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L’Air force Renzi non serviva, ma la rescissione del contratto non conviene. Parla Tricarico

Stop all’Air force Renzi, l’aereo di Stato voluto nel 2015 dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi che, con un accordo di leasing, costava allo Stato 150 milioni di euro per 8 anni. Ad annunciare lo stop – e le voci di spesa – i ministri a 5 Stelle dei trasporti, Danilo Toninelli, della difesa, Elisabetta Trenta, e del lavoro/Mef, Luigi Di Maio, nonché il premier Giuseppe Conte. “Meno spreco di denaro pubblico, meno spese inutili”, si legge sul profilo Facebook di Conte, e Formiche.net ha chiesto al generale Leonardo Tricarico se effettivamente dalla rescissione del contratto con Alitalia ci sarà un risparmio per le casse dello Stato.

Generale, è possibile rescindere un contratto come quello dell’Air force Renzi?

È tecnicamente possibile, si perderebbe quasi per intero l’importo del leasing a termini contrattuali e si risparmierebbe soltanto il costo di esercizio da qui al termine del leasing. Questo vuol dire carburante, handling, esercizio vero e proprio del mezzo. Non è conveniente.

Cosa sarebbe stato conveniente fare, a suo giudizio?

Non c’è dubbio che i rilievi effettuati oggi dagli esponenti del governo in carica siano tutti pertinenti e condivisibili. Ciò che non è condivisibile è un provvedimento per il solo velivolo soprannominato Air force Renzi, il problema riguarda l’intera flotta di Stato di cui l’Air force Renzi è l’esempio più evidente e anche l’espressione più emblematica dello spreco. Sono a conoscenza di un disegno di legge per regolamentare, riscrivere le norme sull’utilizzo della flotta di Stato che il Movimento 5 Stelle aveva messo a punto già molti mesi fa, prima di arrivare al governo.

Di cosa parlava il disegno dilegge a cui si riferisce?

Erano norme, che io ho avuto modo di vedere in bozza, che irrigidirebbo la concessione dei velivoli di Stato in coerenza con criteri più rigorosi e quindi meno idonei a consentire un abuso. Di questo disegno di legge del quale sono certo esisteva un testo non se ne parla più e forse sarebbe il caso di riprenderlo e portarlo ad approvazione in Parlamento.

Niente più aereo di Stato, non è una perdita per l’Italia a livello d’immagine?

L’Italia ha quatto velivoli Boeing 767 attualmente adibiti a rifornimento in volo per l’Aereonautica militare. Basterebbe l’adeguamento di uno dei quattro per le esigenze del presidente del Consiglio e non ci sarebbe da prendere alcunché in affitto, ci sarebbero già gli equipaggi pronti, e il velivolo solo da adattare con dei kit per le esigenze particolari del trasporto di Stato. Ma non solo.

Cosa intende?

Voglio dire che va rivista non solo la flotta di Stato propriamente detta, e in forza all’Aeronautica militare, ma anche la flotta che viene impiegata per voli riservati, cercando di capire se anche quella può essere soggetta a una rivisitazione. Sarebbe anche opportuno che in ambito di consuntivo delle spese sostenute dall’Aeronautica militare per sostenere le attività della flotta di Stato, l’intero importo venisse restituito all’Aeronautica perché quelle partite di bilancio sono state destinate per la difesa dello Stato, ossia per far addestrare i piloti dell’Aeronautica, e non certo per far volare la flotta di Stato.

Insomma, un Air force Renzi serviva davvero all’Italia?

Un velivolo a lungo raggio, come l’airbus 340 o come il Boeing 767 dell’Aeronautica se si decidesse di impiegarlo, statisticamente non serve. Perché nell’arco di un anno sono al massimo una o due le occasioni in cui si utilizza un velivolo che abbia un raggio di azione così espanso. E anche in quelle sporadiche occasioni si tratterebbe di fare uno scalo per il rifornimento carburante per i velivoli che la presidenza del Consiglio ha già in utilizzo.



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