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L’appello globale della comunità islamica contro gli estremismi

moschee

Formazione di “opinion leader” musulmani nei Paesi non islamici, democrazia, rispetto delle leggi dei vari Paesi, condanna del terrorismo e uso del web per diffondere idee di tolleranza contro gli estremismi. Sono alcuni punti contenuti nel documento conclusivo del Congresso internazionale delle comunità musulmane tenutosi negli Emirati Arabi Uniti l’8 e il 9 maggio e diffuso dalla Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana. Le “raccomandazioni” concordate nella riunione di Abu Dhabi, alla quale hanno partecipato oltre 550 rappresentanti di istituzioni islamiche di oltre 140 Paesi, costituiscono un appello globale che riassume diritti e doveri e sollecita un maggiore impegno verso quello che è ormai il principale nemico: il terrorismo di matrice islamista presente in molte aree del mondo.

Il Congresso ha innanzitutto ribadito il rispetto di qualunque convenzione internazionale sui diritti delle minoranze religiose, in particolare le norme sulle discriminazioni razziali e religiose e le pulizie etniche: le stragi di cristiani, per esempio, sono all’ordine del giorno. Inoltre, i musulmani devono rispettare le leggi e le integrità dei loro Paesi ed è ribadita la “condanna totale” del terrorismo. Nel documento finale si sottolinea che l’obiettivo principale della conferenza sta nell’appello all’integrazione delle società musulmane nel rispetto della multiculturalità. Alla riunione di Abu Dhabi è stata adottata la Carta globale delle comunità musulmane che chiede all’Onu “un accordo internazionale vincolante” per proteggere i diritti delle minoranze e prevenire ogni forma di odio e di discriminazione razziale o religiosa, accordo che ogni Paese dovrebbe far proprio mentre i musulmani devono impegnarsi per la pace proteggendo “i propri figli dalle correnti estremiste e dai movimenti separatisti”.

Un’altra novità è il Consiglio mondiale delle comunità musulmane che deve sforzarsi di correggere “l’immagine stereotipata dell’Islam e dei musulmani” avvicinando le “componenti della comunità umana e lavorando per costruire ponti tra i suoi cittadini”. Sarebbe particolarmente importante se questo Consiglio riuscisse a raggiungere un altro obiettivo che si pone, quello di “rinnovare il discorso religioso” e di “rinnovare la familiarità con il diritto islamico secondo la sua purezza originaria”. Tutti i partecipanti al congresso si impegnano ad affrontare le cause dell’estremismo, a utilizzare i social media e le piattaforme audio-video per promuovere dialogo e tolleranza creando siti web a questo scopo, a invitare i leader politici e religiosi musulmani a non usare il linguaggio dell’intolleranza, a formare “figure trainanti e opinion leader nelle comunità musulmane dei Paesi non islamici” per promuovere coesistenza e tolleranza.

Il documento finale sembra un libro dei sogni e per ora si può apprezzare lo sforzo. Uno sforzo che, come si ricorderà, fu compiuto nel gennaio 2017 da tutte le componenti dell’Islam italiano con la sottoscrizione del Patto con il ministero dell’Interno: riconoscimento della laicità dello Stato, contrasto al radicalismo religioso, formazione di imam che assicurino tra l’altro parità dei diritti tra uomo e donna e pluralismo confessionale, accesso nei luoghi di preghiera ai non musulmani, sermone del venerdì in italiano, trasparenza nei finanziamenti.
Non mancheranno occasioni già nel prossimo futuro per vedere se quanto deciso dal Congresso negli Emirati Arabi troverà le prime applicazioni.


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