Sono giorni decisivi per la missione Eunavfor Med, Operazione Sophia, che sta diventando un altro punto di scontro nell’ambito della politica di immigrazione tra Italia e altri Paesi europei. Nello stesso tempo, sembrano emergere punti di vista diversi all’interno del governo con le posizioni del ministro della Difesa e di quello degli Esteri da un lato e del ministro dell’Interno dall’altro.
Nella riunione dei responsabili della Difesa a Vienna il ministro Elisabetta Trenta, come previsto, ha proposto la modifica del piano operativo di Sophia con una rotazione dei porti di sbarco, con la prevalenza dell’area Sar (ricerca e soccorso) rispetto alla collocazione geografica del salvataggio e con la creazione di un’unità di coordinamento per l’indicazione del porto di sbarco che potrebbe essere gestita dall’Agenzia Frontex. Due passaggi dell’intervento del ministro chiariscono meglio la posizione italiana: “Nel 2015 ci siamo assunti la responsabilità politica di far nascere la missione” perché “si riteneva che l’azione in acque extra-territoriali sarebbe stata solo una prima fase. Le cose in Libia sono andate diversamente e la presenza di Sophia dura ormai da tre anni” durante i quali i migranti raccolti dalle navi militari della missione (circa 45mila dal giugno 2015) sono stati sbarcati solo in Italia. “Questo non è più possibile, lo dico a nome del governo. Occorre cambiare le regole” ha aggiunto il ministro spiegando che “per certi versi Sophia dimostra che l’Europa sa essere un security provider, ma penso che su di essa si giochi l’immagine dell’Europa”.
La sostanza, però, è che non c’è accordo sulla proposta italiana anche se il ministro spera che dalla riunione dei responsabili degli Esteri, prevista domani 31 agosto, possano esserci novità perché per ora ha “trovato porte aperte, ma anche chiuse”. “Oggi mi sento delusa perché ho visto che l’Europa non c’è, ma sono fiduciosa” con un ulteriore passaggio che lascia trasparire la volontà della Difesa di continuare in una missione importante e di cui l’Italia detiene il comando insieme con la necessità di una decisione collettiva: “È chiaro che dovremo fare le nostre considerazioni e ogni decisione sarà presa col governo e il premier Giuseppe Conte”.
In una nota della Farnesina alla vigilia del vertice di Vienna, era stata naturalmente confermata la posizione del governo sulla necessità della rotazione dei porti. Il ministro Enzo Moavero Milanesi rimarcherà il ruolo fondamentale della missione Sophia per il contrasto al traffico di esseri umani spiegando che l’Italia è disponibile “a un eventuale ampliamento dei suoi compiti alla zona del Mediterraneo occidentale” (oggi sottoposta a un maggiore flusso verso la Spagna). Nello stesso tempo, Moavero ricorderà “l’importanza di un accresciuto impegno europeo a sostegno dei paesi di origine e di transito, per favorirne condizioni di pace, sicurezza e crescita economica, tali da non costringere alle partenze le loro popolazioni”. In sostanza, tre i punti della posizione della Farnesina: Sophia è fondamentale, siamo pronti a venire incontro anche alle esigenze di altri Paesi e nel frattempo mettiamo mano al dossier di aiuti all’Africa.
La difficile mediazione in atto è confermata dalle parole di Federica Mogherini, Alto commissario per la politica estera e la sicurezza: “Il risultato della discussione è il pieno supporto di tutti gli Stati membri all’operazione, considerata cruciale e importante a livello strategico. Tutti i paesi sono decisi a portarla avanti”, ma pur riguardando solo il 10 per cento dei migranti salvati negli ultimi tre anni, non c’è ancora accordo sulle “soluzioni pratiche”. Certo è, ha aggiunto la Mogherini, che lo smantellamento di Sophia avrebbe delle conseguenze.
Eccoci dunque all’altra posizione del governo italiano, quella del ministro Matteo Salvini: “Se dall’Europa arriverà l’ennesimo no, dovremo valutare se continuare a spendere soldi per una missione che sulla carta è internazionale, ma poi gli oneri ricadono solo su un Paese”. Si può buttare il bambino con l’acqua sporca? Dando per quasi certa l’assenza di un accordo anche dopo la riunione dei ministri degli Esteri, toccherà a un vertice di governo tracciare la linea e non sarà facile trovare un compromesso tra anime molto diverse.