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Criminalità cinese in Italia. Cosa dice la relazione della Dia

A conduzione familiare, impenetrabili, dedite a estorsioni, rapine, spaccio di metanfetamina e molto altro. Le organizzazioni (sotto la lente della Direzione investigativa mafia, nel rapporto sull’attività del primo semestre 2023) si sono specializzate in reati finanziari, come nel caso del “denaro volante”, ormai un servizio per altre consorterie criminali

Organizzazioni “incentrate principalmente su relazioni familiari e solidaristiche”, caratterizzate da “forte impermeabilità che le rende impenetrabili alle contaminazioni o collaborazioni esterne”, dedite a estorsioni e rapine quasi esclusivamente in danno di propri connazionali, sfruttamento della prostituzione, reati finanziari, detenzione e spaccio di metanfetamina (“trattata pressoché in regime di monopolio”). Il tutto, “in forma silente, senza cioè dar luogo a manifestazioni clamorose” rendendo questa forma di criminalità etnica “molto insidiosa” per le autorità. Così la Direzione investigativa antimafia racconta la criminalità nella sua relazione, diffusa oggi, sull’attività svolta nel primo semestre dell’anno scorso.

Il riciclaggio internazionale sembra essere ormai una specialità, una sorta di servizio offerto anche alle altre organizzazioni criminali.

La relazione cita l’operazione Cash Express, conclusa a Roma il 22 marzo dell’anno scorso dalla Guardia di Finanza, sullo “strutturato circuito di riciclaggio internazionale”, che ha visto coinvolti soggetti appartenenti alla comunità cinese e soggetti di nazionalità italiana, a cui risultavano riferibili diverse società di capitali utilizzate per dissimulare i proventi delle frodi fiscali. In particolare, si legge, “alcuni appartenenti alla comunità cinese, stanziati a Roma, si sarebbero resi disponibili a ricevere illecite provviste di denaro e a trasferirle in Cina, tramite canali bancari, per poi riconsegnare le somme in contanti ai committenti italiani, decurtate della provvigione per il ‘servizio’ prestato, portando a termine tali complesse operazioni”. È il sistema di compensazione noto come fei ch’ien.

È il meccanismo del “denaro volante” descritto anche nell’ultima relazione dell’intelligence come “una tecnica finanziaria illecita che consente il trasferimento virtuale di denaro all’estero, senza che lo stesso lasci fisicamente il Paese di partenza”. È un pezzo del sistema cosiddetto underground banking, banche occulte al servizio dell’economia illegale che grazie a una struttura organizzata e complessa trasferiscono e riciclano somme miliardarie, anche nel mondo dei crediti d’imposta. Un meccanismo emerso pubblicamente proprio a inizio 2023 dopo diverse indagini della Guardia di Finanza e che, secondo il giudice di Ancona Carlo Masini, vale quanto una manovra finanziaria.

Altri settori di interesse della criminalità cinese in Italia sono, si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia, “il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della manodopera irregolare, mentre le attività illecite verso l’esterno si rinvengono nel traffico illecito di rifiuti, nella gestione di giochi e scommesse clandestine e nella lucrosa gestione dei centri massaggi, tipica attività di copertura”.

Recentemente, Il Sole 24 Ore ha rivelato difficoltà nei rapporti tra banche clandestine cinesi e criminalità organizzata italiana, in particolare la ’ndrangheta. Il timore delle prime è legato al rischio di incappare in un’accusa di associazione mafiosa, con tutte le conseguenze processuali e di condanna che ne derivano.

Le proiezioni della criminalità italiana in Cina avvengono, invece “prevalentemente per il tramite di cittadini cinesi presenti nel territorio italiano”, recita la relazione della Direzione investigativa antimafia. Per esempio, le mafie campane, da tempo, hanno costituito in Cina, in particolare nella regione dello Zhejiang, proprie basi logistiche per la produzione e lavorazione di prodotti contraffatti e per la conseguente distribuzione degli stessi in altri Paesi, compreso il continente americano. La ’ndrangheta, invece, si è specializzata, in questo settore, nell’agevolare l’importazione in Italia dei prodotti contraffatti.

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