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Maurizio Giglio, nome in codice Cervo. Il racconto di Vecchiarino

Domenico Vecchiarino ripercorre la storia dell’eroe Maurizio Giglio, giovane tenente che ha scritto una delle pagine più significative della Polizia italiana e della guerra di Liberazione, morto ottanta anni fa nell’eccidio delle Fosse Ardeatine

A ottant’anni dall’eccidio delle Fosse Ardeatine, una delle pagine più buie della storia italiana e simbolo della durezza dell’occupazione tedesca di Roma, è bene ricordare la figura del tenente Maurizio Giglio, fucilato per la sua appartenenza ai movimenti resistenziali volti a liberare Roma dagli occupanti nazifascisti.

LA GIOVENTÚ

Maurizio Giglio nasceva a Parigi il 20 dicembre del 1920 da Armando e da Anna Isnard, francese di nascita. Il papà era stato capitano di fanteria, decorato con medaglia d’argento al valor militare perché ferito sul fronte francese nella Prima Guerra; successivamente divenne questore della P.S. e dirigente dell’OVRA, la polizia segreta del regime fascista. Maurizio trascorse i primi anni della sua vita tra la Francia e Roma. Nella Capitale frequentò il ginnasio e il liceo, al “Terezio Mamiani”, e si laureò a soli 21 anni in Giurisprudenza, svolgendo anche un’intensa attività sportiva.

VOLONTARIO IN GUERRA

Nel 1939 fu allievo del corso ufficiali di Ancona e all’inizio della Seconda Guerra Mondiale venne mandato sul fronte francese come ufficiale di fanteria. Dopo l’occupazione della Francia da parte dei tedeschi, partì volontario per la campagna di Grecia, sul fronte greco-albanese, con il 42º reggimento fanteria “Modena”. Si distinse per coraggio e virtù militari quando, in un’azione a Kurvelesh, venne colpito da una pallottola; per questo fu decorato con una medaglia di bronzo e una Croce di guerra al valor militare. Dopo alterni periodi trascorsi in luoghi di cura e in licenze di convalescenza, si iscrisse all’Albo dei procuratori legali di Roma. Richiamato in servizio, fu assegnato alla commissione italiana di armistizio con la Francia con sede a Torino, dove rimase fino al gennaio 1943, conseguendovi la promozione a tenente. Successivamente fu trasferito a Roma all’81º Reggimento fanteria.

L’8 SETTEMBRE 1943

L’8 settembre 1943, il giorno dell’armistizio, il re Vittorio Emanuele III e il primo ministro Badoglio si rifugiarono a Brindisi, ma Giglio combatté a Porta San Paolo con i suoi soldati dell’ottantunesimo Fanteria contro le truppe tedesche e si adoperò per evitare che le armi della sua caserma nelle mani del nemico. Per riconquistare il rispetto di sé stesso aveva sentito la necessità di rimediare ai misfatti della monarchia e del fascismo, perciò si offrì volontario agli Alleati”.

NOME IN CODICE CERVO

Il 17 settembre lasciò la Capitale e lo stesso giorno raggiunse Sulmona; il 4 ottobre arrivò a Benevento, dove ebbe i primi contatti con gli americani. Il 7 ottobre andò a Napoli presso il comando della 5ª Armata americana per riferire informazioni sugli spostamenti delle truppe tedesche e qui venne arruolato nell’Office of Strategic Service, l’antenato della Cia. Gli venne dato il nome in codice “Cervo”, e dopo un periodo addestrativo, venne rimandato a Roma con una radio e cifrari con il compito di comunicare i movimenti, la consistenza delle truppe occupanti e formare una rete informativa. Nella Capitale, per agire senza sospetti, si arruolò nel Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza come Sottotenente ausiliario; poté quindi muoversi liberamente nella città, dove le autorità avevano imposto un rigido coprifuoco, ed entrare in contatto con la rete resistenziale.

L’AMICIZIA CON FRANCO MALFATTI

Mentre era a Torino, presso la Commissione italiana d’Armistizio, Maurizio aveva conosciuto Franco Malfatti; quest’ultimo oltre ad essere un funzionario del Sim, il Servizio Informazioni Militare italiano era iscritto al partito socialista francese di Léon Blumparte e faceva parte dell’organizzazione militare clandestina del Partito Socialista sotto la guida di Giuliano Vassalli, membro socialista della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale. Quando Giglio tornò a Roma, riallacciò i rapporti con Malfatti e iniziò così una doppia vita nella polizia fascista e nella resistenza.

PETER TOMPKINS

Nel frattempo, era giunto nella Capitale anche Peter Tompkins. Figlio di Molly e Laurence Tompkins, una pittrice e uno scultore appartenenti a una facoltosa famiglia della Georgia, Peter, prima della guerra, aveva soggiornato ripetutamente a Roma dove aveva imparato la lingua italiana, frequentando fin dall’infanzia l’alta borghesia e l’aristocrazia romane, fra cui il principe Camillo Caetani, suo nobile compagno di corso all’università di Harvard.

L’INGRESSO NELL’OSS

Nel 1941, ben conscio dell’inevitabilità della guerra fra gli Stati Uniti e le forze dell’Asse, Tompkins abbandonò definitivamente l’Italia e rientrò negli Stati Uniti. Negli States divenne corrispondente del New York Herald Tribune e, successivamente, decise di entrare nell’Office of Strategic Service. Nel 1942, a 22 anni, era vicecapo della guerra psicologica durante l’invasione angloamericana del Nordafrica, mentre nel 1943 era a Salerno a “reclutare e addestrare agenti italiani che si infiltrassero tra le forze nemiche subito oltre la linea del fronte per raccogliere informazioni utili allo svolgersi dei combattimenti”. Tompkins era anche in stretti rapporti con Ivan Sanderson, capo dei servizi segreti navali britannici con Ian Fleming, l’inventore del celeberrimo 007.

L’OPERAZIONE SHINGLE

Nel gennaio del 1944, una settimana prima dell’operazione Shingle, ovvero dello sbarco di Anzio, il generale Donovan, capo dell’OSS, affidò una missione al giovane Tompkins: doveva organizzare un’insurrezione popolare a Roma che coincidesse con gli sbarchi di Shingle. L’obiettivo delle forze Alleate assegnate all’operazione era quello di sbarcare sul litorale pontino, conquistare la zona dei Colli Albani, a sud di Roma, e mantenere il controllo per il tempo necessario a tagliare le comunicazioni del nemico con le sue armate che fronteggiavano le truppe anglo americane sulla linea Winterline, prima di Cassino.

LO SBARCO A NORD DI ROMA

Per raggiungere Roma, Tompkins fu inviato prima in Corsica e poi, a bordo di una motosilurante MAS della Regia Marina, raggiunse la costa italiana tra l’Argentario e Civitavecchia. All’alba del 20 gennaio 1944, il giorno prima dello sbarco di Anzio, su un gommone giallo raggiunse la spiaggia con una sacca contenente gli abiti civili, i documenti falsi, trecento sterline d’oro, i cifrari segreti e i cristalli radio necessari per trasmettere su determinate lunghezze d’onda, una pistola calibro 7,65 e un piccolo apparecchio fotografico Minox.

LA STANZA SEGRETA

Proseguì clandestinamente per Roma dove trovò rifugio, per i primi giorni, a casa di Giglio: “Chi si aspetterebbe” disse Maurizio con un sorriso “di trovare un agente americano dell’Oss nel letto di un poliziotto fascista?”. Successivamente Tompkins, si sistemò a Palazzo Lovatelli, a poca distanza dal ghetto ebraico, in una stanza segreta a cui si accedeva da una piccola apertura nel muro celata da un comodino.

GLI INCONRI CON LA RESISTENZA ROMANA

Nonostante la rete di supporto della resistenza, Tompkins era a tutti gli effetti un agente segreto straniero in un Paese ostile, pertanto visse tutta la permanenza a Roma sul filo del rasoio. Ma, nonostante ciò, riuscì a stringere rapporti con i capi della resistenza romana, incontrandosi più di una volta con il comunista Giorgio Amendola, il socialista Giuliano Vassalli e l’esponente del Partito d’azione Riccardo Bauer. Svolse la sua attività soprattutto con la collaborazione dell’organizzazione militare partigiana socialista ricorrendo a Malfatti e Giglio.

GLI ALIAS

Il suo nome in codice era “Pietro”, ma si presentava anche come “Federico Caetani”, fratello mai esistito di Camillo Caetani, “Luigi Desideri”, fantomatico capitano distaccato presso il comando di Roma, o tal “Roberto Berlingieri”, veste con cui si presentò al capitano delle SS Erich Priebke durante un ricevimento.

LA RACCOLTA INFORMATIVA

Grazie proprio a Malfatti costruì una rete informativa segreta per la raccolta di informazioni, formata da una sessantina di uomini che sorvegliavano i movimenti delle truppe tedesche in entrata e in uscita da Roma sulle vie consolari. Malfatti riuscì anche a ottenere notizie da militari austriaci, figli di socialisti uccisi dai nazisti, sugli spostamenti delle truppe tedesche; infine, entrò anche in confidenza con il sergente Frühling, in servizio nel carcere di via Tasso. Ciò permise a Tompkins, con la collaborazione del tenente Giglio e degli operatori di “Radio Vittoria”, di tenere costantemente informato il servizio informazioni della 5ª Armata americana dei movimenti tedeschi verso i fronti di Cassino e di Anzio.

IL SALVATAGGIO DELLO SBARCO

Ma il maggior merito di Tompkins, Giglio e Malfatti fu quello di aver salvato lo sbarco di Anzio. In particolare, la spia americana riuscì a trasmettere alla 5ª Armata un bollettino di Malfatti del 28 gennaio 1944 che indicava un “imminente attacco tedesco contro la testa di ponte di stanza a Pratica di mare, con una manovra diversiva lungo la strada tra Genzano e Albano”. Il 15 febbraio riuscirono a inviare un dispaccio “che un falso attacco sarebbe stato lanciato dall’asse Cisterna-Nettuno, il fianco orientale, mentre il vero attacco in forze sarebbe stato sferrato sull’asse Albano- Anzio, il fianco occidentale”. L’informazione permise agli anglo-americani di non farsi trovare impreparati.

IL FERMO

Accadde però che il 4 febbraio 1944 Giglio venne fermato perché scoperto a fare delle fotografie durante una retata della polizia tedesca e dalle squadre fasciste alla basilica di San Paolo Fuori Le Mura contro diversi antifascisti che vi avevano trovato rifugio. La pressione del padre di Giglio sul questore Pietro Caruso fece cadere ogni accusa anche se diede adito a forti sospetti sulla sua “fedeltà” al regime. Maurizio venne rilasciato, ma forse i sospetti su di lui rimasero perché di lì a poco subì il secondo arresto.

L’ARRESTO

Accadde che un componente della rete clandestina, l’operatore radio Enzo, fu catturato e tradì Giglio, che a sua volta venne arrestato dalla “Banda di Pietro Koch” insieme all’agente di P.S. Giovanni Scottu, proprio mentre si accingeva a trasmettere informazioni via radio agli americani, da un battello galleggiante situato nei pressi di Ponte del Risorgimento. Fu condotto nella pensione Oltremare, in Via Principe Amedeo 2, vicino alla Stazione Termini, sede dell’organizzazione, dove fu orribilmente torturato per sette giorni di seguito, senza però confessare il nome degli altri membri della sua rete e del capo dell’OSS a Roma. Tompkins, insieme a Franco Malfatti, che aveva individuato il luogo di detenzione e tortura, cercò di organizzare, un piano di azione per liberare Cervo, ma non ce ne fu il tempo.

L’ATTENTATO DI VIA RASELLA

Il 23 marzo, infatti, avvenne l’attentato a via Rasella, compiuto da membri dei GAP romani contro l’11ª compagnia del III battaglione del Polizeiregiment “Bozen”, che costò la vita a 33 soldati tedeschi e due civili. L’attentato portò il comando tedesco a decidere di compiere una rappresaglia contro i civili e fu stabilito che per ogni caduto tedesco in via Rasella sarebbero stati uccisi dieci italiani. Tra questi finì anche Maurizio Giglio che la sera del 23 venne portato dalla pensione Oltremare al carcere di Regina Coeli.

L’ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE

Il comando tedesco decise di effettuare l’eccidio di massa in una serie di gallerie sotterranee di un’antica cava di pozzolana abbandonata in via Ardeatina che si consumò nel pomeriggio del 24 marzo 1944. Furono brutalmente trucidate 335 persone tra civili e militari italiani. Oltre a Giglio altri 14 collaboratori di Tompkins furono trucidati alle Fosse Ardeatine (Italo e Spartaco Pula, Everardo Luzzi, Aldo Ercole, Domenico Ricci, Arturo D’Aspro, Alfredo e Adolfo Sansolini, Giovanni Salvatori, Gastone Gori, Sestilio Ninci, Goffredo Romagnoli, Giuseppe Lo Presti e Gaetano Butera) e in precedenza, il 31 gennaio, aveva perso la vita il partigiano Paolo Renzi. Al termine della procedura di annientamento delle vittime, i soldati del genio tedeschi minarono gli accessi alle gallerie e fecero esplodere le cariche sbarrando le entrate; in questo modo si intendeva mantenere l’assoluta segretezza sull’eccidio.

LA LIBERAZIONE DI ROMA

Dopo l’eccidio delle Fosse Ardeatine, Peter Tompkins continuò la sua attività spionistica contro i tedeschi, coadiuvato sempre dalla rete di informatori della resistenza romana, oltre che con Malfatti, anche mediante il tenente altoatesino Ottorino Borin, distaccato prima presso il Comando della Città Aperta di Roma, poi presso il quartier generale di Kesselring, sul Monte Soratte. Un altro importante canale di informazioni fu costituito grazie ai contatti con un gruppo di tre agenti e due operatori radio, guidati da Arrigo Paladini, nome in codice “Eugenio”, inviati a Roma dalla 5ª Armata. Soltanto dopo lo sfondamento della linea Gustav, a maggio del 1994, poté proseguire l’avanzata alleata in direzione di Roma e il 4 giugno 1944 le truppe americane entrarono nella Capitale.

A SPY IN ROME

Dopo la guerra Peter Tompkins si dedicò principalmente all’attività di scrittore, lavorando per il New Yorker, Life ed Esquire, e pubblicando una ventina di libri, tra cui due libri autobiografici, “A Spy in Rome” (1962) e “Italy Betrayed” (1966). È morto il 24 gennaio 2007 a Shepherdstown, in Virginia.

MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE

Dopo la guerra, Maurizio Giglio fu insignito della medaglia d’oro al valor militare e nel 1945 gli venne intitolata la Scuola Tecnica di Polizia (Roma, via Guido Reni, ora reparto Volanti della Questura); successivamente, un’aula della Scuola superiore di Polizia, la sezione Associazione nazionale della Polizia di Stato di Campiglia (Livorno); una via in zona Trionfale a Roma e un’altra a Santa Marinella (Roma); un monumento e una via a Patrignone di Montalto (Ascoli Piceno). In largo della Gancia (Roma) e in piazza Navona nella Chiesa di S. Agnese (Roma) sono rispettivamente collocate due lapidi a lui intitolate. Il 7 gennaio 2015 è stata installata una Pietra d’Inciampo in sua memoria, a Largo della Gancia 1, davanti il portone della sua casa natale.

BIBLOGRAFIA
Tenente ausiliario del Corpo degli agenti di pubblica sicurezza Maurizio Giglio, Polizia di Stato 
Tompkins Peter, Una Spia a Roma, Il Saggiatore, 2002
Maurizio Giglio, Wikipedia 

 

 

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