La flat tax piace a molti. Con l’approssimarsi di quasi tutte le competizioni elettorali, la tassa forfettaria ad aliquota (legale) fissa salta puntualmente fuori. Accadde con Berlusconi nel 1994, con la Lega Nord nel 2013 e ora, a meno di un anno dal voto, si ritorna a parlare della flat tax. Rilanciata – in chiave non salviniana – da Nicola Rossi, economista e presidente dell’Istituto Bruno Leoni, che nei giorni scorsi ha elaborato una proposta di flat tax, in grado di racchiudere Ires, Iva e Irpef in un’aliquota del 25%, abolendo al contempo Imu e Irap. Della proposta quale si è parlato ieri pomeriggio al Senato in occasione di un incontro promosso dalle fondazioni Magna Carta e Della Libertà.
FLAT TAX, CHI LA FA?
Tra i primi a prendere la parola, proprio Rossi. La questione è, al netto del fatto che una flat tax potrebbe essere un’operazione di ingegneria sociale saggia, a chi ne spetta l’eventuale realizzazione? “Chiunque abbia a cuore veramente le sorti del Paese. Certo, non si può fare in una notte. Ma in realtà fonde temi cari al centrodestra come la flat tax pura e la lotta alla povertà, classico argomento del centrosinistra. Indubbiamente esiste un ostacolo ideologico verso la flat tax a sinistra, dove resiste il dogma dell’imposta progressiva sul reddito”, ha spiegato Rossi.
TUTTI GLI SPONSOR DELLA FLAT TAX
Tra i vari sponsor della flat tax, che trova spunto anche nell’opera di un altro economista, Emanuele Canegrati (qui un suo recente intervento su Formiche.net), anche Guido Crosetto (Fratelli d’Italia), Giancarlo Giorgetti (Lega) e Giovanni Toti (Forza Italia), tutti intervenuti all’iniziativa delle fondazioni di Gaetano Quagliariello e Altero Matteoli. E proprio il governatore della Liguria, intervenuto al telefono, ha affrontato la questione da un punti di vista originale, quello dell’aspettativa: “Il Paese, le imprese, la gente, vogliono aspettative, oggi non le anno. E una delle prime aspettative è quella fiscale, dove il fisco è visto più come un nemico che come un amico. E allora creare una tassa che possa dare più certezza su quanto bisogna pagare mi pare una scelta in linea con quanto ho detto”.
UNA SCELTA COMPLICATA
Qualche dubbio in più è stato sollevato da Raffaele Fitto, alla testa del movimento Direzione Italia. Qui la questione è la credibilità. “La flat tax può anche essere un’idea giusta, ma senza credibilità non può andare da nessuna parte. Bisogna capire che questa proposta va contro gran parte dei Paesi europei. Penso alla Germania”. In effetti Berlino ha spesso e volentieri attaccato l’Italia ogni qualvolta è stata vagheggiata un riassetto fiscale a mezzo flat tax. Forse alla fine, vale quello che ha detto Altero Matteoli, presidente della Fondazione della Libertà e senatore a capo della commissione Lavori Pubblici, in chiusura di convegno. “Noi ci proviamo, vogliamo arrivare a una coalizione per la flat tax. Ma senza annunci. Non ci fermeremo e non ci fermeranno. Questo è poco ma sicuro”.