(Quarta parte dell’analisi del ricercatore Luca Longo. La terza parte si può leggere qui, la seconda parte qui, la prima parte qui)
Infine, se smettessimo di importare energia nucleare dalla Francia, il costo dell’elettricità si impennerebbe e – almeno nel medio periodo – dovremmo mandare a pieno regime le centrali tradizionali alimentate con fonti fossili.
Due concetti emersi durante la presentazione fanno dubitare delle fonti cui attingono gli estensori del programma. I M5S portano come esempio di paese green proprio la Norvegia, ma questa è diventata ricchissima proprio grazie alla vendita di petrolio e gas. Inoltre, vogliono che Terna (l’azienda che gestisce la rete di distribuzione dell’energia elettrica) torni di proprietà pubblica. Ma ora il 30% di Terna è di proprietà dello Stato tramite Cassa Depositi e Prestiti mentre gli altri azionisti detengono ciascuno frazioni minimali (fra questi la People’s Bank of China detiene la fetta più grande: il 2,01%).
Infine, viene affrontato il tema del trasporto privato, antico cavallo di battaglia del loro capocomico. M5S vuole la riconversione del parco circolante in auto elettriche (o ad idrogeno) ma non parla dei costi: non solo quelli di riconversione di un intero sistema industriale ma anche quello delle singole auto. Mettiamo da parte l’idrogeno: occorre una intera infrastruttura che lo produca a spese di altre fonti e lo distribuisca su tutto il territorio.
Passando all’elettrico, attualmente una Tesla ha costi decisamente proibitivi per la maggioranza dei cittadini (soprattutto quelli che vivranno solo sul promesso reddito di cittadinanza). Inoltre, le auto elettriche, Tesla inclusa, sono prodotte consumando petrolio e utilizzando derivati del petrolio.
In conclusione, non solo tutti i cittadini italiani ma tutti gli esseri umani (forse con l’eccezione di un presidente americano) vorrebbero un mondo più pulito e più verde. Ma dal punto di vista pratico, il Programma Energia M5S è quantomeno un bel sogno.
L’autosufficienza energetica con il solo utilizzo delle fonti rinnovabili è un obiettivo ambizioso ma ancora tecnicamente non realizzabile. Per questo, in attesa che i centri di ricerca universitari e industriali facciano la loro parte (magari con l’appoggio concreto delle istituzioni. Grillini, se andate al governo datevi da fare soprattutto qui!) e sviluppino nuovi sistemi efficienti e diffusi per la cattura e l’impiego delle energie rinnovabili, dovremo cavarcela ancora per qualche anno con il pacchetto delle energie fossili – migrandole da carbone e petrolio verso il gas – e con l’aiuto dell’energia nucleare importata dall’estero.
(4.fine)