Parafrasando un vecchio film, si può fare. Dopo settimane di tensioni sui mercati e di sottili trattative tra il Tesoro e il resto dell’esecutivo, alla fine Giovanni Tria, Matteo Salvini e Luigi Di Maio trovano la quadra più attesa. Sì, la flat tax e il reddito di cittadinanza potranno andare già in questa manovra. E l’Europa potrà dormire sonni tranquilli, visto che l’impegno preso questa mattina nel super-vertice sulla manovra, presente anche Giancarlo Giorgetti, è categorico: rispetto dei patti europei.
Questo significa una cosa. Che lo spread, d’ora in avanti, non avrà alcun motivo di impennarsi. L’intesa raggiunta questa mattina è forte e parte dalla precisa volontà politica di non spaventare nessuno. D’altronde, lo stesso Tria ha da poco diffuso una nota che trasuda sicurezza. Il ministro “esprime soddisfazione per l’accordo sulle linee del quadro programmatico proposte, che confermano la compatibilità tra gli obiettivi di bilancio già illustrati in Parlamento e l’avvio delle riforme contenute nel programma di governo in tema di flat tax e reddito di cittadinanza”.
Insomma, Europa soddisfatta e contratto gialloverde pronto a entrare in azione. Già questa mattina (qui l’analisi), mentre lo spread viaggiva sui 255 punti base (250 in chiusura) il vicepremier Salvini aveva fatto capire che qualcosa si stava muovendo, che la soluzione per accontentare tutti, Europa, Tesoro e base legastellata, era alla portata. E così è stato.
Adesso, certo, resta da mettere tutto nella pratica. Le buone intenzioni non mancano, semmai sono i soldi che devono essere trovati. Forse verrà sacrificata l’Iva, forse no. Di certo c’è che l’ambizione non manca. Tria, Conte, Salvini e Di Maio, vogliono strappare tutto il possibile da Bruxelles, ma senza giocare sporco. Tirare insomma l’acqua al proprio mulino, ma rispettando le regole. Quello che sarà possibile conttrattare andrà anche a finanziare gli investimenti, che sono il motore della crescita. Il resto delle risorse dovrà trovarsele il governo da solo. Ma la partenza è buona.