Skip to main content

Ecco cosa (non) è stato deciso al G7 di Taormina

Donald Tusk, Theresa May, Donald Trump, Angela Merkel, Shinzo Abe, Justin Trudeau, Emmanuel Macron, Jean Claude Junker, Paolo Gentiloni

Il G7 di Taormina si è concluso tra alcuni punti di contatto e distanze rimaste aperte fra gli Stati.

IL TERRORISMO

Venerdì, il primo giorno di incontri e discussioni, si è è aperto con un compromesso a metà. Sui due macrotemi affrontati, il terrorismo — complice l’attentato di Manchester a inizio settimana — ha messo d’accordo tutti i rappresentanti di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Canada, Italia, Giappone e Germania (che sono i sette Paesi più industrializzati che tengono le riunioni periodiche del G7). “Assicurarsi che i nostri cittadini siano protetti e al sicuro, e che il loro stile di vita sia preservato integralmente” scrive il documento finale condiviso. Il premier italiano Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa conclusiva, si è detto soddisfatto della linea comune presa in materia di sicurezza, ricordando che è stata raggiunta “un’intesa molto larga sulle grandi questioni geopolitiche sia sulle crisi specifiche, in Libia, Siria e Corea del Nord e un’intesa sui temi migratori”.

IL CLIMA

L’argomento è uno dei punti di maggiore distanza tra gli altri e Trump. Sabato, il presidente dal suo account personale ha twittato che prenderà la decisione finale sull’accordo di Parigi “la prossima settimana”. Parlando coi giornalisti venerdì, il suo consigliere economico Gary Cohn ha detto che Trump stava partecipando al vertice “per imparare” e che le sue opinioni “stanno evolvendo”, ma ha anche spiegato che se a Trump dovesse scegliere tra “Parigi 2015” e l’economia americana, “la crescita economica del nostro paese avrà la meglio”. La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha definito le discussioni sul clima difficoltose, “per non dire insoddisfacenti”; una situazione da “sei contro uno” hanno detto alla AFP alcuni dei delegati che hanno accompagnato i leader all’incontro.

SEGNI DI UN ISOLAMENTO

I giornali hanno dato molto spazio a questo aspetto, con le fonti interne che hanno raccontato gli sforzi e i tentativi dei vari altri leader, alla fine vani, per convincere gli Stati Uniti a confermare le proprie posizioni sull’accordo di Parigi, come fatto da tutti i membri del Group of Seven. L’isolamento americano passa per un paragrafo del comunicato conclusivo del vertice che dice: “Gli Stati Uniti stanno ripensando la loro posizione sul cambiamento climatico e al momento non possono dirsi d’accordo con gli altri Paesi su questo tema. Comprendendo questo passaggio, i leader di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito e il presidente del Consiglio europeo e della Commissione europea confermano il loro impegno a mettere i pratica rapidamente le misure contenuti negli accordi di Parigi”.

L’IMMIGRAZIONE

Il principale degli argomenti affrontati sabato è stato l’immigrazione. L’Italia ha spinto per inserirlo tra i punti centrali dell’agenda, chiedendo la partecipazione agli incontri di un gruppo di delegati provenienti da Stati africani coinvolti nella fase profonda del fenomeno (Tunisia, Kenya, Etiopia, Niger e Nigeria): “Bisogna lavorare molto per il medio termine in Africa e tra le cause c’è un cambiamento climatico, e in breve serve unire politiche di sicurezza e accoglienza”, ha detto Gentiloni. Nonostante una linea comune formale, però, anche in questo caso, Washington pare abbia preso una posizione diversa dagli altri sei del G7. L’amministrazione Trump, che in questi giorni s’è vista bloccata la possibilità di riattivare la legge anti-immigrati nota come Muslim-ban, ha una postura rigida sulla libera circolazione di persone. “La sfida dell’Africa ha trovato un interesse di tutti i leader, a partire dal presidente Trump”, ha comunque sottolineato il premier italiano. “Riconosciamo anche la necessità di aiutare i rifugiati vicino alla loro casa, finché è possibile, o renderli in grado di ritornarci e aiutarli a ricostruire le loro comunità”, è scritto nel paragrafo 24 del comunicato.

IL COMMERCIO

Altro punto affrontato nel secondo giorno di incontri, il commercio. “Abbiamo avuto discussioni molto dure sul commercio. Penso che abbiamo trovato una soluzione ragionevole. Ci impegniamo a un sistema basato sulle regole. E vogliamo far sì che il Wto abbia successo”, ha commentato Merkel. Anche su questo pesa la visione “America First” del presidente statunitense, tuttavia, stando alle note è stato “sgomberato il campo” da una idea per la quale “chi ha molto sottolineato la necessità di tutelare categorie e forze più colpite dalla globalizzazione sia necessariamente a favore di una radicale chiusura protezionistica”.

IL G7 PIÙ IMPEGNATIVO

Venerdì il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk aveva dichiarato: “Non c’è dubbio che questo sarà il vertice più impegnativo tra i G7 degli ultimi anni. E non è un segreto che i leader che si riuniscono qui hanno qualche volta posizioni molto diverse su temi come il clima ed il commercio”. Lo stesso documento conclusivo è molto più stringato di quelli delle precedenti edizioni del vertice: sei pagine, 39 paragrafi, per chiudere al massimo su divergenze e riportare i punti di compattezza. Gentiloni ha definito il G7 di Taormina una “discussione vera” come sempre, “ma forse in questo caso è stata più autentica che altre volte”: “Quando si discute in modo aperto tra alleati si sottolinea l’importanza della sede e del contesto”. Trump e Merkel non hanno preso parte alla conferenza stampa finale: ufficialmente il presidente americano è rientrato a Sigonella per un discorso alle truppe.



×

Iscriviti alla newsletter