Ho terminato di leggere “Il piano inclinato”, l’ultimo saggio-intervista di Romano Prodi (Il Mulino). Senza entrare nei contenuti – sempre interessanti, non sempre condivisibili – quel testo sembra un programma di governo, non solo per quanto riguarda i punti dell’agenda, ma persino nelle soluzioni tecniche proposte e descritte in modo assai dettagliato ed operativo. Quando una personalità di quella statura politica – per due volte presidente del Consiglio e al vertice della Commissione europea – mette la propria faccia su 155 pagine di proposte rivolte ad affrontare e a risolvere i problemi del Paese, non lo fa soltanto per carità di patria o per “dare una mano” ai giovani. Gatta ci cova?
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Emmanuel Macron continua a farci sognare. Il Movimento creato dal nulla del neo presidente della Repubblica solo pochi mesi or sono, è in procinto di conquistare una maggioranza dei due terzi nell’Assemblea legislativa. Nessuno faccia tinta di dimenticare – al di qua delle Alpi, che quella valanga di voti sono andati ad un leader che ha un programma tanto chiaro da risultare persino “sfacciato”, in quanto non si concede la benché minima diplomazia quando si tratta della globalizzazione, dell’Europa, dell’euro, della rivoluzione tecnologica e dell’accoglienza.
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Matteo Renzi sarebbe potuto essere il Macron italiano se non si fosse messo a rincorrere i populisti, nel tentativo (illusorio) di partecipare al banchetto del loro consenso malato (magari accontentandosi di competere con i cani nella spartizione delle ossa). È rimasto un apprendista/statista ripetente. Come ha scritto Lorenzo Bini Smaghi (in “La tentazione di andarsene”): “In Italia si parla spesso di Europa e delle istituzioni comunitarie come se non ne facessimo parte. Si parla dell’Europa in termini di “Lei” o di “Loro”, invece di “Noi”. Questo è un comportamento da follower, non da leader’’.
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Nessun candidato “grillino’’ arriva al ballottaggio nelle città più importanti dove si è votato per la elezione del sindaco. Ogni tanto arriva qualche buona notizia.
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“M5S, parte subito il processo, chi ha deciso si faccia da parte’’. Così titola il Corriere della Sera nel servizio sulle reazioni “grilline” al voto di domenica. Il guru si comporta come Theresa May che ha attribuito la sconfitta a due suoi collaboratori.
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Theresa May voleva somigliare a Margaret Thatcher, la Lady di ferro? No. La sua è la reincarnazione di un altro premier tory: Neville Chamberlain, il protagonista di Monaco 1938.