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Ecco come Germania e Francia finanziano Nord Stream 2 mentre Bruxelles borbotta

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Engie (Francia), Uniper e Wintershall (Germania), l’olandese Royal Dutch Shell e OMV (Austria) sborseranno ciascuna 950 milioni di euro per Nord Stream 2: il progetto di Gazprom per trasportare il gas dalla Russia in Germania si rimette così in marcia dopo la brusca frenata causata dall’opposizione di diversi membri Ue capitanati dalla Polonia. Lo zoccolo duro della resistenza è rappresentato dai cosiddetti “quattro di Visegrad” (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), ma anche Danimarca, Svezia e Finlandia hanno tentato di fermare il progetto, sia per motivi politici che economici. Al contrario, per la Germania e la Francia Nord Stream è particolarmente importante perché, quando la capacità del gasdotto arriverà a pieno regime – 110 miliardi di metri cubi l’anno – coprirà il consumo annuale di gas dei due paesi.

COSTI E TEMPI

Un precedente piano per finanziare Nord Stream 2 tramite una joint venture di Gazprom con le stesse Royal Dutch Shell, OMV, Engie, Uniper e Wintershall era stato bloccato proprio dalla Polonia. Secondo fonti del Financial Times, però, ora le cinque aziende europee sono sicure che gli ostacoli legali siano rimossi perché nella nuova operazione non è previsto finanziamento tramite equity. I cinque colossi dell’energia europei copriranno ciascuno il 10% del costo totale del progetto – 9,5 miliardi di euro – mentre Gazprom metterà il restante 50%. Nord Stream 2 attraverserà il Mar Baltico per arrivare a Greifswald, nel nord-est della Germania. L’avvio dei lavori è previsto per il 2018 e il gasdotto dovrebbe entrare in attività nel 2019. Gazprom, controllata dallo Stato russo, resterà l’unico azionista del gasdotto –  oltre che il maggior fornire di gas per l’Europa.

CHE COSA PERDE LA POLONIA

Polonia, paesi Baltici e altri membri dell’Ue sostengono che Nord Stream 2 contraddica gli obiettivi della politica energetica dell’Europa che mira a diversificare le fonti da cui viene acquistata l’energia, ridurre la dipendenza dalla Russia e continuare a prendere il gas dalle vie di trasporto presenti in Ucraina, un paese che dipende dai pagamenti che le fa Gazprom per attraversare il suo territorio. Anche la Polonia e altri paesi dell’Est europeo perderanno le tariffe di transito pagate dalla Russia, se le vie di trasporto attuali saranno dismesse. Il contratto tra Mosca e Kiew per il transito del gas scade a dicembre 2019 e non è stato per ora esteso.

L’UE STORCE IL NASO

Le autorità dell’Ue, preoccupate che Nord Stream 2 rafforzi il dominio russo sul mercato europeo del gas e dia un forte aiuto a Gazprom, che vuole ridurre la sua dipendenza dalle esportazioni di gas attraverso l’Ucraina, hanno cercato di sostenere le posizioni dei paesi membri contrari al progetto, ma senza riuscire a trovare solidi appigli legislativi. “Da un punto di vista politico, Nord Stream 2 non ci piace”, ha dichiarato una portavoce della Commissione europea, come riportato dal Wall Street Journal. “Ma dal punto di vista legale la Commissione non può opporsi perché le regole Ue non si applicano alla parte offshore del gasdotto”. Non a caso la Danimarca, che come Svezia e Finlandia sarà attraversata dal gasdotto, ha annunciato che proverà a introdurre una modifica legislativa per bloccare il progetto per motivi geopolitici.

LA SODDISFAZIONE DEI RUSSI

Dal punto di vista di Mosca, però, Nord Stream non ha niente a che vedere con la politica: è un progetto commerciale che garantisce all’Europa sicurezza energetica. “Questa è una pietra miliare per il progetto Nord Stream 2”, ha detto Alexei Miller, Ceo di Gazprom, commentando i finanziamenti dei cinque colossi dell’energia. “L’impegno finanziario delle cinque aziende europee dimostra il valore strategico del progetto per il mercato del gas europeo”, ha aggiunto la holding company di Nord Stream 2, che ha sede in Svizzera. “Darà un contributo alla competitività e alla sicurezza dei rifornimenti energetici in Europa”. Nel comunicato ufficiale si parla di “via di trasporto più efficiente per portare il gas russo ai consumatori europei”, “rifornimento sicuro e sostenibile, perché il gas naturale è amico dell’ambiente e dà sostegno al processo di abbandono del carbone” e “garanzia che sia soddisfatta la domanda dell’Europa mentre la produzione Ue di gas si dimezzerà in vent’anni”.

L’EUROPA DIPENDE DA GAZPROM. O GAZPROM DALL’EUROPA?

Ma gli osservatori dicono che la Russia vuole tirarsi fuori dall’Ucraina per evitare crisi e interruzioni della fornitura – tanto è vero, si legge sulla testata danese Politiken, che la Russia ha avviato anche il progetto Turkish Stream che porterà il gas attraverso il Mar Nero dalla Russia alla Turchia, anche qui senza passare per l’Ucraina. “Vladimir Putin ha detto che attualmente Gazprom fornisce all’Europa la cifra record di 600 milioni di metri cubi al giorno, ma non sarebbe dipendenza dell’Europa dalla Russia bensì dipendenza reciproca”, ha riportato Politiken.

Gazprom negli ultimi anni ha cercato di espandere le sue vendite verso la Cina, ma il mercato europeo resta il più importante: Mikhail Krutikhin, partner di RusEnergy, ha scritto in un’analisi per il think tank Carnegie Moscow Center che “Gazprom senza Europa non ha futuro”.



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