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Su Cina e banche l’Italia trova le prime sponde a Stresa. Ma sugli asset russi…

Sul Lago Maggiore la questione della concorrenza sleale cinese, sollevata dagli Stati Uniti, trova la sponda di Francia e Italia, mentre il governatore di Bankitalia Fabio Panetta incassa l’apertura della Germania alla riduzione dei tassi a giugno. Ma sui beni russi e tassa sui miliardari c’è la spaccatura

Stresa, si parte. Ha preso ufficialmente il via la prima giornata del G7 delle Finanze sul Lago Maggiore, che terminerà domani pomeriggio con una dichiarazione congiunta. Una girandola di incontri tra i ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e Fabio Panetta padroni di casa, per provare a spianare la strada verso il summit di Borgo Egnazia, tra tre settimane, dove si riuniranno i capi di governo e di Stato. L’agenda era nota, ma sia Giorgetti, sia Panetta, hanno voluto puntellare i dossier, incontrando le prime, non scontate, intese.

LA CINA PIOMBA AL G7

Il primo elemento emerso nel corso della mattinata è certamente la lotta alla concorrenza sleale cinese, che sta mettendo a soqquadro il mercato europeo dell’auto elettrica, ma non solo. Centrale infatti, per Giorgetti, il tema del libero mercato. “Il libero mercato deve essere concesso a chi rispetta degli elementi fondamentali dei diritti, questo deve risultare chiaro. Ci sono dei sistemi geopolitici e geoeconomici che fanno concorrenza sleale. Gli Stati Uniti hanno preso decisioni molto forti e probabilmente l’Europa dovrà fare altrettanto” ha affermato il ministro.

Il riferimento, non casuale, è in particolare alla sovracapacità produttiva della Cina, che con prodotti a basso costo sta inondando i mercati mondiali, approfittando anche della transizione green a cui puntano i Paesi più avanzati. Una sponda l’Italia la potrà sicuramente trovare negli Stati Uniti. Ricordando infatti le decisioni dell’amministrazione Biden, che ha imposto dazi altissimi sulle auto elettriche cinesi, la segretaria di Stato Usa, Janet Yellen, la prima ad indire una conferenza stampa sul Lago Maggiore, ha parlato dell’eccesso di produzione di Pechino come di una “minaccia” alla redditività delle imprese di tutto il mondo e ha chiesto un’azione comune.

E che tra Italia e Stati Uniti ci sia una sintonia sulla questione cinese lo dimostra anche il fatto che lo stesso Giorgetti ha aperto alla possibilità, tutta da verificare, di mettere dazi sulle merci cinesi, in scia agli Usa. “Dazi europei per contrastare la overcapacity cinese, come già hanno deciso gli Usa? Direi che è un tema. Se la overcapacity cinese non può riversarsi sui mercati americani, inevitabilmente si riverserà su altri mercati. Quello che non può e non deve accadere, ed è quello di cui stiamo discutendo: che ci sia una competizione all’interno dei Paesi del G7, questo sarebbe sicuramente sconveniente”.

L’ASSE ITALIA-FRANCIA

Ma anche la Francia sembra essere perfettamente allineata. Il ministro dell’Economia transalpino, Bruno Le Maire, che è tornano a chiedere una tassa globale sui paperoni, su cui però gli Stati Uniti sono in profondo disaccordo, in un punto stampa ha infatti chiarito la posizione di Parigi. “I Paesi europei devono spingere gli Stati Uniti e gli altri partner del G7 ad adottare una posizione comune sull’eccesso di capacità produttiva della Cina, che dopo l’ultima ondata di dazi e restrizioni di Washington rischia ora di scaricarsi sull’Ue e di mettere a repentaglio gli sforzi fatti negli ultimi anni per ripristinare produzioni e catene di valore in Europa”.

Le Maire ha lanciato la proposta di coinvolgere il Fondo monetario internazionale, a Stresa è presente la direttrice Kristalina Georgieva, per elaborare una definizione e una valutazione congiunta del G7 su cosa sia un eccesso di capacità produttiva, in particolare sulla Cina. Su questi temi “dobbiamo assolutamente evitare una guerra commerciale – ha avvertito – non è né l’interesse degli Stati Uniti, né della Cina, né dell’Europa, né di nessun paese nel mondo. Ma non di meno abbiamo una questione con le pratiche commerciali sleali, con gli alti livelli di sussidi e con l’eccesso di capacità produttiva”, ha spiegato Le Maire.

“Non eviterò alcuno sforzo per difendere i nostri interessi, per difendere i nostri lavoratori, i nostri piani industriali. Non voglio che tutti gli sforzi che abbiamo fatto per mettere nuove industrie, nuove catene di valore, nuovi lavoratori e nuovi posti di lavora in Francia negli ultimi sette anni, per rendere la Francia più attrattiva, che tutto questo venga messo a rischio da pratiche commerciali sleali o da eccessi di capacità produttiva. Quindi stiamo riflettendo su tutte le possibilità per evitare che le nostre industrie vengano colpite”.

UNA RETE PER LE BANCHE

Ma ci sono anche i governatori centrali ad arricchire le discussioni a Stresa. Panetta, che nella mattinata ha anche incassato il sostegno del suo collega tedesco, Joachim Nagel (assente, invece, Jerome Powell) affinché a giugno la Bce inizi a ridurre i tassi, ha spostato il baricentro sulle banche, tra i settori più esposti alle tensioni internazionali. “Mi aspetto una ricognizione approfondita sulla situazione delle banche e degli intermediari finanziari a livello internazionale che sono una componente fondamentale del sistema economico: è essenziale che i ministri e i governatori delle banche centrali dei maggiori paesi si vedano i confrontino la condizione dei loro Paesi per prevenire eventuali tensioni”.

Sul tema delle innovazioni tecnologiche, come l’Intelligenza Artificiale, altro argomento in cima alle priorità del summit, Panetta ha spiegato che “fasi di innovazione tecnologica portano prosperità e crescita, migliorano le condizioni economiche e di vita dei cittadini. Vi è però una fase di transizioni in cui alcuni possono avere degli svantaggi. Occorre governare queste fasi di transizione, investire per utilizzare le tecnologie innovative e avere a disposizioni le capacità di lavoro, fare formazione. In questi incontri parleremo anche di come trarre pieno beneficio dalla rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo”. Come “augurio” per il G7 di Stresa, Panetta ha concluso: “Fare qualcosa di buono per l’Italia, per l’Europa e senza dimenticare i Paesi che hanno condizioni di vita peggiori delle nostre, sia perché c’è gente che soffre, sia perché ci potrebbero essere effetti destabilizzanti da eccesso di disuguaglianze”.

CAUTELA SUGLI ASSET RUSSI

La Germania però sembra frenare un pochino sulla monetizzazione degli asset russi, in particolare sul pressing americano per usare tutti i 300 miliardi di dollari degli asset russi congelati in Occidente per sostenere l’Ucraina e non solo una parte. E qui la spaccatura del G7 è evidente. Secondo il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, “l’Unione europea ha fatto enormi progressi sugli asset sequestrati alla Russia, abbiamo trovato una soluzione per usarne i proventi per aiutare l’Ucraina (l’accordo in seno al Consiglio Ue, ndr). Il governo tedesco è aperto a discutere altre proposte ma al momento non ci sono altre proposte, solo dichiarazioni pubbliche. Quindi c’è molto lavoro da fare prima di decidere se vi sia una possibilità di introdurre lo strumento che gli Usa hanno proposto, non dovete aspettarvi nulla da questa riunione perchè non c’è nulla sul tavolo”.

Lo stesso ministro Giorgetti ha ammesso i dubbi sulla possibilità che da Stresa esca un’intesa sugli asset di Mosca, che vada oltre l’accordo già raggiunto dall’Europa. “Sull’utilizzo dei proventi degli asset russi per aiutare l’Ucraina speriamo di porre qui a Stresa le basi per una soluzione per il vertice di metà giugno. C’è un progressivo avvicinamento a quello che è l’obiettivo politicamente auspicato e auspicabile, ma che evidentemente ha delle difficoltà tecniche e di regolazione di basi legali serie a livello europeo. Si è raggiunto un primo risultato nella recentissima approvazione su utilizzo degli attuali proventi dagli asset, sui futuri proventi i problemi aumentano. Ma stiamo lavorando per arrivare a una soluzione. Speriamo di porre qui le basi per una soluzione per il vertice di metà giugno”.

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