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Ecco come la tecnologia Blockchain può aiutare l’intelligence e la democrazia

blockchain

Tra le opportunità offerte dalla tecnologia Blockchain non c’è solo lo sviluppo di criptovalute. La catena di blocchi, la cui applicazione più nota è quella del Bitcoin, è in realtà uno strumento versatile che potrebbe essere utilizzato anche in ambito intelligence o per arginare uno dei fenomeni più pericolosi con i quali ci si confronta oggi in Rete, quello delle fake news.

IL CONVEGNO ALLA CAMERA

Queste prospettive sono state analizzate stamane nell’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, dove si è tenuto un nuovo convegno nell’ambito del ciclo di incontri Intelligence Collettiva, promosso con l’obiettivo di “diffondere la cultura della sicurezza tra tutti i cittadini” e di “puntare a costruire una società resiliente e dal carattere innovativo” dal sottosegretario di Stato alla Difesa Angelo Tofalo (M5S), già componente, durante la passata legislatura, del Copasir, il comitato parlamentare di vigilanza sui servizi segreti.

CHE COS’È E COSA CONSENTE DI FARE

Quando si parla di questa tecnologia ci si riferisce, secondo le definizioni più diffuse, a un database strutturato in blocchi (Block) o nodi di rete che sono tra loro collegati (Chain) in modo che ogni transazione avviata sulla rete debba essere validata dalla rete stessa. In sintesi la Blockchain è rappresentata da una catena di blocchi che contengono e gestiscono più transazioni.

Con Blockchain vengono scambiati dati in modo crittografato, quindi non viaggiano mai dati in chiaro ma i dati vengono memorizzati all’interno del database. Quello che si ha su Blockchain è un’impronta crittografica di relazione con le informazioni memorizzate all’interno del database, piuttosto che vengono crittografati per essere poi decriptati solo a fronte di determinati livelli di permesso. Quindi, da un determinato punto di vista, questa concezione rende il sistema più affidabile – perché i dati non viaggiano mai in chiaro -, dall’altro il concetto di avere questa informazione ridondante su una serie di nodi che costituiscono i registri distribuiti del network Blockchain assicura l’impossibilità di avere un punto di fallimento unico del sistema come avviene nei sistemi centralizzati. Perché anche attaccando un nodo e andando ad hackerare un nodo di fatto queste informazioni sono replicate sugli altri nodi.

Come detto, gli utilizzi pratici di tutto ciò sono praticamente infiniti: non solo banche e finanza, ma anche sanità, supply chain e persino cyber security e salvaguardia dei processi democratici.

IL SOSTEGNO ALLA DEMOCRAZIA

“Il digitale, e in particolare il Protocollo Blockchain”, ha rimarcato durante il saluto di apertura il presidente della Camera, Roberto Fico, “ci introduce a possibilità applicative che vanno ben oltre la sola sfera amministrativa e che riguardano le modalità stesse con cui si adottano le decisioni pubbliche. Esse possono incidere in profondità sulle stesse forme della nostra democrazia”. In particolare, ha osservato la terza carica dello Stato, “le tecnologie digitali possono offrire un supporto decisivo per consentire il lancio di esperienze innovative di democrazia deliberativa centrate sulla partecipazione attiva e informata dei cittadini alle decisioni pubbliche. Basti pensare ai diversi strumenti sperimentati in varie forme e con diverse finalità tra i livelli di governo: ad esempio i ‘dibattiti pubblici’ per la costruzione di grandi opere promossi in diversi Paesi europei” o, ancora, il lancio “della Camera dei Comuni britannica”, dell’esperienza “delle petizioni online e nuove forme di consultazione dei cittadini nell’ambito delle attività istruttorie delle Commissioni parlamentari”.

LA PIATTAFORMA ROUSSEAU

Il pensiero va immediatamente del voto online sulla piattaforma Rousseau usata dal M5S per consultare gli iscritti. “Stiamo lavorando a nuovi progetti. Uno su tutti quello di applicare tecnologie di Blockchain al voto: ciò consentirà una certificazione distribuita di tutte le votazioni online e un meccanismo di voto più solido”, aveva scritto lo scorso marzo in un commento sul Washington Post proprio Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto.

L’IDENTITÀ AUTOSOVRANA E LE FAKE NEWS

In questo senso, durante la conferenza di oggi si è discusso di sistemi di applicazione della blockchain che vanno al di là quanto già osservato in ambito finanziario, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di una democrazia più partecipativa e per la protezione e la condivisione dei dati personali. L’applicazione della Blockchain e del sistema di chiave privata e pubblica per le identità digitali, si è detto al convegno, presuppone l’idea che non ci sia alcun terzo che si possa frapporre tra noi e i nostri dati, come accade tramite l’accesso attraverso il profilo Google o Facebook a piattaforme social secondarie, bensì teorizza dei sistemi di identità auto-sovrani che siano interoperabili e maneggiabili liberamente – e privatamente – dall’utente. Sulla falsariga di quanto ipotizzato per la condivisione dei dati, la Blockchain potrebbe essere impiegata anche per proteggere il bene per eccellenza delle democrazie, ovvero il voto, il diritto e la segretezza dello stesso. Utilizzare questa tecnologia come meccanismo di democrazia partecipativa potrebbe essere un passo successivo, in quanto le chiavi crittografiche non sono hackerabili (o meglio non entrambe), e il meccanismo decisionale sarebbe decisamente più fluido. Si sta ipotizzando, in pratica, di legare alla Blockchain le identità dei cittadini, ad esempio i documenti che possediamo in forma cartacea o la stessa tessera elettorale, poiché un voto finito nella Blockchain non avrebbe potenzialmente alcuna possibilità di essere falsificato, rubato o non scrutinato.

IL PROGETTO TRUE IN CHAIN

Nell’era del fact checking e delle fake news, la tecnologia Blockchain può essere resa operativa anche per il controllo di quanto viene diffuso online. Il progetto True In Chain presentato da Marco Franco dello Iassp mira proprio a smascherare le notizie false circolanti in Rete tramite la tecnologia blockchain. Questa opererebbe mettendo in competizione i promotori di fake con i debunker, una nuova figura professionale incaricata di smascherare le notizie false, creando un vero e proprio ranking di pagine e giornalisti in aggiornamento costante e consultabile dagli utenti.

GIUSTIZIA E INTELLIGENCE

Il giurista Fulvio Sarzana ha invece affermato che una vasta applicazione di questa tecnologia a livello internazionale non è però dietro l’angolo, perché molti ambienti – anche istituzionali e pubblici – la considerano ancora più un rischio che un’opportunità. Eppure la Blockchain avrebbe applicazioni non irrilevanti dal punto di vista della sicurezza nazionale e di contrasto al crimine, se si pensa a tutte le transazioni registrate e all’impossibilità di nasconderle in un secondo momento, anche e soprattutto nei procedimenti giudiziari o nelle attività di controllo, nei quali lo strumento potrebbe essere utilizzato.


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