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La palude italiana ora preoccupa anche l’Europa

Di mal governo si può morire, ma anche senza un esecutivo non è che si stia granché meglio. Soprattutto se si è uno di quei Paesi convalescenti dalla crisi, col terzo debito pubblico al mondo e con poco spazio di manovra sui conti pubblici. A due mesi dal voto del 4 marzo, mentre si cerca ancora la quadra sul governo con conseguente Parlamento bloccato, arriva il primo avvertimento dall’Europa.

L’occasione sono le previsioni di primavera (qui il documento), con le quali Bruxelles tasta il polso alle economie del Vecchio continente. All’Ue non piace affatto l’attuale situazione politica e la cosa è abbastanza evidente, almeno a giudicare alcune considerazioni stizzite del commissario agli Affari Economici, Pierre Moscovici, (nella foto).  “L’incertezza sulle politiche è diventata più pronunciata e, se prolungata, potrebbe rendere i mercati più volatili e intaccare il sentimento economico e i premi di rischio”, scrive la Commissione europea nel capitolo dedicato all’Italia. Come a dire, attenzione a non tirare troppo la corda, perché lo spread, l’indicatore della fiducia verso l’Italia, potrebbe anche decidere di impennarsi.

“Non faccio commenti sulla politica italiana, non voglio dare una mia personale valutazione dei rischi politici. Posso solo constatare che ci sono state delle elezioni e che è in corso un processo di formazione del governo. Ci vuole una certa prudenza, ma anche speranza. L’Italia è un Paese al centro della zona euro, è un Paese essenziale e spero che continui a rispettare le regole della zona euro, visto che sono le regole che abbiamo concordato tutti insieme”.
Ci sono dei numeri ad avvalorare le preoccupazioni europee. Le previsioni di primavera diffuse dalla commissione infatti non promettono nulla di buono per la crescita italiana. Perché se è vero che dopo l’accelerazione della crescita nel 2017, l’economia italiana “continuerà a crescere allo stesso passo dell’1,5% quest’anno, sostenuta largamente dalla domanda interna”, è altrettanto vero che “con i venti di coda e l’output gap (differenza tra Pil reale e potenziale) che si chiude, la crescita del Pil verrà moderata a 1,2% nel 2019”. Tutto questo fa dell’Italia il fanalino di coda per la crescita, la più bassa dei 28 Paesi.
Buone notizie, invece, sul versante del debito. “Il rapporto debito/Pil ha raggiunto il suo picco nel 2017, a 131,8%, anche a causa del sostegno alle banche, e progressivamente scenderà a 130,7% nel 2018 e 129,7% nel 2019, principalmente come risultato di una crescita più forte del Pil nominale”, si legge nel rapporto”, fa sapere l’Europa.
Altra partita, il deficit, capitolo fondamentale per l’Italia, visto che da esso dipende lo spazio di manovra in cui reperire le risorse per finanziare le riforme.  “Nel 2018, presupponendo che non ci saranno ulteriori cambiamenti di politiche, il deficit italiano scenderà a 1,7%, sostenuto dalla crescita economica e da alcune misure contenute nel bilancio 2018”. E resterà all’1,7% anche nel 2019, sempre se non ci saranno cambiamenti di policy ed escludendo le clausole sull’aumento dell’Iva. Prospettive positive per il mercato del lavoro. “I trend positivi del mercato del lavoro, iniziati nel 2015, continueranno”, con l’occupazione che crescerà “in linea con l’attività economica ma anche beneficiando degli sgravi di tre anni per l’assunzione dei lavoratori giovani”, sottolinea Bruxelles. “Grazie all’aumento della partecipazione, la disoccupazione scende” a 10,8% nel 2018 e 10,6% nel 2019.

Il governo in carica da parte sua ha incassato a dovere il monito di Bruxelles sull’Italia, rivendicando però le note positive su lavoro e Pil, nonostante il dato inferiore alla media Ue. “La Commissione Ue nelle previsioni economiche di primavera conferma per l’Italia Pil e occupazione in crescita”, ha scritto il Tesoro in una nota.



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