C’è solo un modo per uscire da una situazione, che sta assumendo contorni sempre più drammatici e grotteschi. Non si tratta di salvare questo o quel personaggio della politica. Sia che si tratti di Matteo Salvini o di Luigi Di Maio. O, addirittura, di Sergio Mattarella, che non ha certo bisogno di supporter. È il buon nome dell’Italia che rischia di subire un sfregio che non merita. Destinato a ritorcersi inevitabilmente contro tutti gli italiani. Lo si legge ogni giorno sui principali quotidiani esteri, dove certi luoghi comuni, che sembravano essere dimenticati, tornano di moda. Si veda solo l’articolo di Der Spiegel.
Paolo Savona faccia un passo indietro. Assuma lui l’iniziativa di dire: mi dispiace, ma non posso. Lo faccia per spirito patriottico, nel solco di quella tradizione che traspare dal suo lungo curriculum professionale. Il professore emerito non è un politico. Non lo è mai stato, nonostante la sua vicinanza al Partito Repubblicano. Egli è stato, soprattutto, un grande commis d’etat, oltre che ministro. Un civil servant che dovrebbe avere nel suo Dna il rispetto di un bene ancor più prezioso. Che è quello della Nazione che in tutti questi anni ha servito, con grande dedizione.
Sarebbe un gesto nobile, teso a dimostrare che in Italia vi sono persone in grado di capire. E di resistere nella difesa dei propri valori, anche quando tutto, seppure ingiustamente, sembra congiurare contro. Essere stato ai vertici della Banca d’Italia qualcosa dovrebbe pur aver significato. Chi ne conosce la cultura, tipica di ogni Organizzazione che ha contribuito a scrivere la storia nazionale, sa che vi sono momenti in cui sottrarsi ad un conflitto, per quanto doloroso, è necessario. Per il soddisfare un interesse superiore.
E che oggi sia in gioco questo elemento è fuori discussione. Occorre contemperare le esigenze legate alla libera espressione del voto popolare, con le prerogative del Capo dello Stato, che non può deflettere da regole di natura costituzionale. Un precedente pericoloso, in caso contrario,che ne appannerebbe il ruolo negli anni a venire. Ed ecco allora che un passo indietro liberebbe la politica italiana da un conflitto altrimenti irrisolvibile. Ci pensi professore. Noi facciamo il tifo affinché, alla fine, trionfi la ragionevolezza. Dimostrando ai tanti critici esteri che l’Italia è ancora un Paese che non ha nulla da invidiare nei confronti di coloro che vivono al di fuori dai suoi confini.