Cresce la distanza tra Berlino e Washington, sempre più lontane non solo su temi economici – come le politiche di austerità nell’area euro – ma anche su quelli di sicurezza, in particolare quelli che attengono alla sfera digitale.
La nuova agenzia presentata nelle scorse ore dai ministri tedeschi dell’Interno Horst Seehofer e della Difesa Ursula von der Leyen ha infatti l’obiettivo di finanziare la ricerca in campo cyber, con il fine ultimo, dichiarato, di emanciparsi dall’utilizzo di tecnologie non solo cinesi, ma anche americane.
UN TEMA DELICATO
La questione è particolarmente delicata. Se da un lato software e hardware di Pechino sono viste con sospetto anche oltreoceano per il loro potenziale uso a fini di spionaggio, dall’altro Washington da sempre il punto di riferimento occidentale su questa materia, sia dal punto di vista commerciale sia da quello militare che si sostanzia nei sistemi, nelle reti e nella cooperazione di cyber security in ambito Nato, dove è particolarmente alta la preoccupazione per le attività di Mosca.
L’ANNUNCIO
Le ambizioni di Berlino, però, sembrano voler andare oltre. Parlando con i giornalisti, riporta Reuters, Seehofer – tra le altre cose leader del partito conservatore Csu – non ha nascosto la voglia della Germania di divenire un attore di primo piano, al pari dei colossi Usa, nel campo della cyber security.
Per farlo, il governo tedesco guidato da Angela Merkel (nella foto con Seehofer) ha lanciato questa agenzia che si propone di difendere il Paese dai numerosi attacchi informatici e minacce specialmente contro le grandi industrie, ma soprattutto di rendere, nel tempo, indipendente la nazione da ogni tipo di tecnologia informatica.
LE PAROLE DI SEEHOFER
“In quanto governo federale”, ha sottolineato il ministro dell’Interno tedesco, “non possiamo restare a guardare mentre l’uso di tecnologie sensibili con elevata rilevanza per la sicurezza è controllato da governi stranieri: dobbiamo garantire ed espandere tali tecnologie chiave nella nostra infrastruttura digitale”.
DA SNOWDEN A OGGI
Tale visione ha iniziato a maturare in Germania sin dal 2012, quando l’ex consulente dell’Nsa Edward Snowden – oggi in Russia – parlò delle attività di controllo americane sulla Rete, messe in campo dopo l’11 Settembre, che avevano riguardato anche politici tedeschi. Il caso, dalla portata globale, incrinò non poco i rapporti tra Washington e Berlino. Tuttavia, rilevano gli addetti ai lavori, quella fase pare oggi superata, mentre, di pari passo alla digitalizzazione, è cresciuta la necessità di cooperare e di non isolarsi.
I PERICOLI DELL’ISOLAMENTO
L’information sharing e la condivisione di tecnologie tra alleati rappresentano oggi, secondo gli esperti del settore, una delle maggiori garanzie di protezione in campo cyber in un mondo sempre più interconnesso, dove un solo anello debole può pregiudicare la sicurezza di tanti. La scelta tedesca farà dunque molto discutere, perché sono diversi i rischi insiti in una politica autarchica nel quinto dominio. Molte delle minacce, infatti – tanto quelle che riguardano la difesa quanto quelle di spionaggio o per la sottrazione di know-how -, vengono rilevate, sventate e attribuite proprio grazie allo scambio, in tempo reale, di informazioni sensibili condivise attraverso piattaforme tecnologiche comuni. Andare in una direzione contraria potrebbe, dunque, non rivelarsi la decisione migliore.