Sul Nicaragua la chiesa punta il dito e chiede l’aiuto della Casa Bianca. Dopo le ultime settimane di pesanti disordini interni a causa delle proteste nei confronti del governo di Daniel Ortega, è arrivato l’annuncio dell’avvenuto colloquio telefonico tra il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede e il vice presidente Usa Mike Pence.
I due si sono sentiti per discutere della loro reciproca preoccupazione per la crisi politica in corso nel Paese e Pence ha riconosciuto la leadership della chiesa cattolica sulla delicata questione, insieme alle richieste di mediazione e il processo di dialogo nazionale avanzate da Papa Francesco dall’inizio dell’anno. È di poco tempo fa anche l’accorato appello del cardinale Leopoldo Josè Brenes, arcivescovo di Managua: “Esercitate pressione sul governo affinché abbia rispetto per i vescovi, per i sacerdoti e per la popolazione”, aveva dichiarato dopo il tentativo di aggressione nei suoi confronti da parte di alcuni paramilitari.
Una situazione sull’orlo della degenerazione, di fronte alla quale la Chiesa non può chiudere gli occhi, che trova una sponda per la pacificazione nelle parole del vicepresidente americano al cardinale Parolin. Pence, infatti, riconosce al clero nicaraguense il sacrificio e l’impegno per la protezione dei diritti umani, della libertà religiosa e della promozione di negoziati per la pace.
La telefonata, dunque, ha visto l”a ferma condanna – da parte di entrambi – della violenza che continua a causare centinaia di morti in Nicaragua e il sostegno alla Conferenza episcopale nicaraguense e a tutta la comunità di fede che si è mantenuta ferma nel sostegno dei diritti umani, della democrazia e della libertà”. Si legge nel comunicato della Casa Bianca. Intanto, però, le vittime della violenza repressiva del governo Ortega continuano a crescere. Sono 450 le vittime fino ad ora accertate e tanta la distruzione che continua a fare da padrona nei quartieri ribelli di Managua.