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Vi spiego perché l’Europa (e Mattarella) non devono temere Savona. Parla Luigi Paganetto

mattarella

Paolo Savona sì, Paolo Savona no. O meglio, chi ha paura di Paolo Savona. Forse ce l’ha Sergio Mattarella, forse anche i mercati, forse Berlino. E, forse, anche Bruxelles. Sono ore confuse e a tratti drammatiche (qui l’editoriale di Formiche.net) per l’Italia e per il professore, sardo di Cagliari, già ministro e stretto collaboratore di Guido Carli che Matteo Salvini e Luigi Di Maio vogliono a tutti i costi portare al Tesoro. Lo spread, inutile negarlo, nelle ultime sedute è salito e non poco. Ma tutto questo basta a giustificare chi vuole mettere una croce sopra Savona?

Secondo Luigi Paganetto (nella foto), docente ed economista di lungo corso, in forza all’Università di Tor Vergata, no. E il perché lo spiega direttamente a Formiche.net che lo ha raggiunto in questo caldo, strano e surreale sabato politico. “Al di là delle differenze di opinione (numerose) che ci sono tra noi come studiosi sui temi europei esprimo un convinto auspicio per Paolo Savona ministro dell’economia”, premette Paganetto.

“Servono personalità come la sua in questo governo anche perché ritengo che, alla fine, pur con i suoi atteggiamenti critici si potrebbe rivelare, con la sua competenza ed autonomia, il miglior sostenitore di un’Europa che trovi la via per affermarsi, nel cambiamento, nel momento in cui l’Unione sembra voler avviare un nuovo ciclo per la sua governance”. Per Paganetto, non ci sono dunque dubbi. “Credo  che Savona sia l’uomo giusto per il nascente governo, sempre che si faccia. Perché quel che conta è che in un momento come questo serve chi possa dare alla politica economica credibilità e un’impostazione in cui equilibrio dei conti pubblici e scelte per lo sviluppo trovino la necessaria composizione”.

Le ragioni di Savona responsabile del Mef, trovano anche spazio nella coerenza di un voto popolare, quello del 4 marzo, che lo si voglia o no ha espresso una volontà, quella dei cittadini. “Non è d’altro canto pensabile un cambiamento di maggioranza politica così radicale senza la necessaria svolta verso scelte per lo sviluppo che si rivelino anche sostenibili. C’è da dare un’impronta alla politica economica. In un certo senso mi viene da pensare che Savona, per autorevolezza e rilievo, stia al governo Conte un po’ come Tremonti stava a quello Berlusconi”.

E l’Europa? C’è chi accusa Savona di scarso attaccamento alla maglia europea. “Non sono d’accordo. La scelta europeistica ed atlantica è garantita dall’impegno programmatico preso dal presidente incaricato, in accordo con il Presidente della Repubblica e poi parliamoci chiaro, Savona era nel governo Ciampi, uno degli esecutivi più europeisti. Le sue sono ipotesi di studio per un’Ue diversa, più aggiornata ai tempi e alle esigenze dei Paesi membri. Basta”.


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