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L’Egitto è al centro della politica estera italiana. Ecco perché

Dopo Matteo Salvini ed Enzo Moavero Milanesi è il turno di Luigi Di Maio in Egitto. Il vicepremier sarà in visita ufficiale il 28 e il 29 agosto. La notizia è stata confermata dal Mise. In agenda è previsto un incontro con il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al-Sisi e altri membri del governo egiziano. Tra i temi principali c’è l’interesse di rafforzare in maniera graduale il rapporto di collaborazione bilaterale in settori strategici come energia, infrastrutture e scambi commerciali ed economici. Spazio anche per i fatti legati “all’omicidio del giovane Giulio Regeni, alla collaborazione tra le nostre Procure e che vedono il Governo italiano determinato nella ricerca della verità”. Di Maio è il terzo ministro che viaggia in Egitto negli ultimi due mesi.

“Vogliamo ricostruire buoni rapporti con l’Egitto – ha dichiarato il ministro degli Interni e vicepremier Matteo Salvini al Corriere della Sera dopo il viaggio al Cairo -. Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, per l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un paese importante come l’Egitto”. Ha detto che con Al Sisi ha parlato di sviluppo economico, della necessità di spingere gli scambi commerciali e il ritorno di investimenti italiani in Egitto: “Un’azienda come Eni sta garantendo prosperità e lavoro in Egitto e Italia. Abbiamo ringraziato per la sicurezza che viene garantita alle imprese italiane”.
Il ministro Moavero Milanesi si è concentrato sugli affari regionali di interessi comune: la crisi in Libia e gli impegni per sostenere la missione dell’inviato delle Nazioni Unite. Il capo della diplomazia italiana ha elegiato in quell’occasione gli sforzi de Il Cairo per unire l’esercito libico e il lavoro per fortificare le istituzioni statali, la sicurezza e la stabilità del Paese nordafricano.

Durante le conversazioni con i rappresentati del governo egiziano si è parlato anche del fenomeno dell’immigrazione irregolare. Secondo Il Cairo, le misure dell’Italia hanno contribuito a frenare il flusso di migranti irregolari nelle coste egiziane da settembre del 2016.

In un’intervista con Al Jazeera, il ministro Salvini ha attaccato l’Europa sul tema dell’immigrazione, sostenendo che “non fa niente in Africa e in Libia, se non danni […] Chiedere soldi per aiutare questi paesi è un mio dovere e con le nostre scelte spero di aver dato una sveglia all’Europa, perché di parole stavamo morendo. Noi proponiamo questa strada e speriamo di avere la maggioranza, perché un’immigrazione sotto controllo è un valore positivo per tutta l’Europa, mentre un’immigrazione incontrollata crea problemi in Europa ma anche nei paesi di partenza”. In questo senso l’Egitto sembra essere un ponte per unire e stabilizzare la Libia.
Come spiegato dal generale Marco Bertolini in conversazione con Formiche.net, l’Egitto (insieme alla Libia e il Libano) fa parte della strategia giusta di politica estera del governo. La visita di Di Maio ha ricevuto molta attenzione anche sulla stampa egiziana. Sul quotidiano Youm7 si legge che nelle ultime settimane c’è stato “un balzo senza precedenti nelle relazioni” tra Italia ed Egitto: “La visita del vice primo ministro italiano in Egitto si tiene nel quadro delle mosse effettuate dallo Stato egiziano per promuovere la cooperazione congiunta tra il Cairo e Roma e rafforzare il coordinamento e la cooperazione in tutti i settori”. L’ambasciatore dell’Egitto in Italia, Hisham Badr, ha dichiarato che “Di Maio è consapevole del ruolo di primo piano dell’Egitto nel Mediterraneo sotto la leadership di Al-Sisi”, evidenziando come il vicepremier abbia scelto Il Cairo per la prima visita all’estero da quando si è insediato. L’economia è al centro dei rapporti tra Egitto e Italia.
Un articolo della ricercatrice Claudia De Martino pubblicato sul Fatto Quotidiano il 28 giugno 2018 precisa come il commercio bilaterale Italia-Egitto “non sia mai andato così bene: +13,9% nel solo 2017 e l’obiettivo di puntare al target di 6 miliardi di interscambio dai 2,59 attuali (dichiarazione del ministro egiziano dell’Industria e commercio estero, Tarek Kabil, al Wto, dicembre 2017). Sull’Espresso invece sono indicati i dati dell’Istat: “Ad aprile 2016 il paese guidato dal regime di al-Sisi ha infatti ricevuto dall’Italia 2.450 kg di armi e munizioni—per un valore totale di oltre un milione di euro. A ciò si aggiunga il consueto finanziamento italiano alle missioni militari per il 2017 e tra le missioni rifinanziate anche l’Egitto: costo pari a 3,9 milioni e 75 soldati”. Nel 2016 le esportazioni italiane verso l’Egitto hanno prodotto 3.089,11 milioni di euro. Le aziende italiane presenti in territorio egiziano sono 130 e producono circa 2,5 miliardi di dollari. Il quotidiano La Stampa sottolinea l’incremento del 94% del turismo italiano in Egitto nel 2017, con l’apertura di nuove rotte della compagnia Air Cairo.
Un caso a parte è rappresentato dall’Eni. Presente in Egitto dal 1954 attraverso la filiale IEOC, la petrolifera italiana è la principale produttrice del Paese con 260,000 boed di gas naturale al giorno. Un report dell’Eni indica il ritrovamento di una nuova riserva di gas a Faghur durante una nuova operazione di esplorazione.
Ad agosto il ministro del Petrolio e le risorse minerali dell’Egitto, Tarek El-Molla, ha firmato tre nuovi accordi per l’esplorazione di petrolio e gas naturale nel Mediterraneo, Sahara Occidentale e il Nilo per circa 139,2 milioni di dollari. Il primo è siglato tra la Compagnia Egiziana di Gas Naturale, Tharwa Petroleum e l’Eni per due nuovi giacimenti nel Mare Mediterraneo dell’Egitto. Il secondo tra l’Autorità Petrolifera dell’Egitto, l’Eni e la croata Ina per l’apertura di nuovi pozzi petroliferi a Raas Qattara e il terzo tra l’Autorità Petrolifera dell’Egitto, Eni e la British Petroleum per quattro pozzi sul Nilo. Nuove scoperte che contribuiscono all’apprezzamento dei titoli di Eni a Piazza Affari.
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