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Scioperi trasporti, tutte le promesse farlocche su regole più severe

delrio, appalti

La volta buona. Il vecchio slogan di Matteo Renzi, oggi, vale per Graziano Delrio. Dopo lo sciopero che ha bloccato l’Italia, con gravi disagi sulla mobilità da Milano a Roma, il ministro dei Trasporti ha detto basta: «Bisogna intervenire per evitare che una minoranza di lavoratori tenga in ostaggio una maggioranza di cittadini nelle loro esigenze quotidiane». In un’intervista rilasciata a Repubblica, Delrio ha invocato l’intervento del Parlamento per cambiare la legge e scongiurare proteste simili a quella dello scorso venerdì. Ed è qui che torna in voga lo slogan di Renzi: perché non è la prima volta che il ministro annuncia misure drastiche sugli stop alla mobilità.

Lo sciopero che ha paralizzato grandi e medie città è stato indetto da Cub, Sgb, Usi-Ait e Cobas lavoro privato, sigle minori del mondo sindacale che sono state comunque in grado di generare il caos dei trasporti. «Prendiamo atto dell’ennesimo sciopero che si svolge, guarda caso, di venerdì», ha detto Delrio. «Più in generale, va aperta una riflessione su come dare senso alla rappresentanza. Se una minoranza tiene in ostaggio anche i lavoratori di un’azienda, c’è qualcosa che non va».

Più che il governo, a intervenire, secondo Delrio, dovrebbe essere Montecitorio: «Alle Camere ci sono proposte di Sacconi, Damiano, Ichino: una buona base di partenza», ha sottolineato il ministro. «Avevamo iniziato un percorso, poi, in autunno, c’è stata un’interruzione. Credo spetti al Parlamento intervenire. E’ una materia così delicata che non può essere affrontata con un’iniziativa di governo».

Due ore d’attesa per trovare un taxi a Roma. Invasione di automobili a Venezia per la mancanza di treni e bus. Partenze bloccate negli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa con gravi conseguenze per Alitalia. Per Delrio, è troppo. «Se la prendono contro privatizzazioni che neanche si capisce bene che cosa siano e dove siano», ha aggiunto il ministro in riferimento agli scioperanti. «Danneggiando l’azienda, ma danneggiano soprattutto se stessi e i cittadini».

Da Matteo Renzi a Paolo Gentiloni. Da Delrio a Delrio. Dopo l’avvicendamento a Palazzo Chigi, il ministro è rimasto al suo posto. E, a proposito di scioperi, dice le stesse cose di due anni fa. Il 30 aprile del 2015, Delrio, a capo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti da appena un mese, si sfogò sulle colonne del Messaggero dopo uno stop della mobilità a Milano.

Quanto accaduto a Milano, con la città paralizzata per più di mezza giornata a causa dello sciopero improvviso dichiarato da una sola sigla sindacale, non è più tollerabile», disse. «È grave che una minoranza, peraltro poco numerosa, condizioni la vita di una città quando la stragrande maggioranza dei lavoratori ha opinioni diverse. Non possiamo accettare che a pagare siano sempre i più deboli». La protesta dei lavoratori, all’epoca, bloccò l’Italia alla vigilia di Expo e del Giubileo. «Non possiamo lasciare a piedi i milioni di visitatori che verranno nelle nostre città, né possiamo lasciare a terra chi, ogni mattina, prende il bus o la metro per recarsi al lavoro. Dobbiamo darci nuove regole».

Il 22 settembre del 2016 furono i dipendenti di Alitalia a scioperare. Sempre Delrio: «Nessuno vuole comprimere il diritto dei lavoratori, ma è assurdo che si metta in discussione il diritto alla mobilità. Sono entrambi diritti costituzionali che vanno contemperati».

Stessi toni decisi, stessi propositi di cambiamento dal 2015 al 2017. Sarà la volta buona?


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