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Armenia, tutte le tensioni tra Vaticano e Turchia

Come era prevedibile, le parole del Papa sul genocidio armeno pronunciate venerdì pomeriggio nel suo secondo discorso ufficiale nel Caucaso non sono passate inosservate ad Ankara.

LE PAROLE DEL VICEPREMIER DI ANKARA

A reagire, per ora, è stato il vicepremier Nurettin Canikli, a giudizio del quale Francesco ha confermato di possedere una “mentalità delle Crociate”. L’intervento del Pontefice, poi, è stato definito “molto spiacevole”. La questione è sempre la stessa: i turchi non accettano che si parli di genocidio in riferimento al massacro che un secolo fa sterminò la fiorente e antica comunità armena presente sulla Turchia ottomana. E nei confronti di chi adotta quel termine, le reazioni sono durissime: il minimo è il richiamo in patria dell’ambasciatore.

IL PRECEDENTE DI UN ANNO FA

Dopo quando accadde nell’aprile di un anno fa, con il Papa che parlò di genocidio, la Turchia ai suoi massimi livelli (Erdogan in testa, che confessò di “aver cambiato opinione sul Papa, sia come uomo sia come religioso”) si scagliò contro Francesco. “Lo avverto, non ripeto questo errore. Quando i leader politici o religiosi si mettono a fare gli storici, la conseguenza è che si determinano deliri come questo”, sottolineava il capo dello stato turco. Francesco, in realtà, si era limitato a citare un passaggio della Dichiarazione congiunta siglata nel 2001 tra Karekin II e Giovanni Paolo II in cui il “Grande Male” (Metz Yeghern) veniva definito “il primo genocidio del XX secolo”. Nonostante Bergoglio fosse a conoscenza dei rischi – e in Segreteria di stato avrebbero preferito toni più soft, considerate anche le esplicite richieste di Ankara sulla questione armena fatte pervenire in Vaticano nel novembre del 2014, prima che il Papa si recasse in Turchia (dove infatti non parlò dell’argomento) – decise di pronunciare la parola genocidio.

LA LENTA RICOMPOSIZIONE DELLA FRATTURA

In seguito, le diplomazie si misero al lavoro per ricomporre la frattura, cosa che avvenne nel febbraio scorso, quando in un comunicato della Santa Sede si spiegò che – “è stato notato e apprezzato il rinnovato impegno della Turchia a rendere i propri archivi disponibili agli storici e ai ricercatori delle parti interessate, con l’intenzione di arrivare congiuntamente ad una migliore comprensione degli eventi storici, del dolore e delle sofferenze sostenute, indipendentemente dalla propria identità religiosa o etnica, da tutte le parti coinvolte in guerre e conflitti, inclusi i tragici eventi del 1915. I dolorosi fatti della storia non dovrebbero essere dimenticati; essi invece richiedono un attento esame e riflessione in modo da poter condurre alla guarigione e purificazione della memoria così necessaria per la riconciliazione e il perdono per gli individui e i popoli”.

“NESSUNA OSTILITA’ VERSO LA TURCHIA”

Padre Lombardi ha prontamente reagito alle parole del vicepremier turco, dicendo che “il Papa non sta facendo Crociate, nessun testo e nessuna parola espressa da papa Francesco durante il suo viaggio in Armenia ha mostrato alcuna ostilità verso la Turchia”. In effetti, sabato sera a Yerevan, nel discorso del Pontefice all’Incontro ecumenico, è proprio a questo spirito di amicizia che Francesco ha dedicato parte del suo intervento: “Cari giovani, questo futuro vi appartiene, ma facendo tesoro della grande saggezza dei vostri anziani. Ambite a diventare costruttori di pace: non notai dello status quo, ma promotori attivi di una cultura dell’incontro e della riconciliazione. Dio benedica il vostro avvenire e conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh”.

“LA MEMORIA NON VA ANNACQUATA NE’ DIMENTICATA”

Sabato mattina, poi, vi era stata la visita al Memoriale del “Grande Male”. Al termine, Francesco aveva lasciato al Libro degli Ospiti le sue considerazioni in proposito: “Qui prego, col dolore nel cuore, perché mai più vi siano tragedie come questa, perché l’umanità non dimentichi e sappia vincere con il bene il male; Dio conceda all’amato popolo armeno e al mondo intero pace e consolazione. Dio custodisca la memoria del popolo armeno. La memoria non va annacquata né dimenticata; la memoria è fonte di pace e di futuro”.

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