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Gli Stati Uniti, l’India e le ultime novità sulla corsa al gas

india

È sempre più una vera corsa all’oro azzurro. Non si finisce di scrivere un articolo sugli scenari energetici dell’Oriente che coinvolgono il Giappone e il Dragone cinese, senza tralasciare il ruolo dell’India dopo gli incontri a San Pietroburgo tra Putin e Modi con le prospettive del Power of Siberia e delle sue ulteriori diramazioni, che subito arriva la contromossa di ‘The Donald’ per fare firmare all’India contratti a lungo termine per la fornitura di GNL.

Il Potus infatti, il 26 giugno scorso, mentre ospitava il primo ministro indiano Narendra Modi (nella foto) ha dichiarato che «non vediamo l’ora di esportare più energia americana in India, dove l’economia sta crescendo. Sono in corso di negoziazione, e li sottoscriveremo, contratti a lungo termine per l’acquisto da parte dell’India di gas naturale americano». Le importazioni di LNG dell’India hanno registrato una forte crescita perché si sta espandendo la domanda di energia pulita. Nei 12 mesi da fine marzo 2016 a fine marzo 2017, le importazioni di LNG sono aumentate del 15,5% l’anno, raggiungendo i 24,6 miliardi metri cubi. E nel biennio 2016-17 sono state le più alte negli ultimi quattro anni. Attualmente è il Qatar il principale fornitore di LNG dell’India, ma Nuova Delhi sta cercando di diversificare le linee di approvvigionamento.

Riepilogando le notizie che emergono dai network specializzati (quale il Gas natural world, ndr) vediamo che Gail India ha già un contratto a lungo termine per importare LNG dagli Stati Uniti: un accordo per acquistarne 3,5 milioni di tonnellate da Sabine Pass su base FOB per 20 anni. Ha anche un secondo accordo di 20 anni con Dominion Resources per 2,3 milioni di tonnellate all’anno. Su un totale di 5,8 milioni di tonnellate di tonnellate di gas LNG messi nero su bianco, Gail ha già venduto circa 0,5 milioni di tonnellate: dal prossimo anno la società ne otterrà poco più di 5 milioni di tonnellate. Le forniture dovrebbero iniziare nel 1Q del prossimo anno fiscale (che è 2Q del calendario 2018).

E qui ritorna il tema Power of Siberia e le prospettive e gli impatti che ci saranno anche per l’Europa. Sarà interessante vedere come la Russia, ‘spingendo’ gas verso Oriente, costruirà un’alternativa agli attuali accordi di mercato con l’Europa e come cambieranno i contratti a lungo periodo con il vecchio continente (dove Gazprom genera l’80% del fatturato). Perché con il Power of Siberia in funzione, vera e propria ‘botte di rifornimento’ euroasiatica che pompa miliardi di mc di oro azzurro verso Cina e Giappone e India lo scenario fatalmente cambia per tutti, con l’Orso Russo che non dipenderà più solo dalla vendita di gas all’Europa. Dove comunque continua la ‘sete’ dell’economia germanica, come la vicenda del North Stream II insegna.

Pare che in questo momento tutti stiano puntando sulle economie orientali: gli Stati Uniti con il loro LNG, che Washington recentemente – come già sottolineato nelle diverse puntate della nostra ‘saga dei gasdotti’ – ha cominciato a esportare in Cina.

Insomma la corsa all’accaparramento dell’oro azzurro, che si appresta a diventare il vero motore delle economie mondiali, continua a perdifiato. Chi ce l’ha lo vende e chi non ce l’ha l’acquista. Con un’unica eccezione di un Paese che ce l’ha ma non lo estrae e non è nemmeno tanto sicuro di volerlo acquistare: ogni riferimento all’Italia è puramente voluto…


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