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Ecco come Di Maio e Salvini si contendono il consenso dei cattolici

Alle critiche sull’immigrazione risponde “partendo dalla vita reale” e dicendo che “un’immigrazione sotto controllo garantisce i diritti sia degli italiani sia degli immigrati”, mentre quella “degli anni scorsi porta invece caos, razzismo e scontro sociale”. Sugli attacchi di Avvenire e Famiglia Cristiana sostiene invece che “c’è un pregiudizio di fondo evidente che non mi spiego, ma me ne faccio una ragione”, visto che dopo averli ricevuti “mi hanno scritto una marea di uomini e donne di Chiesa, con nome, cognome, indirizzo, invitandomi ad andare avanti così”, “anche preti e vescovi”, ma “la cosa che mi ha colpito è che tutti si sono firmati ma con preghiera di riservatezza per evitare problemi”.

Parla a tutto tondo, senza peli sulla lingua e soprattutto rivolgendosi al mondo cattolico, il vice-premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini nella lunga intervista apparsa su La Nuova Bussola Quotidiana, il quotidiano cattolico on-line che porta avanti apertamente le battaglie di quel cattolicesimo definito come “tradizionalista”, a cui fa riferimento gran parte di quella Chiesa che non vede con grande simpatia, per usare un eufemismo, il pontificato di Papa Francesco. Un mondo emerso, negli ultimi anni, in modo particolare con le lettere contenenti i Dubia di quattro cardinali e la Correctio filialis di un centinaio di sacerdoti e laici, che considerano il Papa nientemeno che un’eretico, per via, almeno in maniera ufficiale, di alcuni passaggi contenuti nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

LA DOPPIA USCITA “CATTOLICA” DEI VICE-PREMIER SALVINI E DI MAIO

Quindi meglio dire che parla a un mondo cattolico ben preciso, Salvini, visto poi che l’intervista diffusa sul sito tradizionalista appare in realtà quasi come un contraltare se considerata invece anche quella rilasciata nel giorno precedente dall’altro vice-premier, il ministro dello Sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio al quotidiano della Conferenza episcopale italiana Avvenire. Dialogo in cui il giovane leader dei Cinque Stelle mostra non solo, ancora una volta, di intrattenere e coltivare i suoi buoni rapporti con i vescovi italiani, ma che mette in luce anche la sua preferenza nel rivolgersi direttamente a tutto quel cattolicesimo che non si ritiene affatto “antagonistico”, ma che al contrario fa riferimento, come si può certamente dire, alla propria cornice “istituzionale”.

FAMIGLIA NATURALE E QUOZIENTE FAMILIARE I PUNTI PROMOSSI DA SALVINI

Conversando con il direttore Riccardo Cascioli, Salvini ha parlato di terrorismo, di Islam, di valori cristiani e di libertà incompatibili con “un’interpretazione fanatica del Corano”, ha spiegato che sul tema dei rimpatri “occorre lavorare molto”, anche se una soluzione starebbe nell’inserirli come clausola negli “accordi commerciali” già aperti a livello europeo, e sui temi economici ha posto l’obiettivo di introdurre il “quoziente familiare, in modo da premiare la natalità”. Ma è sui cosiddetti temi antropologici che il titolare del Viminale ha calato il suo personale asso, affermando di voler difendere con “tutto il potere possibile” la “famiglia naturale fondata sull’unione tra un uomo e una donna”, toccando così la sensibilità di buona parte dell’elettorato cattolico, e segnando una distanza con gli alleati, spiegando che “siccome su questo non sempre la pensano come noi, accontentiamoci che non vengano fatti altri danni”.

GIOCO D’AZZARDO, PRECARIATO E RIPOSO DOMENICALE I TEMI DI DI MAIO CHE PIACCIONO AI VESCOVI

Da parte sua invece, Luigi Di Maio, forte del successo sul decreto dignità, nell’intervista a pagina intera su Avvenire ha spiegato che “il governo è solido e sta cambiando in meglio il Paese”, e che sull’immigrazione “l’Europa deve farsi carico del problema nella sua interezza”. Sul divieto alla pubblicità del gioco d’azzardo poi, descrivendolo come “un atto di civiltà” il leader grillino cerca di farsi appuntare la medaglia da tutto quel mondo cattolico in prima linea nella lotta alle dipendenze, mentre sul precariato è rassicurante nello spiegare che con il “freno” al “rinnovo selvaggio del contratto a tempo determinato” si dà ai giovani una “serenità maggiore per formare una famiglia”. Ma è sull’apertura domenicale dei negozi, tema di puro interesse del mondo cattolico, che il vice-ministro affonda l’ultimo colpo del suo fioretto affermando che le “liberalizzazioni del decreto Monti” hanno “favorito l’alienazione dei tempi di vita e lo sfaldamento del nucleo familiare”, “un sacrificio inutile alla luce degli incassi”.

LE POSIZIONI COMPLEMENTARI DEI DUE LEADER E IL FILO ROSSO DEL CARDINALE BASSETTI

Due posizioni quindi su alcuni tratti apparentemente distanti, ma per altri aspetti pienamente complementari. Salvini parla al mondo cattolico più tradizionalista, e arrabbiato verso alcune delle direzioni intraprese negli ultimi anni in Italia tanto dalla Chiesa quanto dalla politica, mentre Di Maio si rivolge invece, in abito composto, a quello più istituzionale. Facendo in modo, insieme, che nessuno si calpesti i piedi ma che al contrario ognuno tenga bene in considerazione le posizioni dell’altro. In tutto ciò, il messaggio che ne esce è che la strada per un Governo che arrivi a fine legislatura pare farsi sempre più ampia. Ma se entrambi tentano di andare a braccetto con quello che è lo spettro degli umori dell’elettorato cattolico, a tracciare le fila del discorso della Chiesa italiana ci pensa invece, come dovuto, il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti.

LE PAROLE DEL PRESIDENTE DELLA CEI, IL CARDINALE BASSETTI

Nel presentare infatti l’incontro del Papa a Roma con i centomila giovani italiani, già da settimane in cammino da tutte le regioni d’Italia, in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre sul tema dei giovani, il porporato guida della Cei ha voluto precisare che “il popolo italiano, nella sua base, non è razzista ma solo impaurito”, e che proprio per questa ragione le istituzioni devono “liberare il più possibile la gente dalla paura”. Un discorso che, a conti fatti, si presta a una lettura conciliante e positiva per entrambe le anime del governo e della Chiesa italiana. Non a caso Bassetti ha voluto precisare, nel suo intervento, che “non giudica le istituzioni”, ma che al contrario, nel ribadire la necessità di partire da una “comune umanità che ci affratella tutti”, si pone nell’atteggiamento di un pastore che accompagna le scelte condivise della politica e quindi di un popolo.

TUTTE LE CONVERGENZE DI LINGUAGGIO TRA IL GOVERNO E IL CAPO DELLA CEI

“Siamo di razze diverse, di pelle diversa. La natura e l’umanità è bella perché è varia: dobbiamo fare in modo che ciò non sia una difficoltà, ma un valore, una risorsa, ed educare le nuove generazioni a considerarla come tale”, ha detto il porporato nel suo intervento presso la sala Marconi della Radio Vaticana. Parole, come ad esempio quelle sul fatto che gli “italiani non sono razzisti”, riproposte tra l’altro, alla stessa maniera, anche da Salvini nell’intervista al quotidiano cattolico. E sul tema del caporalato, mentre Salvini parlava a Foggia con i giornalisti, il presidente della Cei spiegava che “occorre fare giustizia” perché “gli esseri umani non possono vivere in tuguri come i topi”, e che proprio per questo “è necessario che tempestivamente e urgentemente intervengano le nostre istituzioni”.

LA RICERCA DI ILVO DIAMANTI: IN CALO LA POPOLARITÀ DI PAPA FRANCESCO

Dietro ai due vice-ministri e al presidente della Cei, però, basta fare un giro sui principali social network per scorgere con facilità le acque spesso agitate di una buona parte del mondo cattolico, specialmente dopo la ricerca del politologo Ilvo Diamanti, pubblicata sul quotidiano La Repubblica, a proposito della popolarità in calo di Papa Francesco e dovuta proprio alle sue personali posizioni sui migranti. Nella ricerca di Diamanti si dice infatti che è proprio sul tema dell’accoglienza “senza se e senza ma” – una posizione peraltro più percepita che realmente in linea con le parole del pontefice, che all’accoglienza ha più volte associato “responsabilità” e “prudenza” – che il consenso di Francesco è passato dall’88 per cento di cinque anni fa, quando Bergoglio subito dopo la sua elezione rappresentava una figura che, come scrive Repubblica, “andava bene a tutti, anche ai credenti e ai non praticanti”, al 70 per cento rilevato oggi.

L’EDITORIALE DI PADRE ANTONIO SPADARO SU FAMIGLIA CRISTIANA

“Non possiamo più dare per scontato il cattolicesimo del nostro popolo”, è quanto scrive invece il direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro in un articolo pubblicato sul prossimo numero del settimanale Famiglia Cristiana ma anticipato da lui stesso su Twitter, a soltanto pochi giorni di distanza dal duro attacco lanciato dallo stesso Spadaro, sempre sul social dell’uccellino, sul tema del crocifisso nei luoghi pubblici, in cui il gesuita metteva in guardia dal rischio di un cattolicesimo identitario che finisca per usare il simbolo cristiano come un “Big Jim qualunque”. Spadaro, che proprio nelle ore in cui a Salvini arrivava dai giornalisti la notizia della bordata di Famiglia Cristiana nei suoi confronti veniva fotografato stringere pubblicamente la mano al presidente della Camera Roberto Fico, scrive che “il nemico non è più solamente la secolarizzazione ma la paura, l’ostilità, la frattura dei legami sociali e la perdita del senso di solidarietà”.

L’INVETTIVA DEL PRESIDENTE DI PAX CHRISTI CONTRO SALVINI

Molto più duro invece l’attacco del presidente nazionale di Pax Christi monsignor Giovanni Ricchiuti, che parte sua ha ben chiaro il bersaglio a cui mirare, ovvero il ministro Salvini. Quella delle “migliaia di migranti che muoiono in mare” o “che vengono respinti e rimandati nei porti della Libia che sappiamo non sicuri” è una “inutile strage”, e “il nostro silenzio sarebbe complice di queste violenze”, scrive infatti il religioso nella nota diffusa sul sito della sua associazione, prima di giungere alla stoccata finale: “stanno circolando già da tempo e con l’appoggio plateale delle bocche di fuoco di moltissima stampa accondiscendente pericolose, preoccupanti e allarmanti affermazioni del ministro degli Interni impreziosite da citazioni fasciste, ai limiti di reato di apologia”, si legge nel testo della nota.

LA DOMANDA DEL NCR E L’ALLUSIONE DEL QUOTIDIANO LA VERITÀ

“C’è qualcos’altro dietro la critica dei leader della Chiesa italiana di Salvini?”, si chiedeva invece soltanto pochi giorni prima sul National Catholic Register l’editorialista Edward Pentin, riflettendo sul “perché la gerarchia e le istituzioni siano così schiette nella loro disapprovazione nei confronti della coalizione di governo italiana”. Per farlo, il giornalista riprende l’articolo di Carlo Campi sul quotidiano La Verità in cui si “suggerisce che Salvini è un obiettivo primario perché tra i suoi doveri di ministro dell’Interno si occupa delle relazioni dello Stato con la Chiesa cattolica, una responsabilità che gli dà accesso a informazioni sensibili”.

I DOCUMENTI SEGRETI DI CUI POTREBBE DISPORRE SALVINI, CHE REPLICA: “NON É COSÌ”

Informazioni tra cui apparirebbe anche un un presunto “dossier contenente prove di corruzione finanziaria nella Chiesa, principalmente legate all’Apsa”, nonché “dettagli di circa 200 casi di pedofilia clericale attualmente in attesa di giudizio”. Fatto tuttavia smentito dal diretto interessato, il leader della Lega Salvini, che al direttore Cascioli ha replicato, proprio alla domanda sull’articolo de La Verità: “No, no, no, io non ho neanche mezzo fascicolo. Fosse così, almeno ci sarebbe una spiegazione. Non ho né fascicoli, né dossier. E neanche mi accodo a coloro che ritengono che vogliano proteggere quella parte minoritaria del mondo cattolico che sull’immigrazione ci ha costruito un business. Non voglio pensare che sia così”.


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