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Errori gravi ed effetti peggiori. Il governo e Genova secondo Carnevale Maffè

genova conte di maio toninelli

Questo governo sta mettendo a rischio gli italiani che, durante questo ponte di ferragosto, si trovano a viaggiare sulla rete autostradale che percorre tutta la penisola. Questa, al momento, è gestita dallo stesso concessionario che viene attaccato dai vari esponenti della maggioranza. Inoltre, la scelta di condannare Autostrade per l’Italia – così come Atlantia – è una decisione arbitraria che si ripercuoterà su tutte le aziende che hanno a che fare con lo Stato: a rischio c’è la fiducia verso il governo italiano ed è qui che entrano in gioco il debito pubblico e lo spread. Non ci va leggero Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente alla Sda Bocconi: le parole del governo successive al crollo del ponte di Genova sono irresponsabili e arbitrarie, oltre ad essere false. L’Europa, infatti, non ha alcuna responsabilità sulle spese della manutenzione delle infrastrutture nazionali e ha, anzi, sollecitato più volte l’Italia a rendere più trasparenti le modalità con cui concede e rinnova le concessioni.

Professore, cosa ha capito delle dichiarazioni incrociate di questi giorni sulle responsabilità del crollo del ponte Morandi a Genova?

Ci sono due punti importanti: il primo è la posizione che attribuisce ai vincoli europei una presunta ma inesistente carenza di manutenzione di quel ponte. Il secondo punto riguarda l’identificazione della responsabilità in capo al concessionario, nel caso specifico ad Autostrade per l’Italia, che il governo ha fatto ieri con la conferenza stampa, facendo fondamentalmente un processo sommario in cui, senza perizie e verifiche tecniche ha deciso che la responsabilità di tutto questo è nella manutenzione che non sarebbe stata fatta – ma è tutto da vedere – dato che il ponte era sotto manutenzione sistematica da parte appunto del concessionario. Posto che Anas – e quindi il governo italiano – è proprietario di quell’asset, voglio ricordare che i doveri di sorveglianza e supervisione da parte del concedente, e cioè dell’Anas, non sono mai venuti meno. Se c’è qualcuno che ha il primo compito di sorvegliare la buona gestione – comprese le opere di manutenzione straordinaria – è proprio il proprietario del bene. Quindi lo Stato italiano. Se c’è una negligenza su eventuali interventi sulla manutenzione straordinaria temo che non riguardi solo il concessionario, ma anche il proprietario e questo andrà verificato.

Salvini, ma non solo, anche il ministro Tria, hanno parlato di vincoli di bilancio che arrivano dall’Unione europea. Esistono davvero?

C’è un documento dell’Ocse che parla in maniera chiarissima della quantità di investimenti effettuati in manutenzione e infrastrutture (qui il grafico) ed è evidente che l’Italia spende pochissimo per nuove infrastrutture, spende molto ma con risultati purtroppo scarsi, per manutenzione straordinaria, quindi semmai succede il contrario rispetto a quanto si è detto in queste ore: facciamo poca spesa in investimenti su nuove infrastrutture, e facciamo molta spesa inefficiente per manutenzione e aggiornamento delle infrastrutture vecchie. La spesa media per chilometro è tra le più alte in Europa, noi siamo secondi solo ad alcuni Paesi del nord. Teniamo presente che la spesa di manutenzione per i tratti autostradali in concessione non finisce in questa cifra, non è di competenza dell’Unione europea, non è di competenza del governo italiano ma è oggetto di accordi di concessioni e di convenzioni specifiche da parte di Anas e Società Autostrade, quindi parlare di vincoli europei è semplicemente falso. Anzi, è vero il contrario.

Cosa intende?

L’Europa sollecitava l’Italia a realizzare nuove infrastrutture tra cui la Gronda di Genova il cui finanziamento era stato approvato e sollecitato ma vedeva l’opposizione della forza che ora è al governo con una quota di maggioranza relativa, cioè il Movimento 5 Stelle che nella sua storia si è sempre opposto a tutte le opere infrastrutturali, e in questo caso la Gronda di Genova. È ovvio che la relazione fra la Gronda di Genova e il crollo del ponte non è in alcun modo dimostrabile, infatti il problema non è dimostrare che c’è colpa nel Movimento. Dimostrare che l’asserzione sulla mancata manutenzione non è imputabile in alcun modo all’Unione europea e per la mancata realizzazione di nuove infrastrutture è ugualmente impossibile.

Crede che se fosse stata costruita la Gronda di Genova non ci sarebbe stato il crollo?

Un ponte che viene utilizzato per un numero di transiti decisamente superiori a quelli prevedibili al momento della sua costruzione, ovviamente se viene alleggerito e viene bypassato da un’opera più moderna, diciamo che, perlomeno a parità di altre condizioni riduce il rischio. Ciò detto è illegittimo attribuire al Movimento 5 Stelle qualsivoglia responsabilità sul crollo di questo ponte, così come è illegittimo attribuire all’Europa qualsiasi tipo di responsabilità sulla mancata manutenzione di un bene che è oggetto di concessione le cui spese di manutenzione sono oggetto di una convenzione di cui non abbiamo tutti gli elementi tra Anas e Società Autostrade, per cui il budget per costruire o manutenere quel ponte non è in alcun modo afferente a bilanci pubblici. È oggetto di un accordo convenzionale tra il proprietario – Anas – e Società Autostrade per l’Italia che per la manutenzione e per gli investimenti concorda il piano di investimenti e di solito recepisce il costo di questi investimenti sulle tariffe autostradali e noi tutti ne sappiamo qualcosa, avendo tariffe autostradali notevolmente elevate, abbiamo anche una rete autostradale particolarmente complessa e decisamente migliorata negli ultimi anni.

L’Europa, quindi, non c’entra niente…

Imputare la responsabilità all’Europa e alla Società Autostrade, che opera in funzione di una convenzione sottoscritta con lo Stato, è semplicemente una bufala incommensurabile. Lo ha capito tutto il mondo, l’opinione pubblica europea stigmatizza questo ennesimo cinico e opportunista tentativo da parte di membri del governo di incolpare l’Europa per quella che è un tema del tutto italiano e del tutto domestico. I soldi per la manutenzione, così come per la ricostruzione del ponte li avrebbe messi Atlantia, e si parla quindi di fondi privati.

Atlantia, dopo i vari attacchi, ha visto il suo titolo crollare in Borsa…

Certo, qui arriviamo al secondo punto, quello di fare processi sommari alle aziende senza aspettare le regolari procedure previste dalla legge. È un atteggiamento sconsiderato dal punto di vista istituzionale che non depone a favore della credibilità del governo il quale si permette in una notte, senza attendere le procedure legali, di fare l’accusa, il giudice e il boia, facendo un processo senza portare prove, passando alla sentenza e arrivando anche a comminare la pena sotto forma di multe, millantate dal ministro, volontà di non pagare penali, intenzione di revocare la convenzione, non rispettando tempi e modalità della giustizia con dichiarazioni irresponsabili che aggravano purtroppo l’emergenza.

A cosa si riferisce?

Le dichiarazioni che si sono susseguite in queste ore non mettono l’azienda concessionaria nelle condizioni di fare in serenità tutte le operazioni che servono per assicurare il regolare svolgimento delle operazioni post crollo. Ricordo che le autostrade sono oggi, 16 agosto 2018, sotto la legale concessione dello Stato ad Autostrade per l’Italia, quindi il traffico autostradale, la sicurezza, i caselli, la sorveglianza, oggi è ancora affidata per migliaia di chilometri e per milioni di persone, durante il ponte di ferragosto, a una società che viene messa sotto accusa in maniera del tutto priva di prove e del rispetto delle procedure istituzionali. Trovo tutto questo di una gravità inaudita, non è così che si comporta un governo di una democrazia moderna e occidentale, pur nella gravità del fatto bisogna rispettare le leggi e le procedure. Delegittimare in maniera arbitraria un’azienda che probabilmente avrà delle responsabilità, ma vanno tutte dimostrate, è un problema di metodo non di merito.

Il governo non avrebbe dovuto condannare la concessionaria?

Se viene a mancare il principio del garantismo, cioè del fatto che nessuno è colpevole fino a che non sia stato dichiarato tale da un legittimo tribunale, se il governo si mette a fare processi sommari, mette a repentaglio la sicurezza degli italiani, oggi. perché crea condizioni di incertezza nella gestione di un infrastruttura cruciale per il Paese come sono le autostrade. Non solo per gli italiani, ma anche per le migliaia di turisti. Io trovo che sia irresponsabile, anzi dirò di più: mettere sotto processo un’azienda con un atto sommario e illegittimo è un atto sconsiderato, io mi vergogno di avere un governo che dichiara queste cose davanti a tutto il mondo e temo per la sicurezza degli italiani e dei turisti che stanno in Italia.

Grandi opere, Alitalia, Ilva. Sembra che il governo si stia muovendo nella direzione di una maggiore presenza dello Stato, anche in questo caso sembra sia così…

La proprietà di un asset è una scelta legittima di politica economica. Semmai, la critica è quella sull’opportunità, sul rapporto costi-benefici e sul fatto – che è tutto da dimostrare – che la gestione pubblica delle strade (guardi l’Anas e guardi la Salerno-Reggio Calabria) sia migliore di quella dei privati. Noi abbiamo evidenze contrarie, sistematiche e inoppugnabili che la gestione pubblica (basta solo portare l’esempio di Atac per il trasporto pubblico locale) sia nettamente peggiore di quella privata. Ma questi sono indicatori economici. Se un governo vuole nazionalizzare e il Parlamento è d’accordo, ha il diritto di farlo, ma deve rispettare le leggi e, nel caso specifico, non deve usare poi aiuti di Stato. Che il governo voglia nazionalizzare Autostrade non è il frutto di una ponderata analisi di costi e benefici, è semplicemente un atto di reazione scomposta. Detto da economista, però, che quella concessione meriti uno scrutinio e una revisione è altrettanto necessario.

Cosa intende dire con “scrutinio”?

Revocare la concessione o rivedere quella concessione è legittimo. Da un certo punto di vista è anche doveroso ripensarne le condizioni, posto che scadono nel 2038 quindi non mi sembra proprio una questione urgente, ma io e alcuni miei colleghi lo sosteniamo da mesi, da anni, che le condizioni di quella concessione non sono trasparenti, anche perché sono secretate e quindi non sono soggette al pubblico scrutinio. Una delle cose che avrebbe dovuto fare il governo, visto che sostiene di essere il governo del cambiamento, è rendere pubbliche tutte le parti di questa concessione, e invece non lo ha fatto. Una delle cose che avrebbe dovuto fare il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture era quello di segnalare eventuali problemi al bene che viene considerato a rischio, come nel caso specifico del ponte di Genova, invece non lo ha fatto.

Sulle concessioni l’Italia è stata spesso ripresa dall’Europa per le procedure poco trasparenti…

L’Europa ha più volte richiamato il governo italiano perché estende la durata di concessioni senza sottoporle a gara, cosa che è successa anche nel caso specifico, se non sbaglio, per la Livorno-Civitavecchia. Quindi è evidente che un intervento pubblico per garantire più trasparenza e una maggiore competizione nel mercato, non per nazionalizzare, sia necessario. Se si vuole invece nazionalizzare per tornare a una logica sovietica in cui lo Stato non solo possiede, ma governa tutto, con Alitalia, con Ilva, con le autostrade, è chiaro che non ci sono i soldi, non ci sono le competenze e da ultimo l’analisi costi benefici siamo noi cittadini a chiederla allo Stato.

La revoca della concessione quanto costerebbe all’Italia?

Il caso di autostrade è del tutto strumentale. La revisione di queste concessioni come sappiamo dagli articoli 9 e 9-bis è soggetta a clausole molto stringenti, dal mio punto di vista anche molto assimmetiche, e rivederla oggi sarebbe molto complesso e molto costoso per l’Italia. Un eventuale revoca unilaterale comporterebbe spese nell’ordine di decine di miliardi, a giudicare dalla clausole viste rapidamente, e uno strascico legale che durerebbe anni se non decenni. In ogni caso, stiamo parlando di una concessione che scade nel 2038 quindi non mi sembra di urgenza immediata. Che poi questo Paese abbia bisogno di nuove infrastrutture e migliorare quelle esistenti non c’è dubbio. Questo però dovrebbe andare nella direzione di una maggiore delega ai privati.

Nella direzione opposta delle nazionalizzazioni, insomma.

Sì, perché i privati hanno accesso al mercato e possono finanziare queste opere, mentre il pubblico ha un problema di riduzione del debito. Se vogliamo parlare di un aumento di spese infrastrutturali, cosa giusta, è evidente che lo strumento ideale è quello della concessione e quindi dell’utilizzo di capitali privati, visti i vincoli di bilancio, che non sono quelli dell’Ue, ma derivano dai 230 miliardi di debito pubblico e abbiamo una tradizione di spesa pubblica estremamente inefficiente sia nei tempi, sia nella sostanza. Se il governo vuole aumentare nel Paese, farebbe bene a dire: procediamo a selezionare quelle aree di infrastrutture pubbliche che possono attrarre capitali privati, cosa che è successa ad esempio nel campo della telefonia mobile. In quel caso non è stato lo Stato a fare la rete, ma sono stati i privati sotto concessione dello Stato. Mi pare di poter affermare che abbiamo una telefonia mobile nettamente più efficiente di quella che avevamo quando c’era il monopolio.

Gli investitori esteri come guardano a questa ennesima crisi?

Il problema è che il governo cambia le carte in tavola a gioco già iniziato. Le faccio un esempio: nel decreto dignità, in maniera inattesa, è stato introdotto il divieto di pubblicità per i siti di gioco d’azzardo. Le società legali di gioco d’azzardo hanno una concessione dallo Stato, che è necessaria per poter svolgere quell’attività, ci si sottopone quindi a regole certe. Ed è proprio grazie a questa concessione chi gioca d’azzardo in Italia è fortemente sorvegliato. Ecco, con l’introduzione del divieto è stata cambiata la natura implicita di quella concessione, la quale comprendeva il diritto di fare pubblicità ed è stato revocato in maniera imprevedibile. Quindi purtroppo non siamo al primo atto, siamo già al secondo atto – se includiamo il decreto dignità – di intervento unilaterale del governo su contratti di natura concessoria. Questo comporta che il sospetto diventi quasi una prova, ossia che il governo non si considera vincolato agli impegni contrattuali intrapresi dalla Repubblica italiana ma ritiene di dovere intervenire unilateralmente e arbitrariamente sugli accordi di concessione.

Quali conseguenze ha questo tipo di azione?

Da un lato impatta Atlantia oggi, dall’altro impatta tutte le aziende che sono soggette di concessioni, e in senso allargato impatta tutti i contraenti di patti col governo, quindi anche i titolari di debito pubblico, o di licenza bancaria. Perché quando tu hai a che fare con una parte istituzionale che dichiara esplicitamente di non voler rispettare i tempi della giustizia – così ha detto Conte – di non voler pagare le penali contrattuali – così ha detto Di Maio – è chiaro che il dubbio che dall’altra parte ci siano persone poco responsabili o comunque propense a scelte arbitrarie ti viene. Allora che fai? Scegli un’alternativa, e vai a investire da un’atra parte, o chiedi un prezzo più alto per poter contrarre un accordo con questa controparte inaffidabile. Quindi da adesso in avanti i contratti di concessione saranno più onerosi per i cittadini italiani e probabilmente questo avrà un riscontro sul fondamentale contratto di fiducia col governo italiano che è quello del debito pubblico e quindi sullo spread. E in effetti è quello che sta succedendo. Queste scelte non sono conseguenza della tragedia di Genova, sono libera scelta di un governo che sta dimostrando di non avere la preparazione e lo standing istituzionale adeguato per far fronte a questo genere di problemi.



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