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Perché la Lega di Salvini cresce nei sondaggi (mentre il MoVimento 5 Stelle cala)

sondaggi

Il sorpasso ancora non si è consumato, ma se i trend di queste settimane dovessero confermarsi anche nelle prossime non è difficile immaginare che possa concretizzarsi presto. Dai dati dell’ultimo sondaggio condotto dall’osservatorio Lorien Consulting il 20 giugno scorso emerge chiaramente come sia stata la Lega di Matteo Salvini a rinforzarsi in assoluto di più dopo il voto del 4 marzo e la nascita del governo gialloverde. Soffre, invece, il MoVimento 5 Stelle che rimane il primo partito italiano pur vedendo ridurre in modo non irrilevante i consensi raccolti in occasione delle ultime elezioni politiche.

I CINQUESTELLE ALLA (DIFFICILE) PROVA DEL GOVERNO

Secondo i numeri dell’istituto di ricerche, i pentastellati si attesterebbero al momento al 29% dei consensi, quasi 4 punti percentuali in meno di quanto ottenuto alle urne a marzo. Ma c’è di più, perché il calo è andato intensificandosi negli ultimi 25 giorni, da quando cioè i cinquestelle sono sbarcati a Palazzo Chigi e nei ministeri. Il 31 maggio infatti – quando è arrivata la notizia che l’esecutivo di Giuseppe Conte sarebbe davvero nato (il giuramento si è svolto il primo giugno) – il MoVimento 5 Stelle era ancora dato al 31%: un segnale difficilmente equivocabile delle difficoltà politiche incontrate finora dal partito guidato Luigi Di Maio nell’attesa prova del governo.

IL PROTAGONISMO DI SALVINI

Anche perché, dall’altra parte, c’è un alleato che fino a questo momento si è dimostrato abilissimo nel massimizzare i propri consensi, con un protagonismo mediatico-comunicativo che lo sta consacrando come il vero e proprio deus ex machina del governo. Almeno in questa fase. Dal 17,3% ottenuto il 4 marzo Salvini è riuscito a portare la Lega fino al 27,5, a un solo punto e mezzo di distanza dai cinquestelle. E nel frattempo, stando alla rilevazione Lorien, è anche diventato il leader politico con l’indice di gradimento più elevato, pari al 47%. Un notevole balzo in avanti dal 21% del febbraio 2018. In questo senso è da rilevare come anche Di Maio sia fortemente cresciuto – dal 26 al 45% – pur perdendo però il primo posto in classifica, che deteneva prima del voto, a vantaggio proprio di Salvini.

GLI EQUILIBRI POLITICI NELLA MAGGIORANZA GIALLOVERDE

Dati che dimostrano come il movimento debba in tutti i modi cercare di prendere le misure al suo ingombrante alleato per evitare di esserne via via fagocitato. Anche perché i ruoli ricoperti dai due leader conferiscono a Salvini un evidente vantaggio competitivo, almeno mediaticamente parlando, rispetto a Di Maio: il primo, a costo zero, sta portando avanti la sua tradizionale battaglia sul tema migranti – sul quale, come noto, trova il consenso di una parte non certo minoritaria dell’elettorato italiano -, mentre il secondo è costretto, per via del suo doppio incarico da ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, a concentrarsi su questioni i cui tempi di intervento e comunicazione sono molto meno immediati. Senza contare che in questi campi – vedi l’argomento pensioni – è necessario mettere mano al bilancio per poter procedere e che in molti casi le decisioni da adottare concretamente non dipendono solo dalla volontà del ministro, bensì di una pluralità di soggetti a vario titolo coinvolti (per risolvere una crisi aziendale, ad esempio, occorre trovare un accordo con l’impresa e i sindacati).

IL CENTRODESTRA CHE CRESCE

E in tutto questo c’è pure da evidenziare il risultato complessivo che, sondaggi alla mano, farebbe registrare il centrodestra al momento. In base ai numeri diffusi da Lorien, avrebbe raggiunto complessivamente il 43,3% dei voti, grazie al 27,5 della Lega, all’11,1 di Forza Italia e al 4,5 di Fratelli d’Italia. In altre parole, se si rivotasse oggi e la coalizione si presentasse unita, ci sarebbero numerosissime possibilità di una vittoria in solitaria del centrodestra. Senza la necessità di allearsi con un’altra forza politica. Un dato in più da tenere a mente per il MoVimento 5 Stelle nel rapporto da impostare e sviluppare al governo con Salvini e i leghisti.

E IL PREMIER CONTE?

Il suo indice di gradimento è pari al 35%, terzo in Italia dopo Salvini e Di Maio: non a caso, peraltro, visto che secondo il 44% degli italiani le decisioni assunte dal governo sarebbero il frutto di una leadership in condivisione, tra il presidente del Consiglio e i capi dei due partiti che compongono la maggioranza parlamentare. In ogni caso il 53% degli elettori manifesta un giudizio positivo sull’esecutivo e il 60% sulla scelta di Conte come premier. Se si considerano gli ultimi governi che si sono alternati a Palazzo Chigi, risulta che quelli guidati da Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi godessero, al momento del loro insediamento, di una maggiore fiducia da parte degli italiani, che però è andata in tutti i casi sgretolandosi: in alcuni più rapidamente (vedi Monti e Letta) e in altri più lentamente ma in modo sempre inesorabile (vedi Renzi). A differenza, invece, di quanto accaduto con Paolo Gentiloni, partito dal 27% e arrivato lo scorso inverno fino al 51: a ben vedere due punti più in basso rispetto al gradimento fatto registrare dal governo Conte in questi primi 25 giorni di lavoro.


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