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Intesa corre anche nel trimestre e punta dritta a quota 8 miliardi di utili

Dopo un 2023 chiuso con 7,7 miliardi di utili, nei primi tre mesi dell’anno Ca’ de Sass accelera ancora con un risultato netto di 2,3 miliardi, in crescita del 18%. L’esposizione con la Russia è pressoché azzerata mentre entro la fine del mese verranno distribuiti dividendi per 2,8 miliardi. Francesco Profumo nuovo presidente di Isybank

Forse ha ragione Carlo Messina quando, riferendosi ai conti di Intesa Sanpaolo, parla di modello unico in Europa. La prima banca italiana continua la sua strada nel solco degli utili e della solidità, coprendosi al contempo definitivamente il fianco esposto alla Russia. Dopo un 2023 chiuso con un utile di 7,7 miliardi, il gruppo bancario torinese ha alzato il velo sui numeri relativi al primo trimestre del 2024. Mettendo sempre più a fuoco l’obiettivo di 8 miliardi di utile entro la fine dell’anno.

E così, nel giorno in cui Francesco Profumo, ex presidente dell’Acri, viene nominato alla guida di Isybank, la banca digitale di Intesa, il ceo di Ca’ de Sass Messina può dirsi ancora una volta soddisfatto. Intesa ha infatti chiuso il primo trimestre 2024 con un utile netto pari a 2,3 miliardi, in crescita del 17,6% rispetto allo stesso trimestre dell’esercizio precedente. Il dato, come detto, è pienamente in linea con l’obiettivo di oltre 8 miliardi per l’anno in corso. Sul versante della solidità, i coefficienti patrimoniali al 31 marzo, calcolati deducendo dal capitale 1,6 miliardi di dividendi maturati nel trimestre e 1,7 miliardi di buyback da avviare a giugno, risultano pari a 13,3% per il Common Equity Tier 1 ratio (13,7% a fine 2023, 13,2% proforma deducendo il buyback) e a 15,9% per il Tier 1 ratio (16,3% a fine 2023, 15,7% proforma deducendo il buyback).

Non è finita. Sempre nel primo trimestre, il risultato corrente lordo è risultato in crescita del 16,9% su anno a 3,9 miliardi, il risultato della gestione operativa è invece aumentato del 18,2%. I proventi operativi netti sono risultati in crescita dell’11,1% a fronte di costi operativi cresciuti dell’1,3%. Tutto questo ha permesso a Intesa di rivedere la politica dei dividendi, aumentando la cedola che verrà staccata entro questo mese, per un monte remunerazione, a saldo del 2023, di 2,8 miliardi.

“Per l’anno in corso”, hanno spiegato da Ca’ de Sass, “si prevede una forte distribuzione di valore: payout ratio cash pari al 70% dell’utile netto consolidato per ciascun anno del piano, con un aumento del dividendo per azione relativo al 2024 e al 2025 rispetto all’importo relativo al 2023; buyback pari a 1,7 miliardi da avviare a giugno e ulteriori distribuzioni per il 2024 e il 2025 da valutare anno per anno”.

Naturalmente è toccato a Messina, al timone di Intesa da ormai 11 anni, dare la cifra del lavoro svolto nei mesi addietro. Mesi durante i quali l’esposizione dell’istituto verso la Russia è stata pressoché azzerata, essendo diminuita dell’84%. “La solidità dei risultati ottenuti nel primo trimestre del 2024 confermaIntesa Sanpaolo quale leader europeo per redditività elevata e sostenibile, forza patrimoniale e basso profilo di rischio; con un ruolo unico a supporto dell’economia reale e sociale del nostro Paese. La consolidata leadership commerciale delle divisioni al servizio di famiglie e imprese, la significativa componente del Wealth Management and Protection, l’offerta digitale tecnologicamente avanzata, la gestione delle attività internazionali improntata all’efficienza, la nostra condizione di banca zero npl e lo spiccato profilo Esg fanno di Intesa un modello unico in Europa”.

Messina ha poi incontrato gli analisti per approfondire alcuni aspetti circa l’andamento e le prospettive della banca, partendo proprio dal discorso cedole. “Abbiamo chiaramente capitale in eccesso che ci consente flessibilità per un’ulteriore distribuzione agli azionisti. Quest’anno distribuiremo 7,3 miliardi, incluso il buyback da 1,7 miliardi che inizierà a giugno. Ulteriori distribuzione di capitale verranno valutate a fine anno, anno per anno”. Altra questione, la possibilità di grosse operazioni di consolidamento bancario (entro l’anno il Tesoro dovrà vendere un’altra quota di Mps).

“Non penso che ci saranno operazioni di M&A significative nel Paese, ma in ogni caso per noi questo sarebbe un fattore positivo non negativo. Per fare consolidamento non solo ci vuole qualcuno di molto intelligente che capisca quali siano le migliori condizioni finanziarie, ma bisogna esser anche audaci per fare le operazioni nel modo giusto, non creare discussioni che si trascinano per mesi, valutare bene le cose, fare l’offerta e realizzare il deal”, ha spiegato. “In questo ambito siamo stati probabilmente il miglior player in Europea a realizzare queste operazioni, considerando anche la qualità di Ubi che era molto positiva. Tornando al settore italiano, per fare il consolidamento non solo basta essere intelligenti per fare un’operazione a livello teorico ma bisogna saperla realizzare a livello pratico”, ha chiarito Messina.

Di una cosa è certo il numero uno di Intesa. “Abbiamo registrato il miglior inizio d’anno di sempre con risultati di alta qualità grazie alla forte accelerazione delle commissioni e dell’attività assicurativa”.

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