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Balle fiscali. La riforma della Russia che tassa i ricchi per sostenere la guerra

Il Cremlino lavora a una riforma tributaria, la prima in 25 anni, che punta ad alzare le aliquote per i redditi più elevati, vendendo il tutto come atto di giustizia sociale. Ma la verità è che al governo servono soldi per continuare a colpire l’Ucraina

Vladimir Putin ha acquisito negli anni una certa arte nel raccontare la propria verità al mondo e persino al suo stesso popolo. Succede, per esempio, con l’economia. Il Cremlino, a oltre due anni dall’invasione dell’Ucraina, continua per esempio a sostenere il buono stato di salute delle proprie finanze, dell’industria, dell’esercito. Vero, se non fosse che l’intera economia russa poggia sulla produzione bellica, oggi più che mai vitale dopo che le vendite di idrocarburi sono collassate, perdendo fino al 40%, complice l’embargo sul fianco occidentale. E allora, tolti carri armati e cannoni, il castello di carte verrebbe giù.

Ora però c’è un’altra mistificazione in arrivo. E riguarda il fisco. Sì, perché come racconta l’economista, ricercatore e giornalista del Wall street journal, Alexander Kolyandr, la Russia ha avviato la prima significativa riforma fiscale in quasi 25 anni, vale a dire da quando Putin è capo della Federazione. Ora, “sebbene il Cremlino lo venda al popolo come un atto di giustizia sociale, è più un riconoscimento che il Paese ha bisogno di pareggiare i conti e rimodellare l’economia per una lunga guerra con l’Ucraina e i suoi ricchi sostenitori occidentali”, scrive Kolyandr.

“La necessità di aumentare le tasse è stata chiara fin da quando il governo ha presentato il progetto di bilancio per il periodo 2024-26 nell’autunno dello scorso anno. Ciò è diventato esplicito dopo che Putin ha promesso maggiori spese, anche se, a quel punto, non era chiaro chi si sarebbe fatto carico dell’onere aggiuntivo”. Il conto della bugia è presto fatto. “A giugno, il ministero delle Finanze ha dichiarato di aspettarsi di raccogliere 17,7 trilioni di rubli (198 miliardi di dollari, ndr) tra il 2025, quando entrerà in vigore il nuovo regime fiscale e il 2030. Di questa somma, si prevede di raccogliere 2,6 trilioni di rubli (29 miliardi di dollari, ndr) nel 2025″.

Ma quale l’ossatura del riassetto? Dal 2025 scatterà un’imposta progressiva sul reddito, che rimarrà al 13% per gli stipendi annuali fino a 2,4 milioni di rubli (27.000 dollari, ndr). Ma tutti i guadagni superiori a tale soglia saranno tassati con aliquote sempre più elevate, che vanno dal 15% al ​​22%. Non è tutto.  Il governo russo offrirà uno sconto sulle tasse pagate dalle famiglie a basso reddito con due o più figli, riducendo l’aliquota effettiva dell’imposta sul reddito al 6%.

L’economista non ha però dubbi sulla natura della riforma. “Il Cremlino promuove l’aumento delle tasse per i ricchi come passo verso la giustizia sociale: ma la verità è che la riforma fiscale non è mirata solo ai lavoratori altamente retribuiti, ma anche a reindirizzare gli investimenti verso l’industria e il manifatturiero dai settori attualmente in forte espansione dell’edilizia, del commercio e dei servizi. In breve, sposta l’economia dal burro alle armi fatte in casa. La riforma fiscale è meno un atto di equità e più un mezzo per finanziare la guerra e promuovere la tecnologia interna. Il primo significativo rinnovamento fiscale in 20 anni è un altro passo verso una guerra eterna e verso l’autosufficienza economica”.

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