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Sarà l’Abruzzo il termometro politico del governo Conte?

Nei decenni scorsi si è spesso sostenuto che le elezioni regionali in Sicilia fossero un termometro per misurare ciò che sarebbe avvenuto a livello nazionale. Stavolta, se alle parole seguiranno i fatti, il “laboratorio politico” potrebbe essere l’Abruzzo. Il segretario regionale della Lega, Giuseppe Bellachioma, ha infatti annunciato che il suo partito si presenterà da solo alle regionali in programma probabilmente prima della fine dell’anno dopo le dimissioni del presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso (Pd), che il 10 agosto ha definitivamente comunicato di aver optato per il seggio senatoriale. Bellachioma, neodeputato considerato molto vicino al leader Matteo Salvini, su Facebook ha usato toni da condottiero: “Chi ci ama ci segua, andiamo a vincere”.

Le reazioni nel centrodestra abruzzese sono state a metà tra la sorpresa e il tentativo di gettare acqua sul fuoco: un errore rompere la coalizione e comunque è ancora tutto da valutare anche perché, dicono, in questo modo si farebbe il gioco del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico. Ogni regione ha le sue peculiarità politiche e i sondaggi che indicano un boom della Lega ben superiore al già brillante risultati del 4 marzo com’è noto stanno rimescolando le carte a tutti i livelli. Nel caso dell’Abruzzo, il Pd regionale ha diversi problemi e le dimissioni di D’Alfonso li aumentano perché ci sarà meno tempo per affrontare il voto rispetto alla naturale scadenza del maggio 2019. Nel 2014 D’Alfonso vinse con il 46,2 per cento battendo l’uscente Gianni Chiodi (FI), che ebbe il 29,2, e Sara Marcozzi del M5S con il 21,4 che potrebbe essere di nuovo candidata. Da allora è passata un’era geologica.

Bellachioma, che avrebbe avuto il via libera di Salvini e di Giancarlo Giorgetti, in varie dichiarazioni alla stampa locale ha ammesso con franchezza che le cose sono cambiate perché ora la Lega va più forte degli altri e i sondaggi la darebbero al 25 per cento. Quindi, sembra di capire, mani libere e poi si vedrà anche se per ora non si fa cenno a ipotetici accordi post elettorali con il M5S. Le scelte di pancia fatte sulla base dei sondaggi potrebbero però essere fuorvianti perché (dopo) bisogna confrontarsi con la realtà e amministrare non è come scrivere un post su Facebook.

Oltre alle evidenti difficoltà che a pochi mesi dalle elezioni stanno emergendo nel governo nazionale Lega-M5S e in attesa del decisivo mese di settembre, è opportuno ricordare l’esempio del capoluogo regionale, L’Aquila, dove nel giugno 2017 la coalizione di centrodestra sconfisse quella di centrosinistra al ballottaggio. Nei mesi precedenti ogni partito di centrodestra voleva imporre il proprio candidato e l’insistenza di Silvio Berlusconi per l’unità portò a scegliere Pierluigi Biondi, già CasaPound e prima del voto schieratosi con Fratelli d’Italia: al primo turno il candidato del Pd, Americo Di Benedetto, ebbe il 47,8 per cento contro il 35,8 di Biondi e al ballottaggio parte dell’elettorato di centrosinistra, certa della vittoria, non andò a votare. Biondi vinse con il 53,5 e il primo a essere sorpreso fu lui, più o meno come Donald Trump rispetto a Hillary Clinton, se è consentito il paragone. Dopo un anno l’amministrazione aquilana, che comprende importanti esponenti leghisti, certo non brilla per efficienza oltre a caratterizzarsi per risse intestine. A questo si aggiunge, come Salvini sa benissimo, la corsa sul carro del vincitore che sta portando molti esponenti abruzzesi di altri partiti a scoprirsi improvvisamente folgorati non sulla via di Damasco, ma più modestamente alla vista di Alberto da Giussano. L’obiettivo è la candidatura alle regionali, con buona pace degli ideali e soprattutto dei cittadini che vedono i propri amministratori concentrarsi solo sul loro futuro politico.

In conclusione, l’annuncio di Bellachioma apre un dibattito che va seguito sia per eventuali analoghe scelte in altre regioni, come già si ipotizza, sia per il confronto tra partiti: se la Legge di stabilità e le fibrillazioni dei mercati finanziari in settembre dovessero creare serie turbolenze al governo, anche la campagna elettorale per le regionali abruzzesi sarebbe molto diversa da oggi.


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