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Tutto il trambusto maltese sulle finanze vaticane

Un posto di tutto rilievo nell’inchiesta dell’Espresso sulla battaglia finanziaria in Vaticano ce l’ha la cosiddetta “lobby maltese”, ossia il circolo di fidatissimi consiglieri che circonda il prefetto della Segreteria per l’Economia, il cardinale australiano George Pell. “In questi giorni – si legge nell’inchiesta firmata da Emanuele Fittipaldi – Pell, Casey e Zahra hanno definito i nuovi statuti della Segreteria per l’Economia, che potrebbero prevedere uno svuotamento dell’Apsa e il ridimensionamento di altri organismi finanziariamente autonomi come la Segreteria di Stato e il Governatorato”.

I CINQUANTA MILIONI NEGATI DAL PRESIDENTE DELLO IOR

Stando a quanto si legge, uno dei motivi dell’insurrezione dei dodici cosiddetti “congiurati” sarebbe stato proprio il no della nuova governance dello Ior alla concessione del prestito da 50 milioni di euro per il salvataggio dell’Idi, l’ospedale dermatologico più grande d’Europa. Somma che era stata pretesa due anni fa dal governo italiano per la concessione del concordato preventivo ma che il presidente dell’Istituto per le opere di religione nominato lo scorso luglio, Jean-Baptiste de Franssu, negò in una mail spedita al cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura per gli affari economici: “Non sarebbero spesi secondo la prudenza del buon padre di famiglia”.

IL SALVATAGGIO DELL’OSPEDALE DERMATOLOGICO

Alla fine i dodici riescono ad aggirare l’ostacolo-Pell, riuscendo a salvare l’Idi, che rimarrà una proprietà della congregazione ma sarà gestito dalla nuova Fondazione “Luigi Maria Monti”. L’acquisto sarà formalizzato a marzo, presidente sarà il cardinale Versaldi con vice il commercialista Gianluca Piredda, chiamato a ripianare un buco di ottanta milioni di euro creatosi nei due anni di commissariamento.

IL RUOLO DEL FINANZIERE JOSEPH ZARA

A suggerire la mossa a de Franssu, scrive l’Espresso, sarebbero stati proprio Pell e il potentissimo Joseph Zara, il finanziere maltese membro del Consiglio per l’Economia che negli ultimi mesi ha visto crescere a dismisura la sua influenza oltretevere. Qualcuno ricordava, la scorsa estate, che Zara è così potente da essere riuscito a far passare il nome di de Franssu allo Ior nonostante quest’ultimo sia stato manager di una delle società create dallo stesso Zara, la Misco Directors Network. Già dalla scorsa estate, inoltre, pare che il Pontefice guardasse con perplessità ai giochi che avvenivano nell’antico torrione di Niccolò V.

LE RESISTENZE CURIALI

Ma c’è anche chi sospetta che sia in atto una campagna tesa a mettere i bastoni tra le ruote al lavoro di trasparenza inaugurato proprio da Pell. Un’operazione non solo mediatica, ma soprattutto interna ai Sacri palazzi. Era stato qualche settimana fa il cardinale sudafricano Wilfried Fox Napier ad accusare alcuni uffici della curia di aver remato contro il progetto di riforma ideato dal cardinale australiano. Sandro Magister scriveva sul suo blog che “non è sicuro se il cardinale George Pell sarà veramente lo zar delle finanze vaticane o se invece avranno la meglio i boiari della curia romana”. Il porporato australiano, intervistato dal Corriere della Sera, aveva osservato che l’opposizione “deriva da una piccola porzione della curia che ha fatto un tentativo di grossa resistenza. Ci sono alcuni della Segreteria di stato e forse del Governatorato che hanno dubbi sostanziali sulla riforma”.

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