di Trump?



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