Il presidente americano Donald Trump ha detto ai leader riuniti a Charlevoix, in Canada, sede del summit del G7, che devono ridurre drasticamente le barriere commerciali con gli Stati Uniti o potrebbero perdere l’accesso alla più grande economia mondiale.
Un’uscita che sottolinea la distanza tra gli “altri sei” e l’America (First) trumpiana. Il tema del commercio è un proxy che segna differenze profonde tra i Paesi occidentali, che vanno dall’Iran alla Russia, dal commercio agli approcci più alti, il multilateralismo contro il bilateralismo preferito da Trump.
Il Prez ha parlato in una conferenza stampa prima di partire per Singapore, dove martedì incontrerà il satrapo nordcoreano Kim Jong-un (siparietto da artista del faccia a faccia: “In un minuto capirò se fa sul serio: lo capisci subito se qualcuno ti piace, nei primi cinque secondi. Saprò molto rapidamente se emergerá qualcosa di positivo”, ha detto). Trump ha parlato delle conversazioni private che ha tenuto nei due giorni con i leader di Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Giappone e Canada.
Ha detto che li ha spinti a considerare la possibilità di eliminare ogni singola barriera tariffaria o commerciale sui prodotti americani, e che in cambio avrebbe fatto lo stesso. Ma se non vengono prese queste misure, ha detto, le sanzioni saranno severe. “Siamo il salvadanaio che tutti stanno derubando “, ha detto Trump, “e questo finirà”.
Le dichiarazioni di Trump sembrano affossare definitivamente la possibilità di una dichiarazione congiunta, uno dei passaggi classici di certi vertici, in cui si sottolinea la volontà di seguire insieme una stessa direzione, anche se i media riportano l’intenzione delle delegazioni sul “salvare” la situazione — l’assenza di questo genere di documenti sarebbe un unicum storico. Cè confusione, e le dichiarazioni più o meno ufficiali degli staffer al fianco dei leader non aiutano: i francesi dicono che ci sarà in serata (e sottolineerà le differenze con Trump sul clima: d’altronde l’americano non ha nemmeno partecipato alle discussioni specifiche, partito prima per Singapore), gli americani deviano il discorso, la Cancelliera Merkel ha detto che “sul commercio il G7 adotterà una posizione comune” sebbene “questo non risolverà i dettagli del problema” dato che “con gli Stati Uniti rimangono concezioni differenti”.
Ma manca una rotta comune su diversi temi, a quanto pare. Grosso argomento di divisione ieri è stata anche la Russia. Trump ha proposto pragmaticamente — per non perdere i contatti e tenere aperto un qualche dialogo — di reintegrare e recuperare il formato a otto, con Mosca, raccogliendo un iniziale consenso dell’Italia, e una risposta negativa da tutti gli altri paesi.
Il francese Emmanuel Macron, che aveva tenuto un incontro separato con l’americano proprio sul commercio, aveva detto ai giornalisti di aver il consenso di tutti gli europei sul continuare con l’esclusione della Russia; apparentemente dimenticandosi della posizione presa di posizione del neo-premier italiano, che però durante il vertice ha fatto capire che per quanto riguarda le sanzioni anche Roma si atterrà all’attuazione degli accordi di Minsk, quelli sulla pacificazione ucraina, “una posizione di dialogo”, condivisa con gli Usa, che “non significa abbandonare dall’oggi al domani il sistema delle sanzioni”, ha detto Giuseppe Conte.
Le dichiarazioni ardite del presidente del Consiglio italiano sulla volontà di mettere il veto alle sanzioni europee, e quelle dei leader dei partiti che sostengono il suo governo, nei giorni scorsi avevano attirato molte critiche contro Roma. Poi il cambio di rotta a margine del G7 (tempistica significativa) — testuale, Conte: essere contro le sanzioni “non significa abbandonarle dall’oggi al domani, quel sistema è legato agli accordi di Minsk che sono ancora in fase di attuazione”.
(Foto: Twitter, @RegSprecher, Steffen Seibert, dal capo dell’ufficio stampa del governo tedesco)