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Ecco come corrono le tensioni fra Telecom Italia-Tim e Antitrust sulla fibra ottica

Flavio Cattaneo

Si apre un altro fronte per Telecom Italia-Tim. Non bastasse il botta e risposta con Open Fiber e ora Infratel e Invitalia, ora è l’Antitrust a scendere in campo contro il gruppo telefonico controllato dai francesi di Vivendi. L’Autorità per la concorrenza guidata da Giovanni Pitruzzella ha infatti aperto un procedimento (qui la nota integrale e qui il testo del procedimento) per verificare la sussistenza di un abuso di posizione dominante nella partita per la banda larga con l’obiettivo – è l’accusa forse più grave – di rallentare l’iter delle gare Infratel. Ma il gruppo di tlc risponde per le rime all’iniziativa del Garante. Ecco tutti i dettagli sulla diatriba.

LE ACCUSE DELL’ANTITRUST

Nel provvedimento contro il gruppo capitanato da Flavio Cattaneo (nella foto), il garante articola le motivazioni che l’hanno spinto a muovere contro la compagnia tlc. L’Authority vuole “accertare possibili violazioni all’articolo 102 Tfue (che disciplina gli abusi di posizione dominante, ndr). Secondo le informazioni acquisite dall’Autorità, Telecom avrebbe posto in essere una pluralità di condotte volte a perseguire due obiettivi lesivi della concorrenza”. In particolare “ostacolare lo svolgimento delle procedure di gara indette da Infratel per la copertura con reti Ftth delle aree bianche, in modo da preservare la posizione monopolistica storicamente detenuta in tali territori ed evitare l’ingresso di nuovi operatori concorrenti”. E poi “accaparrarsi preventivamente la clientela sul nuovo segmento dei servizi di telecomunicazioni al dettaglio a banda ultralarga, anche con politiche commerciali anticoncorrenziali (prezzi non replicabili, lock-in)”. In tal modo, precisa l’Antitrust, Telecom avrebbe conseguito un duplice scopo: sul mercato al dettaglio, rendere meno contendibile la propria base di clientela nel processo di migrazione alle offerte a banda ultralarga; sul mercato all’ingrosso, scoraggiare e rendere meno profittevole gli investimenti nelle nuove reti.

COSI’ TELECOM AVREBBE OSTACOLATO LE GARE INFRATEL

Che cosa avrebbe combinato Telecom in coincidenza con le gare per la fibra ottica? Lo chiarisce la stessa Autorità di Piazza Verdi – provocando soddisfazioni non esternate da parte di Enel e di Cdp – quando punta il dito contro una “strategia volta a rallentare lo svolgimento delle gare indette da Infratel per la copertura con reti a banda ultralarga delle aree a fallimento di mercato del territorio nazionale”, la quale, “si sarebbe articolata in un complesso di condotte che potrebbero unitariamente configurare un’ipotesi di abuso del diritto, ossia di esercizio distorto e anticoncorrenziale di una serie di diritti astrattamente riconosciuti in capo alla stessa Telecom”. Nei fatti, scrive l’Antitrust, “nel corso dell’espletamento delle gare indette da Infratel, Telecom avrebbe annunciato una modifica dei piani di investimento rispetto a quanto comunicato alla stessa Infratel nel corso della consultazione pubblica svolta per l’individuazione delle aree a fallimento di mercato”. In tal modo la società avrebbe tentato “di rimettere in discussione la classificazione delle aree in cui è stato suddiviso il territorio nazionale, dichiarando l’intenzione di investire comunque nelle aree bianche”.

UNA VALANGA DI RICORSI

C’è un altro modo in cui Tim avrebbe ostacolato l’iter dei bandi. La strategia per rallentare lo svolgimento delle gare “sarebbe stata condotta anche attraverso la proposizione di numerosi ricorsi e segnalazioni ad autorità giudiziarie e amministrative. Rallentando le procedure di selezione dei soggetti incaricati di realizzare le reti a banda ultralarga nelle aree bianche, Telecom potrebbe ostacolare lo sviluppo di forme di concorrenza infrastrutturale e l’entrata di nuovi concorrenti”.

UN DANNO ALLA CONCORRENZA

Sul fonte commerciale, per quanto concerne le offerte di servizi di telecomunicazioni a banda ultralarga, “l’Autorità valuterà se le condizioni tecniche ed economiche in esse contenute siano tali da vincolare il cliente al contratto di fornitura di Telecom per un lungo periodo (lock-in) e con prezzi non replicabili da parte degli operatori alternativi. Tale condotta potrebbe risultare idonea a restringere indebitamente lo spazio di contendibilità della clientela residuo per gli operatori concorrenti, limitando la concorrenza nel mercato per i servizi di telecomunicazioni al dettaglio a banda ultralarga, proprio in una fase in cui una competizione vigorosa sarebbe particolarmente auspicabile”.

LA RISPOSTA DI CATTANEO

Ma per il gruppo guidato da Flavio Cattaneo però le cose non stanno affatto in questi termini. Anzi, secondo il gruppo, che ha diffuso una stringata nota di risposta, l’azienda pubblica Infratel ha scritto i bandi ad hoc per favorire Open Fiber, la società pubblica che fa capo a Enel e Cdp: “Telecom evidenzia che l’avvio di istruttoria dell’Antitrust è dipesa dalla presentazione nelle scorse settimane ed in un arco di tempo estremamente ridotto di una serie di esposti da parte dei soggetti portatori di un interesse ad impedire la realizzazione del suo investimento. Telecom, come anche in passato ha dimostrato, è certa di avere agito nel rispetto delle norme e lo dimostrerà nelle sedi opportune e confida che, già in fase di istruttoria, emergerà la correttezza dell’operato della società”.



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