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Accadde una notte, così novant’anni fa l’Italia conobbe la comedy hollywoodiana

Il 5 agosto 1934 veniva presentato alla Mostra del cinema di Venezia il capolavoro “It Happened One Night” di Frank Capra. Protagonisti gli sconosciuti Clark Gable e Claudette Colbert. L’Italia fascista conosceva la sophisticated comedy hollywoodiana

La delicata panoramica diluita dentro una morbida carrellata tra le baracche e le roulotte di un “autocampo” (così il neologismo nel doppiaggio dell’epoca fascista), ossia un parcheggio attrezzato, chiamata a seguire la figlia di papà viziata, colpì sicuramente gli autori di cinema italiano del tempo sia per la sintassi che per quel realismo anni Trenta che germogliava in Europa tra letteratura (Carlo Bernari,Vladislav Vančura) e cinema (Jean Renoir, Julien Divivier).

L’italo-americano Frank Capra usava la macchina da presa studiando la forza espressiva del piano-sequenza, come in quegli anni ad Hollywood sperimentavano F.W. Murnau (“Sunrise”), Ernst Lubitsch e Howard Hawks.

Tutti ci ricordiamo di questa carrellata di ben trenta secondi a seguire la splendida Claudette Colbert, Ellie, intenta a lavarsi nelle docce popolari del campeggio di fortuna. Ella sta cercando di raggiungere New York con la corriera, è in fuga dal padre che non vede di buon occhio un bellimbusto del quale Ellie si è invaghita e intende sposare. Ma l’improvvisato viaggio-fuga della ragazza si complica.

Il giorno prima sulla corriera, davvero popolare per chi, come lei, è abituata a yacht e auto di lusso, non ha potuto evitare incontri di cui avrebbe fatto a meno, come quello con un appiccicoso “provolone” maritato. A salvarla, involontariamente, è un giovane giornalista per bene, Pietro Ward (Clark Gable si sarebbe imposto al pubblico come il galantuomo affascinate). Il quale, poi, appreso dai giornali della figlia del miliardario in fuga e del cospicuo compenso per chi ne avrebbe dato notizia, cerca di usarla per uno scoop (salvo poi cambiare idea).

Il bel giornalista cerca di proteggerla dai curiosi e approfittatori che vedendo la sua foto sui giornali guasterebbero la loro sincera amicizia e forse anche qualcosa di più che sta nascendo tra i due. Ella nega la sua identità e lui sta al gioco non rivelando il suo mestiere.

La scena più ricordata dal pubblico è il famoso autostop che Ellie fa con efficacia alzando la gonna, dopo i ripetuti e inutili tentativi di Pietro con il dito in tutte le posizioni e vari movimenti del braccio. Come anche quella delle “mura di Gerico”, ossia la coperta posta su una cordicella che l’uomo lega tra le pareti interne del bungalow, dove i due debbono ripararsi, dopo la panne della corriera, creando un tramezzo per garantire la riservatezza della ragazza.

Possiamo considerare “It Happened One Night” il primo road movie della storia del cinema. Ma è anche il primo viaggio di formazione del cinema americano. La ex ragazza viziata ora ha acquisito un’altra visione del mondo grazie a un uomo che, strigliandola quando è necessario, ha lasciato entrare sotto la sua scorsa di uomo adulto e inflessibile educatore la sentina dell’amore.

Ella, imparando come si può vivere senza le comodità borghesi, dormendo in fienili, camminando a piedi per chilometri nella brulla campagna, diventa pian piano una giovane donna. E capisce che Pietro è l’uomo di cui innamorarsi.

Dopo una serie di ribaltamenti da perfetta commedia (un malinteso pratico li allontanerà) l’happy-ending sarà inatteso e storico per quei tempi: la fuga della ragazza, vestita da sposa, davanti all’altare, prima del sì al bellimbusto. Non poteva sposarlo, quel torsolo, dopo aver vissuto un viaggio avventuroso, poetico, affascinante, pieno di difficoltà quotidiane, formativo, nella povera periferia americana con il brillante Pietro.

Con “It Happened One Night” l’emigrato siciliano Frank Capra (nato a Bisacquino nel 1897 e approdato negli Usa con i genitori all’età di 5 anni), che aveva combattuto nella prima guerra mondiale e che sarebbe tornato sul fronte europeo anche nel 1941 per servire il proprio Paese, raccontava con umorismo e delicatezza gli anni della crisi economica seguiti alla grande depressione del 1929. Aggiungeva un mattoncino importante all’interno della sophisticated comedy.

Bastano poche pennellate, leggeri tocchi, per far capire (e passar attraverso le maglie della censura americana che non amava mostrare i panni sporchi in pubblico) la dignitosa povertà di molti cittadini: delle donne in fila con abiti modesti di fronte all’unica doccia del campo; gli umili lavoratori e passeggeri che prendono la corriera per New York; lo stesso giornalista che arriverà a spendete tutti i suoi modesti averi durante il viaggio.

Il film ancora oggi mostra dei tempi narrativi stringati e una direzione degli attori molto attenta, considerato che i due non si sopportavano sul set e giravano controvoglia. Solo la pazienza e la dolcezza di Frank Capra, da saggio siciliano, riuscì a condurre i due attori dentro i personaggi che lui aveva in mente. Quando sia Colbert che Gable videro il film ne rimasero sorpresi: “è proprio bello!”.

La regia, curiosa di sperimentare movimenti di carrello, come anticipato, non poté liberarsi del tutto dalla tecnica del tempo, come quella del “trasparente” nelle scene dell’auto in strada, una patina che tradisce una ingessatura per l’occhio dello spettatore smaliziato di oggi, ma sopportabile.

Frank Capra (umile e caparbio, si pagò gli studi lavorando e laureandosi come ingegnere chimico) mostrava ai produttori e alla stampa che sapeva srotolare poeticamente storie di vita quotidiana: con persone modeste e umili, ma anche con gli inevitabili furbi, o con chi è attaccato ai denari (come l’avara donna che affitta i bungalow), in cui il pubblico si riconosceva.

Nel giro di pochi anni realizzerà altre indimenticabili storie popolari sempre contrappuntate da frizzanti battute: “Mr Deed Goes to Town” (1936), “Mr. Smith Goes to Washington” (1939) e poi il capolavoro dei capolavori “La vita è meravigliosa” (1946).

Clark Gable grazie ad “Accadde una notte” entrava nell’immaginario popolare e diveniva l’uomo-sogno di tante americane ed europee. Il suo fascino da conte d’oltre oceano si affermerà saldamente cinque anni dopo, con l’indimenticabile Rhett Butler respinto dalla indecisa Rossella O’ Hara (Vivien Leigh) in “Via col vento” (1939).

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